Stefano Argentino, 22 anni, detenuto nel carcere di Messina con l’accusa di aver ucciso la studentessa Sara Campanella il 31 marzo scorso, è stato trovato morto nel pomeriggio di oggi, 6 agosto. Il giovane si sarebbe suicidato, ponendo così fine a una vicenda già segnata da sofferenze e segnali d’allarme.
Argentino era stato arrestato poche ore dopo il delitto e aveva confessato il crimine. Già nei primi giorni di detenzione, aveva manifestato intenzioni suicide, tanto da essere preso in carico da medici e psicologi del carcere. Dopo mesi di osservazione, i professionisti avevano ritenuto che potesse fare ritorno al regime di vita carceraria ordinario.
Secondo quanto ricostruito, intorno alle 17 di oggi Argentino si sarebbe allontanato dagli altri detenuti. Poco dopo, alcuni agenti della polizia penitenziaria lo hanno trovato privo di vita. La Procura di Messina, guidata dal procuratore Antonio D’Amato, ha aperto un’indagine per chiarire le circostanze esatte della morte.
In passato, la madre del giovane, Daniela Santoro, aveva raccontato di averlo aiutato a fuggire, temendo che potesse togliersi la vita. In una telefonata avvenuta poco prima dell’arresto, Stefano le aveva confidato di sentirsi “disperato” e “incapace di provare sentimenti”, ma non le aveva confessato l’omicidio.
La vicenda riaccende l’attenzione sul tema della salute mentale nelle carceri italiane e sulla gestione dei detenuti fragili, in particolare nei casi più delicati e mediaticamente esposti.