La delegazione delle Baleari dell’Aegc, l’associazione che tutela gli interessi degli appartenenti alla Guardia Civil spagnola, difende in un comunicato l’operato degli agenti che sabato scorso bloccarono ad Ibiza Michele Noschese, il dj Godzi, morto durante l’arresto, parlando di un intervento “corretto”, durante il quale è stata usata la “forza minima necessaria” a bloccare un uomo che era “minaccioso” e “completamente fuori controllo”.
In una nota, con la quale si intende replicare alle “falsità circolate su questo evento”, l’Aegc sottolinea che il DJ “era fuori di sé, sotto l’effetto di droghe e molto aggressivo” e che la Guardia Civil è intervenuta in risposta ad una chiamata “relativa a minacce di morte con un’arma“.
“Lasciate che l’indagine prosegua e, con tutte le prove, le dichiarazioni dei testimoni, le relazioni tecniche e peritali e i risultati dell’autopsia, siamo fiduciosi che verrà stabilito che, in effetti, le azioni degli agenti sono state del tutto corrette e appropriate e che la morte di Michele Noschese non è stata in alcun modo una conseguenza del loro intervento”, si legge.
L’Aegc sottolinea quanto sia “difficile gestire situazioni di questo tipo” ed anche quanto sia “ingiusto mettere in discussione un’azione che è stata tempestiva, coerente e proporzionata“.
Gli agenti, giunti sul posto, hanno dovuto affrontare una “situazione complessa e rischiosa, gestita con professionalità e buon senso”, ma “che ha causato la sfortunata morte di Michele Noschese, che non è stata in alcun modo conseguenza del loro intervento“.
L’uomo, insiste l’Associazione della Guardia Civil, “non è stato picchiato, né trascinato a morte, né massacrato, né si è trattato di omicidio. Tutt’altro. Ciò che gli agenti hanno trovato è stata una persona completamente fuori controllo, molto agitata e aggressiva, sotto l’effetto di droghe, che teneva in ostaggio un uomo di circa 80 anni, di cui era entrato in casa, impugnando un coltello in modo minaccioso“.
Gli agenti, sottolinea l’Associazione, hanno cercato di calmarlo, ma l’uomo ha tentato di aggredirli. Per questo motivo, e con “la minima forza necessaria“, lo hanno immobilizzato e ammanettato. Poi, improvvisamente, hanno notato che aveva smesso di muoversi. In quel momento, hanno iniziato a praticargli la rianimazione cardiopolmonare fino all’arrivo dei soccorsi, che hanno “richiesto immediatamente“, ma che non hanno potuto fare niente.