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mercoledì, Aprile 24, 2024
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Marco Di Lauro assolto dall’accusa di omicidio, era accusato di aver ucciso la vittima innocente Attilio Romanò

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 Marco Di Lauro, è stato assolto dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Attilio Romano’ , vittima innocente di camorra, scambiato per il nipote del boss Rosario Pariante e ucciso nel suo negozio a Napoli il 24 gennaio 2005. La sentenza è stata emessa oggi dalla quarta sezione della Corte di Assise di Appello (presidente Vescia).

Si conclude così l’iter giudiziario nei confronti del quarto figlio del capoclan Paolo Di Lauro, che è stato difeso dagli avvocati penalisti Gennaro Pecoraro e Andrea Imperato.

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Marco Di Lauro venne condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, per la morte di Romanò. La Cassazione, a cui fecero ricorso i suoi legali, si pronunciò contro la sentenza di secondo grado e rinviò il giudizio davanti a un’altra sezione della Corte di Appello partenopea la quale, però, confermò nuovamente la condanna all’ergastolo. Contro questa decisione fecero istanza di appello, nuovamente, i legali di Di Lauro, e la Suprema Corte si pronunciò nuovamente con rinvio: oggi, al termine di un processo secondo grado, il terzo, iniziato nel primi mesi del 2021, Marco Di lauro è stato definitivamente assolto.

«Non ricordo se c’era Marco Di Lauro», i vuoti di memoria del pentito in aula

«Non ricordo fosse presente Marco Di Lauro» al summit tra i vertici del clan Di Lauro organizzato dopo l’arresto di Cosimo Di Lauro, riunione cruciale durante la quale si decise che la strategia del terrore avviata da Cosimo doveva proseguire. Per ben cinque volte il collaboratore di giustizia Antonio Capasso, rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale di Napoli Maria Di Addeo ha detto di non avere memoria della presenza del quarto figlio di Paolo Di Lauro a quell’incontro. Capasso, insieme con un altro «pentito», Antonio Prestieri, è stato ascoltato nel Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli nell’ambito del processo di secondo grado sull’omicidio di Attilio Romanò, vittima innocente di camorra, scambiato per il nipote del boss Rosario Pariante ed ucciso nel suo negozio il 24 gennaio 2005.

Un omicidio per il quale Marco Di Lauro, soprannominato dagli inquirenti «F4», è stato condannato in primo grado a un ergastolo poi revocato dalla Corte di Cassazione che per ben due volte ha annullato la sentenza d’appello basandosi proprio sulle incongruenze emerse nelle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia. Oggi un’altra assoluzione.

Capasso, rispondendo alle domande del magistrato, ha anche confermato che, in quel periodo, la reggenza del clan era nelle mani di Marco ma che lui non era il solo, tra i vertici, a prendere le decisioni: c’era, per esempio, pure Giuseppe Pica (deceduto) ritenuto uomo molto vicino ad F4, tra coloro che tenevamo il timone dell’organizzazione criminale fondata da Paolo di Lauro, detto «Ciruzzo ò milionario» in quel periodo in guerra con gli Scissionisti per il controllo delle piazze di spaccio di Scampia e Secondigliano.

 

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