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Omicidio Reale, la rabbia del fratello Carmine e la festa dei D’Amico

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Nell’operazione che ha portato agli arresti dei responsabili dell’omicidio di Patrizio Reale si sono rivelati importanti i colloqui intercettati in carcere all’interno del quale è stato commentato l’agguato mortale. Come scrive il gip Giovanna Cervo nell’ordinanza di custodia cautelare le conversazioni consentono di comprendere come i sodali del clan Reale avessero la certezza dalla provenienza dell’agguato da parte del gruppo rivale D’Amico. 

Dunque l’omicidio di Reale si colloca nell’ambito dello scontro, iniziato negli anni ’90 e ancora attuale, tra il clan Mazzarella e il clan Reale-Rinaldi nel cui ambito si sono consumati numerosi fatti di sangue. La faida esistente tra i due gruppi antagonisti è cristallizzata in numerosi provvedimenti giudiziari ed hanno accertato come i D’Amico siano stati particolarmente attivi nelle azioni di fuoco contro i Rinaldi. Le faide di camorra nel quartiere di San Giovanni a Teduccio sono nate, quasi sempre, per il controllo delle piazze di spaccio, attività che consente ai clan maggiori ed immediati guadagni illeciti.

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LO RABBIA DEL FRATELLO DI PATRIZIO REALE

Un colloquio in carcere venne registrato il 20 novembre del 2009 e in quell’occasione Carmine Reale sfogò la sua rabbia nei confronti della famiglia della moglie Filomena (non indagata), i Rinaldi, che non hanno avrebbero dato appoggio né al fratello Salvatore, finito in manette dopo pochi mesi dalla sua scarcerazione, né a Patrizio. Carmine Reale parlò con i figli Antonio e Gennaro (non indagati), presenti al colloquio, raccomandandosi di chiudere con le loro amicizie e di stare attenti poiché come lui stesso disse: “tutta San Giovanni è contenta della fine di Patrizio”.

Carmine rimproverò la moglie per non aver voluto fare più colloqui con lui, perché avrebbe potuto mandare più messaggi a suo fratello Patrizio. Dai racconti appresi Carmine fu certo che l’omicidio del fratello Patrizio sia da attribuire ai D’Amico: “cento per cento loro!!però bisogna capire intorno”. Continuano, poi, commentò la presenza di Umberto D’Amico, detto ‘o lione, il giorno dell’omicidio nonché i festeggiamenti che seguirono la morte di Reale.

LE INTERCETTAZIONI

Filomena: Tonino…incomp…(rivolgendosi poi a Gennaro), cosa fece il leone (Umberto D’Amico)

Antonio: e cosa fece… passò due volte

Filomena: incomp…

Carmine: incomp…

Antonio: incomp…

Carmine: Tonì aspetta fammi capire… fammi capire…. fammi capire…pure questo stava.. pure il figlio… pure il figlio…

Antonio: eh.

Filomena: eh…incomp

Carmine: allora…allora è cento per cento…

Filomena: hai capito quello che dico io…

Carmine: cento per cento loro!!!… però bisogna capire intorno

Filomena: chi è… incomp.. a va bene il discorso

Carmine: la…hanno fatto una cosa…questi hanno fatto gli indiani…

Antonio: … non mi sto proprio accostando… sopra da…incom… là sto andando

Gennaro: incomp…sta il ‘leone’ con la macchina… fuori San Giovanni, fermato dove sta la fermata del pullman…

Filomena: …quelli spararono le botte (fuochi pirotecnici)

Carmine: no…è stato il prete per il fatto della madonna

Filomena: no..no.. a ‘croce del lagno’ hanno sparato botte a morire

Gennaro: a croce del lagno..da quello ‘o zuoppo (riferito a Ciro Russo, non-indagato- spacciatore affiliato al clan Mazzarella-D’Amico)

Gennaro: ‘o zuoppo

Filomena: Carminiello in mezzo alla piazza, in mezzo alla rotonda… hanno sparato le botte

Gennaro: Peppe Cozzolino, dentro il palazzo di Peppe Cozzolino (riferito al pregiudicato del clan Mazzarella, non indagato).

“LA FAMIGLIA STA IN GUERRA CON I MAZZARELLA E I D’AMICO”

Nel colloquio Carmine Reale mostrò preoccupazione per il figlio a cui raccomandò di non esporsi perché sarebbe potuto essere un facile obiettivo per i nemici. I membri della famiglia non riuscirono a capacitarsi di come i killer siano riusciti ad uccidere facilmente Patrizio. Carmine Reale inveì contro i Rinaldi che a suo parere non intervennero in appoggio dopo l’omicidio di Patrizio.

Carmine: mamma mia… come è… no..no.. io voglio capire una cosa dico io no… cioè questo è un problema della famiglia tua, io ho subito io, ma tu hai capito che questo è un problema della famiglia tua… la famiglia sta in guerra con i Mazzarella, sta in guerra con i D’Amico. 

«Ci voleva uccidere per prendersi San Giovanni», così scattò la vendetta dei D’Amico contro Patrizio Reale

Un attacco preventivo. Prima che i nemici potessero conquistare il quartiere. Questo il movente dell’omicidio di Patrizio Reale raccontato dal collaboratore di giustizia Umberto D’Amico ‘o lion, proprio lui che ha fatto nomi e cognomi di mandanti ed esecutori materiali del delitto (leggi qui l’articolo precedente).

Gli uomini della squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari Giovanna Cervo presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di GennaroLuigi e Salvatore D’Amico e per Armando De Maio e Ciro Ciriello.

Un altro provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, è stato eseguito nei confronti di un altro indagato, all’epoca dei fatti, non ancora maggiorenne. Secondo la ricostruzione di ‘o lion e di quella di altri collaboratori di giustizia i ‘Gennarella’ (soprannome con cui vengono identificati i D’Amico di San Giovanni a Teduccio) penetrarono nel cortile di un palazzo sicuri di trovare ‘Patriziotto’ che fu colpito a morte mentre un altro affiliato che era in sua compagnia, Giovanni Nocerino, rimase ferito.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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