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Omicidio Covito: si salva il boss Di Martino: il pm aveva chiesto l’ergastolo

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Un clamoroso colpo di scena giudiziario con il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli, la dott.ssa Campanaro, che ha pronunciato una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di Luigi Di Martino, soprannominato “’o Profeta”, ritenuto per anni il reggente del clan Cesarano.

Di Martino era accusato di essere il presunto esecutore materiale dell’omicidio di Tommaso Covito, avvenuto il 12 novembre del 2000 a Santa Maria La Carità: per lui la Procura aveva chiesto l’ergastolo.

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Il GUP ha accolto in toto le complesse eccezioni difensive sollevate dagli avvocati Marcello Severino e Dario Vannetiello, che hanno smontato l’impianto accusatorio basato su un insieme di fonti probatorie rilevanti, tra cui le dichiarazioni di cinque collaboratori di giustizia, intercettazioni ambientali e telefoniche e le testimonianze dei familiari della vittima.

Nonostante il peso delle prove, il giudice ha ritenuto non sussistenti gli estremi per un rinvio a giudizio, chiudendo così il procedimento in fase preliminare.

Cade la custodia cautelare, ma Di Martino resta in carcere

Con la sentenza di non luogo a procedere, è stata revocata anche la misura cautelare in carcere, eseguita nel settembre 2024 a seguito di un’ampia inchiesta. Tuttavia, Luigi Di Martino rimane detenuto, in quanto sta scontando condanne definitive per altri reati legati alla sua presunta appartenenza al sodalizio criminale.

Il successo processuale della difesa apre ora scenari nuovi per l’intero contesto investigativo legato al delitto Covito, un omicidio di camorra rimasto senza giustizia per oltre due decenni.

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