venerdì, Agosto 15, 2025
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Le mani dei Contini sul San Giovanni Bosco, condanna soft per il reggente Botta

Per gli inquirenti l’Alleanza di Secondigliano e in particolare i Contini avevano il pieno controllo dell’ospedale San Giovanni Bosco. E così la Dda nel giugno scorso notificò 11 arresti tra gli affiliati del clan – otto in carcere e tre ai domiciliari – dispondendo il sequestro di quote di due società.

Le indagini, iniziate nel dicembre 2021,misero a fuoco un castello accusatorio inquietante. Gli uomini più fidati del clan determinavano le scelte strategiche per la gestione di alcuni servizi dell’ospedale. Non solo erano riusciti ad accaparrarsi la gestione del parcheggio e della mensa, ma controllavano anche lo spaccio di droga all’interno dell’ospedale.

La condanna al ras Botta

Nel primo round del processo a loro carico le accuse non hanno retto appieno. È il caso in special modo di Carmine Botta indicato come il reggente del gruppo che, a fronte di una iniziale richiesta di 15 anni ha incassato solo 5 anni e quattro mesi: i suoi legali, gli avvocati Domenico Dello Iacono e Giuseppe Perfetto, sono riusciti ad ottenere la continuazione con una vecchia sentenza con assoluzione dall’ ipotesi di intestazione fittizia di beni. Tra le altre condanne Ciro Aieta ha rimediato 7 anni e quattro mesi, 7 anni e otto mesi Giuseppe Buccelli, 8 anni Gaetano Esposito, 8 anni Luigi Perrotta e 6 anni e otto mesi Domenico Scutto e Gennaro Manetta.

“Organizzavano summit criminali”, la strategia del clan Contini

La potente organizzazione – sottolineava il gip di Napoli Federica Coluccisi è di fatto impossessata di interi settori commerciali e imprenditoriali, nonché di alcune strutture pubbliche assolutamente nevralgiche come alcuni degli ospedali più importanti di Napoli, utilizzati non solo per organizzare summit criminali o per ricevere le vittime di rapporti usurai o estorsivi, ma anche come ulteriore strumento di gestione del proprio potere mafioso”.

Nell’ordinanza veniva anche evidenziato che la famiglia Contini, nel corso degli anni, era diventata una vera è propria impresa criminale investendo capitali impossessandosi di attività economiche a Napoli e in provincia, anche all’esterno della Campania.