“E’ necessario alzare la voce e chiedere un cambiamento. La legge sull’omicidio stradale non può più essere trattata come un reato minore. È tempo di paragonare questi atti all’omicidio volontario, perché chi guida in modo irresponsabile, facendo uso di sostanze stupefacenti e alcooliche e poi fugge mostra una consapevole mancanza di rispetto per la vita umana”. Queste le parole di Salvatore, zio di Sara Romano, la giovane travolta e uccisa da un investore che è stato condannato alla pena di soli 4 anni di reclusione. I familiari sono arrabbiati e delusi per la sentenza, non riescono a darsi pace non solo per la morte della giovane ma anche per la pena leggera inflitta dal giudice al colpevole: “Si tratta di un atto terribile, che ha distrutto la sua vita e gettato la sua famiglia nel dolore più profondo. Come se non bastasse, la tragedia è stata aggravata dalla sentenza: solo 4 anni di carcere per chi ha causato tutto questo. Una pena che sembra quasi sminuire il valore della vita di Sara, lasciando i suoi familiari con un senso di ingiustizia e abbandono.
Ogni anno, troppe vite vengono spezzate da chi non si assume la responsabilità delle proprie azioni sulla strada. È necessario un segnale forte: pene più severe e una giustizia che davvero tuteli le vittime e dia un senso alla loro memoria. Non possiamo restare indifferenti. Sara non è solo una vittima, ma un simbolo di quanto sia urgente intervenire. Cambiare la legge non restituirà la sua vita, ma potrà impedire che altre famiglie soffrano la stessa perdita e lo stesso senso di ingiustizia. Uniti possiamo fare la differenza: per Sara, per i suoi cari, per Rita Granata investita lo stesso giorno e per tutte le vittime di omicidio stradale. La sua morte non deve essere vana”.
Marco Coppola, il 29enne del lotto G di Scampia, è ritenuto responsabile dell’investimento mortale di Sara Romano, la 21enne morta dopo una serata in discoteca nel rione Cavalleggeri.
L’incidente che è costato la vita a Sara è avvenuto in via Cattolica, dopo che la giovane, in compagnia di due amiche, durante il tragitto di ritorno all’uscita dalla discoteca, aveva chiesto di guidare l’auto al posto
In sede di udienza di convalida del fermo, Coppola ammetteva gli addebiti, riferendo sinteticamente: “che aveva noleggiato il Suv al prezzo di 400 euro per le giornate di sabato e domenica, per fare dei giri con la sua famiglia, anche perché aveva litigato con la compagna e voleva fare una passeggiata con lei per fare pace: che non aveva mai guidato un Suv; che aveva preso la patente da due anni, ma da allora non aveva mai avuto una sua macchina di proprietà, ma aveva solo guidato macchine occasionalmente; che la sera del 4.05.24, dopo essere andato a cena con la famiglia ed aver nuovamente litigato con la moglie, e chiamato da un amico, usciva nuovamente per poi rincasare, unitamente al cugino che era con lui in macchina. quando percorreva la via Cattolica in Napoli con direzione di marcia verso via Cavalleggeri D ‘Aosta a forte velocità, circa 100 km orari, e poi, senza neanche capire, come investiva questa ragazza. Specificava che si era reso conto di quanto era avvenuto, ma che era scappato per paura delle conseguenze. Riferiva ancora che il cugino, se anche con lui al momento del fatto, nulla gli aveva detto in quel momento, che la strada era illuminata, ma che non aveva fatto uso né di sostanze stupefacenti, né di sostanze alcoliche. Che era dispiaciuto pe l’accaduto”.
