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Nicola Gratteri: “Chi vuole tornare ai pedinamenti è un ignorante”

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Chi ha il potere di legiferare e fare modifiche sulle intercettazioni e sostiene di tornare ai pedinamenti dimostra di essere un grande ignorante. Manca personale nelle forze dell’ordine e le mafie operano ormai anche online, per cui limitare gli strumenti investigativi è pericoloso“. Con queste parole il procuratore aggiunto di Napoli Nicola Gratteri non ha risparmiato critiche nei confronti di chi intende limitare le intercettazioni, nel corso della presentazione tenutasi a Catanzaro del suo ultimo volume Senza Scorciatoie – frutto del lavoro sinergico con Antonio Nicaso – durante l’evento Semi di legalità – promosso dalla Cisl Magna Grecia, alla presenza di studenti provenienti da tre istituti superiori.

Nel dark web si può comprare di tutto

Nel dark web – ha proseguito Gratterisi può comprare di tutto. Si possono acquisire grandi quantitativi di droga, ad esempio 2.000 chili di cocaina senza muoversi; si vendono perfino parti di corpi; si comprano cartelle cliniche rubate“. Così, il procuratore ha continuato illustrando un esempio ipotetico: “Una cartella clinica sottratta e messa in vendita sul dark web potrebbe essere usata per danneggiare la reputazione di un manager e provocare il crollo in Borsa della società di cui è amministratore“.

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Le differenze tra la camorra e la ‘ndrangheta

Poi, Gratteri ha insistito anche sulle importanti differenze che intercorrono tra la camorra e la ‘ndrangheta: “Rispetto alla camorra, la ‘ndrangheta è una struttura più dura, cruda, asciutta, con regole molto rigide e consolidate: pensa alla conquista sul piano sociale e alle relazioni; la camorra, invece, spesso conquista con la violenza e il terrore. La camorra presenta diversi livelli, dalla criminalità di strada fino a compagini molto evolute sotto il profilo imprenditoriale e tecnologico“.

“Necessari gli investimenti tecnologici per la polizia giudiziaria”

Successivamente, Nicola ha posto l’accento sulla grave carenza di investimenti tecnologici al fine di consolidare la struttura organizzativa e le azioni della polizia giudiziaria, che “fino a cinque-sei anni fa era la migliore al mondo. Per decenni le nostre forze dell’ordine hanno dettato l’agenda nelle riunioni internazionali, collaborando con Dea, Fbi e le maggiori polizie europee. Oggi quelle stesse strutture non sono seconde a nessuno sul piano professionale, ma mancano di strumenti tecnologici adeguati“.

Il modello della polizia giudiziaria francese e le denunce del mancato aggiornamento tecnologico

Inoltre, il magistrato ha concluso portando al centro del dibattito il modello della polizia giudiziaria francese, la quale “dispone di tecnologia militare che da noi è inibita all’uso. C’è bisogno di uno scatto, di un salto, c’è bisogno che chi governa, chi ci amministra, chi ha la responsabilità di un impegno di spesa sappia cosa comprare e lo faccia in fretta. Non possiamo più permetterci di stare a guardare“.

Così, Gratteri ha ricordato importanti operazioni internazionali che si sono concluse con il sequestro si tonnellate di cocaina e con gli arresti di broker anche in America Latina. Non sono mancate, di conseguenza, le denunce nella capacità investigativa legate al mancato aggiornamento tecnologico. “Mi è capitato che il procuratore di Rotterdam mi dica: abbiamo 20mila file audio, aiutateci a capire chi chiama chi e questo non è accettabile“, ha affermato Gratteri. “Il patrimonio si può recuperare ma occorre che chi amministra sappia cosa comprare e faccia in fretta“.

Con la riforma della giustizia “si vuole un pubblico ministero docile che si comporti come un perfetto burocrate

Infine, il procuratore non ha risparmiato riflessioni anche in merito alla riforma della giustizia e alla separazione delle carriere. “Ho deciso di partecipare all’assemblea dell’Associazione nazionale magistrati per la prima volta in vita mia, benché con me non siano mai stati mai generosi, anche quando, negli anni passati, qui a Catanzaro, abbiamo avuto guerre titaniche coi centri di potere e ne siamo usciti vivi. Ma ho riflettuto e malgrado tutto ci sono andato per rappresentare le difficoltà del momento e l’importanza del referendum. Perché votare no? Perché a parte i sofismi, a parte l’esegesi che si può fare su ogni parola, ogni sillaba, il risultato finale è che si vuole un pubblico mistero burocrate, addomesticato, docile, che si comporti esattamente come un perfetto burocrate“.

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