Una delle tradizioni più antiche della festa, che unisce la radice agricola giuglianese con la fede e la religione. Stiamo parlando dell’utilizzo dei buoi durante la processione del simulacro della Madonna della Pace. Molti si chiedono quale sia l’origine. La spiegazione è nella storia della Zingarella. Il culto della Madonna della Pace da parte dei Giuglianesi deriva, infatti, dalla leggenda popolare: il ritrovamento di una statuina raffigurante la Vergine, che secondo alcuni venne trasportata da Bisanzio in Campania, nei pressi di Cuma. La statuina venne trovata da due contadini che avevano dei buoi; quest’ultimi appena videro la statuina si inginocchiarono. Da quel momento il rito viene ripetuto ogni anno durante la festa. I buoi che al mattino al Corso Campano sono legati al carro per trainarlo lungo tutta la città, quasi al termine della processione, vengono poi staccati dal carro prima che arrivi in piazza Annunziata. I quattro buoi, una volta slegati dal carro, sono posizionati di fronte Maria Santissima della Pace, e abbassando la testa riproducono quello che è il cosiddetto “inchino”.
Un saluto, un ringraziamento che i quattro animali fanno alla Compatrona della città. A rinnovare questa tradizione, da oltre 70 anni, sono tre storiche famiglie giuglianesi che da anni danno in donazione i buoi per la processione: i fratelli Guarino dei ‘Parrucchianiell’, i Guarino detti ‘Carrafone’ e la famiglia Fontanella. Quest’ultima, da oltre 70 anni, porta avanti la tradizione dei buoi senza sosta Il capostipite Ciro Fontanella, deceduto nel 2020, è stato colui che ha evitato che oltre 70 anni fa i buoi venissero sostuiti dal trattore nel traino del carro trionfale. Erano anni in cui c’era carenza di animali ma i Fontanella, storici commercianti di bestiame e vecchi macellai, misero a disposizione due coppie di buoi per trainare il carro, impenendo di fatto l’utilizzo del tra tore. La passione per i buoi si è tramandata di padre in figlio nella famiglia Fontanella e oggi sono i fratelli Peppe e Vincenzo, insieme allo zio Natale, a portare avanti la tradizione. La famiglia Fontanella ha un amore viscerale per i cavalli arabi ed i buoi. Sono proprietari di tre coppie di buoi di razza chianina e marchigiana: “Sono curati e allevati con cura e amore tutto l’anno, si tratta di animali bravi e docili. Non bisogna avere paura”, afferma Giuseppe Fontanella. Un tempo, i buoi, avevano adorni di velluto, nastri d’argento e fiori di carta, guidati a mano da giovani con il caratteristico abito dei nostri antichi villici. Ad oggi, i buoi sono adornati con insegne meno “impegnative”, e i chi guida le coppie non ha più gli antichi vestiti. Le famiglie Guarino, invece, ci raccontano di come è nata la tradizione dell’allestimento dei buoi.
“Il vestiario è stato sempre realizzato in abbinamento sia al carro che alla Madonna. Tutto avviene nella massima sicurezza e nel rispetto anche degli animali”, affermano dalla famiglia Guarino. Certo, come non dimenticare la terribile tragedia avvenuta il 5 giugno del 1988 quando la piccola Maria De Rosa, 8 anni, fu travolta e calpestata dalla folla in fuga a causa dei buoi impazziti. “Un incidente che per fortuna non si è mai più ripetuto, anche perché nel corso degli anni sono aumentati i dispositivi di sicurezza e di controllo. I buoi vengono coperti con mandrappe e copricorni. Inoltre nel naso degli animali viene messo un murgillo, ovvero un anello di ferro che funge da fermaglio in caso di evenienza”, dichiarano i Guarino. Durante tutta la processione è sempre presente un medico veterinario per assistere in qualsiasi momento la coppia di buoi, che viene gestita e sostituita in caso di necessità da un’altra coppia che nel frattempo viene fatta riposare. Il tutto per tutelare il benessere e lo stress dell’animale. Inoltre c’è da precisare che oramai oggi i buoi ‘accompagnano’ il carro, ovvero non lo trainano per gran parte della processione. Infatti spesso gli animali vengono staccati e sono i fedeli a spingere il carro