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Omicidio Dalla Chiesa, il pentito: “Kalashnikov portati dai Nuvoletta”

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La famiglia Nuvoletta non sarebbe un clan di camorra bensì una cosca legata a Cosa Nostra. Questa tesi è emersa, negli anni, dalle indagini della magistratura sulla scorta delle dichiarazioni dai pentiti siciliani Vincenzo Sinacori e Giovanni Brusca. Inoltre c’è una rivelazione di un mafioso della cosca di Acquasanta, Angelo Fontana, che nel luglio del 2006 ha parlato degli omicidi del generale dei carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa e della sua consorte Emanuela Setti Carraro.

Secondo Fontana le armi usate per l’agguato mortale sarebbero state fornite dai Nuvoletta, che erano in contatto con il boss Antonino Madonia, figlio di Francesco che era a capo del mandamento di Palermo.

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Omicidio Dalla Chiesa, il pentito ha accusato i Nuvoletta

Rapporti illeciti, rapporti di mafia io mi ricordo che i primi kalashnikov a Palermo, li hanno portati i Nuvoletta con… una copertura di frutta e verdura che aveva.. mi ricordo nell’Si arrivò con la nave Napoli-Palermo, e loro con un fiorino di questo bianco, una macchina di questa… con una copertura di frutta e verdura, dentro c’erano kalashnikov, queste sono state le prime armi. All’epoca mi ricordo che c’era Nino Madonia che… si interessava di questo discorso, che… aveva contatto con i Nuvoletta eh… insomma era arrivata la nave, mi ricordo che ci mettevano in un angolo, per stare attento se veniva la polizia o qualcuno… e questi entravano in vicolo Pipitone e scaricavano… queste armi. E poi un’arma di queste fu usata… prima di usarla sul… dott. Dalla Chiesa, fu usata in una gioielleria“, ha dichiarato Fontana ai magistrati.

Le condanne a Cosa Nostra per gli omicidi 

Dalla Chiesa ucciso il 3 settembre 1982 a bordo della A112, sulla quale viaggiava con la moglie Emanuela Setti Carraro, di 31 anni. Il 62enne venne nominato Prefetto di Palermo. 

Verso le 21.15, la loro auto, mentre si stavano recando a un ristorante di Mondello, fu affiancata in via Isidoro Carini da una BMW. Dall’auto partirono alcune raffiche di Kalashnikov AK-47, che uccisero entrambi. Anche il loro agente di scorta, Domenico Russo, che seguiva la vettura, venne affiancato da una motocicletta e ucciso.

Per i tre omicidi furono condannati all’ergastolo come mandanti Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Nenè Geraci. Nel 2002 furono condannati in primo grado, entrambi all’ergastolo, quali esecutori materiali dell’attentato, Vincenzo Galatolo e Antonino Madonia. Inflitti 14 anni di reclusione ciascuno, Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci. 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.