Nonna Angela torna nella sua casa di Ponticelli, accompagnata dal giornalista Pino Grazioli e dal deputato Francesco Emilio Borrelli, che sin dall’inizio si sono occupati del caso per poter garantire all’anziana donna di ottenere giustizia. L’appartamento era stato occupato abusivamente da chi aveva approfittato di un allontanamento dell’anziana per motivi di salute. Questo accadeva ben due anni fa. Ora, che la donna era pronta a rientrare a casa, ha trovato le porte sbarrate. Fortunatamente, gli occupanti hanno scelto di liberare l’appartamento in soli 15 giorni, dopo il pressing di Borrelli e Grazioli e la denuncia della famiglia di nonna Angela, legittima assegnataria dell’appartamento.
“Giustizia è fatta, fuori i prepotenti e gli arroganti. Sono davvero felice di avere contribuito a regalare a nonna Angela la gioia di tornare nella sua casa. I vigliacchi e i criminali, che approfittano delle fragilità altrui per imporre la loro supremazia con la violenza, non possono averla vinta e non devono farla franca. Vanno messi spalle al muro. Contro questi abusivi senza scrupoli non bisogna avere pietà e i cittadini non devono avere paura di denunciare. A dimostrazione che quando si percorre la legge si riesce ad ottenere giustizia. Oggi sono tornato dalla signora Angela che sta ricominciando a portare i suoi avere dentro casa. Finalmente anche lei potrà tornare ad avere la dignità che merita”. Lo ha dichiarato Francesco Emilio Borrelli, deputato di Alleanza Verdi – Sinistra, che ha seguito in prima persona la vicenda di nonna Angela.
POTREBBE INTERESSARTI – Casa popolare trasformata in una suite di lusso, sgomberato appartamento del clan Moccia
Sgomberata la casa popolare occupata abusivamente dal boss. A Tor Bella Monaca uno degli esponenti della criminalità del posto, legato al clan Moccia, si era stabilito illegalmente in un appartamento popolare, all’interno 44 della Torre 30, sottraendolo così a chi ne ha diritto. Una casa che aveva riempito di arredi appariscenti e di lusso, a cominciare dai marmi per finire con la doccia idromassaggio.
Ora lo sgombero nell’ambito del piano condiviso tra Prefettura e Regione Lazio per il ripristino della legalità nelle zone periferiche, dove la Dia ha scoperto che le famiglie legate alla criminalità organizzata dettano legge anche sulla gestione degli alloggi, occupandoli e facendovi stabilire persone legate al clan. Un sistema per garantirsi ulteriormente il controllo del territorio.
Il piano è stato messo a punto quando il ministro dell’interno Matteo Piantedosi era prefetto di Roma e ha portato negli ultimi giorni lo stesso ministro, l’attuale prefetto, il questore e il capo di gabinetto della Regione a fare il punto sulla situazione, alla luce dei diversi sgomberi già effettuati a partire da febbraio, in particolare a Torbella e a San Basilio.
Trenta quelli compiuti dall’inizio della legislatura regionale di Francesco Rocca. Gli sgomberi proseguiranno ora anche a Pietralata, al Tiburtino e al Laurentino.
Un appartamento di Tor Bella Monaca occupato abusivamente da un boss legato al clan Moccia era stato trasformato una suite di lusso. Nell’interno 44 della torre 30 le forze dell’ordine, la Regione e l’Ater hanno trovato costosi marmi e una vasca idromassaggio. È la scena che si è presentata davanti agli occhi di chi è entrato per far riappropriare il Comune di Roma dei locali. Gli sgomberi di immobili Ater da inizio anno ad oggi sono circa una trentina.
Un piano di ripristino della legalità concordato e messo a punto tra Prefettura e Regione Lazio, che andrà avanti nelle prossime settimane e che prende di mira le abitazioni Ater di periferia occupate abusivamente da persone legate alla criminalità organizzata romana, ponendo sotto ai riflettori in particolare le zone di San Basilio e Tor Bella Monaca, ma anche Tiburtino, Laurentino e Pietralata.
Infiltrazioni mafiose negli immobili Ater
Negli atti e certificati di residenza in questo caso specifico dell’interno 44 della torre 30 a Tor Bella Monaca in cui istituzioni e autorità sono intervenute ieri era indicato che l’appartamento sgomberato risultava formalmente occupato da oltre cinque anni da un uomo problemi psicologici, ma di fatto un altro uomo lo aveva occupato abusivamente. Questa persona però si trova ristretto nel carcere di Rieti. Come accade nella maggior parte di questi casi da una parte sulle carte risultava ad un nome, mentre a viverci c’erano delle persone che conoscevano il detenuto.