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venerdì, Aprile 19, 2024
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Luana morta sul lavoro, la perizia: “Sistema di sicurezza manomesso per aumentare la produttività”

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Meno sicurezza per aumentare la produttività. L’ipotesi accusatoria emersa fin dalle prime ore delle indagini sulla tragica morte di Luana D’Orazio, operaia 22 enne, madre di un bambino, morta stritolata da un macchinario nel distretto tessile di Prato, sembra trovare una pesante conferma investigativa.
Arrivano le prime indiscrezioni sulla perizia disposta dalla Procura di Prato sul macchinario che ha inghiottito e ucciso Luana D’Orazio, l’operaia ventenne .

Manomessa la saracinesca di sicurezza dell’orditoio

I magistrati stanno aspettando ancora le conclusioni degli esami tecnici e solo queste potranno dare un quadro appropriato su che cosa è successo quel giorno nella piccola fabbrica di Montemurlo. Ma dai primi riscontri sembra essere confermata l’ipotesi che, sull’orditoio dove lavorava Luana, la saracinesca di sicurezza era alzata perché qualcuno avrebbe manomesso il sistema elettrico impedendo che la grata si abbassasse quando iniziava il ciclo produttivo in automatico.

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Luana non doveva lavorare da sola ma affiancata da un tutor

Il motivo della presunta manipolazione è ancora tutto da stabilire anche se potrebbe avere collegamenti con la produttività. Si cerca anche di stabilire se i titolari dell’orditura, iscritti tra gli indagati, sapessero le presunte criticità sulla sicurezza in azienda.
Luana, che era un’apprendista, lavorava spesso da sola e senza tutor davanti al macchinario. “Scusa amore, ho finito solo adesso. Anche oggi ho dovuto correre come una dannata. Mi hanno lasciata da sola con un sacco di lavoro“, aveva denunciato Luana in un messaggio vocale spedito al suo fidanzato. Un’accusa grave, perché l’operaia aveva un contratto da apprendista e avrebbe dovuto essere sempre seguita dal suo tutor. E soprattutto non doveva mai essere lasciata lavorare da sola davanti a quel macchinario che poi l’ha inghiottita uccidendola.

Interrogata la titolare dell’azienda

Proprio ieri in procura a Prato era stata a lungo interrogata la titolare dell’azienda in cui è avvenuta la tragedia. Luana Coppini (per un tragica fatalità l’azienda si chiama  proprio “Orditura Luana“). Fin dalle prime ore successive al dramma aveva detto di volersi occupare del bimbo della sua dipendente rimasto orfano, ieri ha risposto alle domande degli inquirenti. Il marito ha scelto invece di non parlare.

La povera Luana si sarebbe potuta salvare

Come noto la tesi accusatoria si concentra proprio sulla saracinesca di protezione, un meccanismo che bloccando la produzione è garanzia di tutela per i lavoratori addetti all’orditoio, macchinario da un milione di euro dove i fili girano su due grossi rulli per comporre i tessuti.
Resta inoltre da definire quale fosse la reale mansione di Luana D’Orazio assunta da poco e forse non titolata a lavorare da sola al macchinario ma solo in supporto ad operai più esperti. E quali dotazioni infortunistiche indossava la giovane, che non indossava il camice da lavoro ma sarebbe stata trascinata per la tuta.

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