Sono passati ormai 16 giorni dalla morte di Giulia Loffredo, la neonata di Acerra arrivata in arresto cardiaco all’ospedale Villa dei Fiori. Per lei i medici non ebbero la possibilità di far nulla, perché fatale era stata la rottura del collo. Sul suo corpo però erano evidenti segni di morsi che in un primo momento il papà, Vincenzo Loffredo, addebitò ad un randagio, salvo poi ritrattare ed incolapere il suo pitbull Tyson.
La procura di Nola la scorsa settimana ha nominato un perito con il compito di analizzare il telefonino del 24enne e capire se realmente si fosse addormentato o stesse facendo altro o se addirittura non fosse presente in casa al momento della tragedia.
La copia forense dei file presenti sullo smartphone aiuterà gli inquirenti a darsi delle risposte, che al momento ancora mancano per comporre il puzzle.
L’autopsia sul corpicino di Giulia ha evidenziato la presenza di morsi di un cane (in casa oltre al pitbull vi era anche il meticcio Laika) ed anche il motivo della morte: la rottura del collo. Il collo potrebbe essere stato spezzato dalla violenza dei morsi dell’animale, che, secondo una prima ipotesi avrebbe afferrato la neonata dal letto dove stava dormendo insieme al papà. Non si può escludere però che Giulia, per motivi al momento non chiari, possa essere caduta e solo successivamente finita preda, presumibilmente del pitbull.
E’ importante ricordare che, nonostante non siano state trovate tracce ematiche della piccola tra mandibole dei due cani, gli esami delle feci dei due animali potranno accertare con certezza la responsabilità di questi nella morte della neonata.