L’annuncio terribile, quello che nessuno si aspettava nel Lunedì dell’Angelo – che Papa Francesco ha terminato la sua vita terrena stamattina presto – è arrivato via Telegram – segno dei tempi – poco prima delle 10. Un testo nel quale il cardinale americano Kevin Farrell, il camerlengo, annunciava al mondo «con dolore: “Carissimi fratelli e sorelle alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino».
Le cause della morte
L’esposizione all’aria (e la stanchezza accumulata) durante questi ultimi giorni sono sicuramente stati fatali.Francesco non si è risparmiato e fino all’ultimo ha voluto incontrare la gente, salutare la folla, fare un giro sulla papamobile. La sua voce ieri dalla Loggia delle Benedizioni era affannosa e si è limitato ad una benedizione ‘frugale’. Poi però è sceso tra la gente. La crisi fatale si è presentata stanotte e alla fine il cuore non ha retto. I medici del Gemelli quando hanno lo avevano dimesso, il mese scorso dopo 38 giorni di ospedale, erano stati chiari nel chiedergli di restare isolato, evitare il contatto con la gente, di non sforzarsi. Ma chi lo conosceva bene era sicuro che Francesco non potesse restare isolato, sotto una campana di vetro, a lungo, gli sarebbe mancata la linfa e così piano piano, in queste settimane ha ripreso in mano un po’ le attività.
L’ultimo messaggio
Restano ancora impresse le parole dell’ultimo messaggio pasquale che aveva preparato Bergoglio e che ieri è stato letto dal maestro delle cerimonie liturgiche sulla Loggia delle Benedizioni. Monsignor Ravelli gli ha prestato la voce per dire al mondo che la corsa al riarmo è una via senza ritorno, che non si possono ignorare le voci dei migranti, che la vita va difesa sin dall’inizio evitando aborti, fino alla fine, impedendo le leggi eutantasiche. Ha poi alzato la voce contro l’antisemitismo che dilaga nel mondo e per chiedere il rilascio degli ostaggi israeliani. Al tempo stesso ha implorato di ripristinare una vita dignitosa per le famiglie che vivono a Gaza.
Era apparso sempre più gonfio il volto di papa Francesco. Segno del cortisone che il Pontefice stava prendendo nelle ultime settimane e del male che, giorno dopo giorno, lo stava consumando. La voce rotta e la tosse il 12 febbraio scorso durante l’udienza generale: “E adesso mi permetto di chiedere al sacerdote, al lettore, che continui a leggere perché io con la mia bronchite non posso ancora”. Stessa scena di tre giorni prima – durante il Giubileo delle Forze armate, di Polizia e di sicurezza – quando, durante l’omelia, il Papa si è interrotto. Il tempo – e la forza – di pronunciare parole contro la guerra. Poi la pausa. E le stesse parole: “Adesso mi scuso, chiedo ad un collaboratore ‘di continuare nella lettura per difficoltà di respiro’. Perché la bronchite ha appesantito, e non poco, Francesco. E non sono bastate le cure della famiglia pontificia e le decisioni prese per tutelarlo, come il trasferire le udienze in Casa santa Marta, al riparo dal freddo.
Era apparso sempre più gonfio il volto di papa Francesco. Segno del cortisone che il Pontefice stava prendendo nelle ultime settimane e del male che, giorno dopo giorno, lo stava consumando. La voce rotta e la tosse il 12 febbraio scorso durante l’udienza generale: “E adesso mi permetto di chiedere al sacerdote, al lettore, che continui a leggere perché io con la mia bronchite non posso ancora”. Stessa scena di tre giorni prima – durante il Giubileo delle Forze armate, di Polizia e di sicurezza – quando, durante l’omelia, il Papa si è interrotto. Il tempo – e la forza – di pronunciare parole contro la guerra. Poi la pausa. E le stesse parole: “Adesso mi scuso, chiedo ad un collaboratore ‘di continuare nella lettura per difficoltà di respiro’. Perché la bronchite ha appesantito, e non poco, Francesco. E non sono bastate le cure della famiglia pontificia e le decisioni prese per tutelarlo, come il trasferire le udienze in Casa santa Marta, al riparo dal freddo.
Negli ultimi mesi, del resto, la salute del Papa è peggiorata. A gennaio, infatti, era caduto mentre si trovava tra le mura domestiche. Nessun infortunio, ma un braccio immobilizzato in via cautelativa. Il mese prima, invece, era apparso durante il concistoro con un vistoso livido sotto il mento. Matteo Bruni, direttore della Sala stampa vaticana, era poi intervenuto affermando che il Santo Padre aveva sbattuto il volto contro il comodino. La preoccupazione, poi la battuta di Francesco per stemperare i pensieri dei fedeli: “Un vescovo voleva diventare cardinale. Non l’ho nominato e mi ha dato un pugno”. L’ironia però non era bastata a nascondere i problemi di salute che, nell’ultimo periodo, hanno colpito il Papa. Già al tempo della sua elezione, del resto, molti suoi detrattori avevano sparso la fake di un Bergoglio senza polmone. In realtà – aveva già raccontato Francesco – gliene era stata tolta solo una parte a causa della presenza di tre cisti. “Non ho mai provato affaticamento o mancanza di respiro (dispnea). Come mi hanno spiegato i medici, il polmone destro si è espanso e ha coperto tutto l’emitorace omolaterale”, dirà.
Ma nell’ultimo anno, il Papa ha dovuto sottoporsi anche a una operazione che lo ha debilitato non poco. La quinta della sua vita, la seconda da quanto è Pontefice. Nel 2021 quella per una stenosi diverticolare sintomatica del colon, seguita da un commovente Angelus pronunciato dal decimo piano del Policlinico Gemelli. E poi nel 2023, per una laparotomia e plastica della parete addominale con protesi. Un intervento durato tre ore, fatto per provare ad alleviare il dolore del Papa. Prima di finire sotto i ferri, Francesco si era fermato davanti alle reliquie di santa Teresina, chiedendo a lei, “patrona delle missioni, la grazia di amare Gesù come lei Lo ha amato, di offrirgli le nostre prove e i nostri dolori, come lei l’ha fatto, perché sia conosciuto e amato da tutti”.