Si è chiuso il cerchio sulla tragica morte di Gennaro Ramondino, ventenne considerato uomo di fiducia di un baby boss emergente della camorra partenopea, avvenuto nel quartiere di Pianura lo scorso primo settembre. Altri due arresti sono stati effettuati dalla polizia, accusati di distruzione di cadavere aggravato dal metodo mafioso. Si tratta di Nunzio Rizzo e Paolo Equabile, 30 e 28 anni, entrambi del Rione Traiano.
Il giovane fu ucciso a colpi di pistola mentre si trovava all’interno di un sottoscala adibito a piazza di spaccio.
Per la sua morte, nei mesi scorsi, personale della Squadra Mobile di Napoli aveva già tratto in arresto sia il presunto autore materiale dell’omicidio, sia un altro soggetto indiziato di favoreggiamento personale e distruzione di cadavere aggravati dal metodo mafioso.
I due pregiudicati arrestati – secondo gli inquirenti – erano presenti al momento e nel luogo dell’omicidio e si sarebbero adoperati, nelle fasi immediatamente successive all’evento, per la rimozione del cadavere e per il suo il trasporto con un’autovettura, in una zona isolata di campagna dove avrebbero provveduto alla sua distruzione tramite incendio, in modo che la vittima non potesse essere identificata.
Il profilo degli arrestati
Alcune settimane fa era già stato sottoposto a fermo del pm un altro indagato maggiorenne, accusato di favoreggiamento, occultamento e distruzione del cadavere di Ramondino e delle autovetture utilizzate per la commissione dei delitti. Nel corso delle indagini è stata rinvenuta anche l’arma utilizzata per compiere l’omicidio, sotterrata in una zona di campagna del quartiere Pianura. Tra gli arrestati di oggi figura anche Paolo Equabile, figlio di Domenico e soprattutto fratello di Arturo Equabile e legato alla tragica morte di Davide Bifolco che risale al 5 settembre del 2014. In quella tragica notte di fine estate, i militari stavano cercando proprio Equabile quando intercettarono uno scooter con in sella tre persone. Partì un folle inseguimento, poi Davide Bifolco morì per un colpo di rimbalzo partito accidentalmente dalla pistola di un carabiniere.
Omicidio Ramondino a Pianura, il minore arrestato:”Influenzato dai maggiorenni del clan”
Ha ammesso di aver sparato a Gennaro Ramondino spiegando però di essere stato indotto dai maggiorenni del clan. È questo il ‘cuore’ dell’interrogatorio del 16enne r relativamente all’omicidio di Gennaro Ramondino avvenuto nella notte del 31 agosto scorso il cui cadavere è stato rinvenuto carbonizzato tra le sterpaglie in una zona di campagna del quartiere di Pianura. Le indagini della squadra mobile di Napoli, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Procura per i Minorenni di Napoli, hanno consentito di individuare il luogo in cui l’omicidio sarebbe avvenuto – un sottoscala sito in Via Comunale Napoli nel quartiere di Pianura, generalmente utilizzato dai gruppi criminali della zona come “piazza di spaccio” – e le modalità nelle quali lo stesso si sarebbe consumato.
In particolare, il minore destinatario del provvedimento cautelare, attualmente già detenuto per altra causa, nella serata dello scorso 31 agosto, avrebbe esploso all’indirizzo della vittima alcuni colpi d’arma da fuoco a bruciapelo, uccidendolo sul colpo. Lo stesso, con l’ausilio di alcuni complici, si sarebbe poi adoperato per trasportare il cadavere in aperta campagna – dove poi è stato ritrovato carbonizzato – e per eliminare ogni traccia del delitto nei locali del sottoscala in cui era avvenuto l’omicidio.
Nelle settimane scorse inoltre è stato sottoposto a fermo del P.M. un altro indagato maggiorenne, ritenuto gravemente indiziato dei reati di favoreggiamento, occultamento e distruzione del cadavere di Ramondino e delle autovetture utilizzate per la commissione dei delitti.
Nel corso delle indagini è stata rinvenuta anche l’arma utilizzata per compiere l’omicidio, sotterrata in una zona di campagna del quartiere Pianura.