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sabato, Aprile 20, 2024
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Operaio in nero nella ditta di famiglia del ministro del lavoro Di Maio, Renzi e Boschi: “Chieda scusa”

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«Al papà di Luigi Di Maio avrà fatto più male il fatto che il figlio abbia preso le distanze da lui, che non essere stato scoperto per aver avuto in passato un lavoratore a nero nella propria ditta». È quanto afferma il sindaco di Pomigliano d’Arco, Lello Russo, commentando il servizio mandato in onda ieri sera dalle Iene con l’intervista ad un muratore che afferma di aver lavorato a nero nella ditta del papà del Ministro del Lavoro. «Ogni uomo può commettere un errore – ha spiegato Russo – ma come padre penso che ad Antonio Di Maio, che è una brava persona, le parole del figlio siano state una pugnalata al cuore. Gli avranno fatto più male di tutto il resto»

“Caro signor Di Maio, le auguro di non dover subire mai quello che, per colpa di suo figlio e dei suoi amici, hanno dovuto subire mio padre e la sua famiglia, coinvolti in una cosa più grande di loro solo per il cognome che portano”. E’ questo il cuore del videomessaggio che Maria Elena Boschi ha rivolto ad Antonio Di Maio, padre del vicepremier Luigi, capo politico dei Cinque Stelle, al centro di una bufera mediatica dopo le accuse di assunzioni in nero ed incidenti sul lavoro rivolte alla sua ditta.

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Renzi: Di Maio chieda scusa alla mia famiglia – “Quando ho visto il servizio delle Iene, mi sono imposto di non dire nulla. Di fare il signore, come sempre. Sono anche convinto che le colpe dei padri non debbano ricadere sui figli e questo lo dico da sempre, a differenza di Di Maio che se ne è accorto adesso. Ma qui, all’una di notte, non riesco a far finta di nulla. Non ce la faccio”, scrive Renzi in un post su Facebook.

“Rivedo il fango gettato addosso a mio padre. Rivedo la sua vita distrutta dalla campagna d’odio del M5s e della Lega. Rivedo mio padre che trova le scuse per non uscire di casa perché non vuole incrociare gli sguardi dopo che i media lo presentano come già colpevole. Rivedo mio padre sul letto d’ospedale dopo l’operazione al cuore. Rivedo mio padre che non si ferma all’Autogrill o resta in macchina per non essere riconosciuto. Rivedo mio padre preoccupato per cosa diranno a scuola i compagni di classe dei nipoti. Rivedo un uomo onesto schiacciato dall’aggressione social coordinata da professionisti del linciaggio mediatico”.

E l’ex premier punta il dito proprio contro il ministro per lo sviluppo economico: “Sono certo che Di Maio figlio sia il capo del partito che è il principale responsabile dello sdoganamento dell’odio. Hanno educato, stimolato e spronato a detestare chi provava sinceramente a fare qualcosa di utile. Hanno ucciso la civiltà del confronto. Hanno insegnato a odiare. Non dobbiamo ripagarli con la stessa moneta”. E invoca le scuse del vicepremier: “Ma prima di fare post contriti su Facebook chiedano almeno perdono alla mia famiglia per tutta la violenza verbale di questi anni. Se Di Maio vuole essere credibile nelle sue spiegazioni prima di tutto si scusi con mio padre e con le persone che ha contribuito a rovinare. Troverà il coraggio di farlo?

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