Tre ergastoli cancellati. Questa la clamorosa decisione della Corte d’Assise d’appello di Napoli chiamata a pronunciarsi nel processo per l’omicidio dello zainetto, ossia l’omicidio di Luigi Mignano avvenuto al rione Villa. Si tratta dell’uccisione del cognato del boss Ciro Rinaldi avvenuto al rione Villa nell’aprile del 2019 quando imperversava la guerra tra gli uomini del boss ‘Mauè’ e i Mazzarella-D’Amico.
La decisione della Cassazione
Dopo gli annullamenti con rinvio operato dalla Cassazione nel nuovo pronunciamento non sono mancate le sorprese. Gli ermellini avevano operato il rinvio per mancata motivazione sulla commisurazione della pena per i reati a titolo di continuazione. Solo per Salvatore Autiero la Cassazione aveva annullato perché mancava anche una motivazione adeguata sulla premeditazione.
Nell’appello bis Autiero ha scampato l’ergastolo incassando solo 20 anni grazie alla strategia difensiva del suo avvocato, il penalista Roberto Saccomanno, riuscito a far cadere l’aggravante della premeditazione. Ergastoli cancellati (con condanna a 30 anni) anche per Gennaro Improta (difeso da Sergio Lino Morra) e da Giovanni Musella (difeso da Raffaele Esposito e Francesco Buonaiuto). Per tutti gli altri imputati l’appello bis ha invece confermato gli ergastoli.
Condannato l’Uomo Nero
In Corte d’Assise d’Appello è dunque arrivata la conferma delle condanne Pasquale Ariosto, Giovanni Salomone, Umberto Luongo (l’uomo nero, indicato come uno dei reggenti del gruppo) e Ciro Rosario Terracciano (indicato come l’esecutore materiale del delitto). Erano tutti imputati perchè accusati di aver preso parte alle fasi preliminari e organizzative dell’agguato facente parte della guerra trentennale tra i Rinaldi e i Mazzarella (con la loro appendice dei Luongo-D’Amico). I ras di Napoli est erano stati invece già assolti dall’accusa di tentato omicidio del piccolo Luigi, nipote della vittima, nonché dall’incendio del motorino utilizzato per l’agguato.
L’agguato al Rione Villa all’entrata dei bambini a scuola
Quel feroce episodio di cronaca passò alla storia come l’omicidio dello zainetto. Il raid criminale avvenne, tra via Sorrento e via Ravello, intorno alle 8,30 del mattino, orario di ingresso dell’Istituto Vittorino da Feltre, nel cuore del Rione Villa, nell’area Est di Napoli, tormentata dalle aggressioni della criminalità organizzata. Numerosi i colpi di pistola esplosi da due sicari a bordo di uno scooter. In zona fu trovata un’auto crivellata di proiettili. Inizialmente gli inquirenti credettero che l’obiettivo del commando di fuoco fosse Pasquale Mignano, ferito a una gamba e ricoverato all’Ospedale del Mare. Dopo si collegò il suo ferimento all’uccisione del padre, cognato del boss Ciro Rinaldi.
Luigi Mignano aveva precedenti per estorsione, droga e anche associazione e secondo gli investigatori era vicino al clan Rinaldi, egemone della zona e da tempo in guerra con il clan Mazzarella per il predominio su San Giovanni a Teduccio. Pasquale Mignano, invece, non aveva precedenti ma solo semplici violazioni al codice stradale. Grazie alle scelta di D’Amico di passare dalla parte dello Stato furono ricostruiti tutti i passaggi di quel delitto avvenuto davanti a decine di bambini.