Intercettazioni non chiare dalle quali non emergerebbe l’assoluta certezza del coinvolgimento degli imputati. Con queste motivazioni la Corte d’Assise di Napoli ha accolto la richiesta dei penalisti Stefano Sorrentino e Saverio Senese di una perizia fonica nel processo sull’omicidio di Carmine D’Onofrio. Il giovane, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, fratello di Antonio De Luca Bossa, detto «Tonino ‘o sicco», ergastolano ed elemento di vertice dell’omonimo clan, fu ucciso nelle ottobre del 2021. Per quel delitto sono attualmente sotto processo vertici e esponenti del clan De Micco tra cui il boss Marco De Micco. Secondo la Procura il giovane fu ucciso perché ritenuto responsabile di una bomba fatta esplodere sotto l’abitazione del capoclan dei ‘Bodo’. Contro gli imputati una serie di intercettazioni che, secondo l’accusa, inchioderebbero De Micco e i suoi. I difensori hanno evidenziato le discrepanze esistenti in merito e sono riusciti ad ottenere la perizia fonica che adesso potrebbe mischiare nuovamente le carte.
Il movente del delitto spiegato dal pentito Pipolo
E’ stato il collaboratore di giustizia Antonio Pipolo a svelare il movente del delitto D’Onofrio: “Facevamo delle stese contro i De Luca Bossa e ci facevamo vedere attività nel quartiere. Poi Carmine D’Onofrio mise la bomba a casa di Marco De Micco. Dopo ci fu un summit al quale parteciparono anche i Mazzarella“. In un’intercettazione, captata il 3 ottobre del 2021, sarebbe emersa la furiosa reazione di De Micco il quale impose ai suoi fedelissimi di aggredire e sparare contro un qualsiasi elemento dei De Luca Bossa. Proprio il figlio illegittimo di un ras nemico, D’Onofrio, sarebbe stato colui che avrebbe lanciato la bomba all’interno della casa di De Micco: “A chi è, è! basta che alla fine ci andiamo a buttare addosso!… hai capito?… il figlio mi ha messo una bomba a me!”.
L’ultimo messaggio sul cellullare di Carmine D’Onofrio
“Non mettere nessuna storia, non mettere dove stai andando, non sottovalutare e non trascurare niente, fidati solo di te stesso“. Questo è il testo di uno degli ultimi messaggi WhatsApp trovati sul cellulare di Carmine D’Onofrio, il giovane ucciso dai De Micco il 6 ottobre del 2021 a Ponticelli. Un messaggio emblematico che testimonia quanto fosse pesante il clima nel quartiere e come il 23enne sapesse di essere finiti nel mirino dei rivali dopo la bomba fatta scoppiare sotto casa di De Miccoalcune settimane prima. Non poteva immaginare che il suo nome fosse stato fatto proprio da uno dei giovani che con lui avevano partecipato a quell’azione