Da oltre 30 ore stava tenendo sotto scacco il traffico di tre quartieri di Napoli, l’aspirante suicida, un uomo di 48 anni, che da ieri mattina era sul cavalcavia del raccordo che si collega con il quartiere Pianura. Finalmente è stato tratto in salvo e trasferito all’ospedale del mare. L’uomo, di nome Gesualdo, avrebbe deciso di fare questo gesto estremo per questioni sentimentali. Sul posto c’era anche il figlio 19enne, che ha tentato di convincere il genitore a desistere. Dopo oltre 30 ore l’uomo è stato tratto in salvo dai carabinieri. Nei suoi confronti si valuta l’ipotesi di una denuncia. Sarà valutato anche il suo stato di salute psicologico.
È stato tratto in salvo e trasferito all’Ospedale del Mare l’uomo che per due giorni è stato sul cavalcavia del raccordo Pianura–Vomero, minacciando di buttarsi. Termina così una vicenda che ha tenuto per 48 ore Napoli col fiato sospeso.
L’aspirante suicida di 48 anni si trovava lì da ieri alle 7:30, si stava dirigendo al lavoro con il furgone di servizio e si è fermato sul ponte, scavalcando la recinzione. Verso le 13 di oggi, il signore ha iniziato a barcollare, mostrando cenni di cedimento. È stato tratto in salvo.
Purtroppo nel corso delle ultime 24 ore si sono registrati anche brutti episodi, alcune persone infatti avevano invitato l’uomo a lanciarsi e farla finita: “Stai bloccando la strada da 24 ore, lanciati e falla finita”. “Se davvero avesse voluto farlo già si sarebbe lanciato”. Queste alcune delle frasi, alquanto discutibili, pronunciate da alcuni cittadini.
Le parole dell”uomo
“Ho fatto un grosso guaio”, ha ripetuto tante volte l’uomo ai soccorritori che da ore erano lì nel tentativo di convincerlo a mettersi in salvo. Sul posto erano infatti presenti carabinieri, vigili del fuoco, polizia municipale, i sanitari del 118 e uno psicologo, tutti impegnati nelle ‘trattative’ col 46enne che finalmente si è arresto e tratto in salvo
Secondo quanto riportato dall’associazione Nessuno tocchi Ippocrate, era presente anche uno psicologo per tranquillizzarlo e provare a riportarlo alla ragione.
“Mi dispiace per quell’uomo, spero che tutto si concluda per il meglio. Io ho impiegato quasi un’ora per arrivare a Fuorigrotta”, dice Antonio, che lavora come tecnico di computer a Fuorigrotta ma abita a Pianura. “Anche ieri è stato un calvario, sia all’andata che al ritorno”, aggiunge.