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domenica, Maggio 5, 2024
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“Ora ti chiavo una botta in fronte”, le minacce dei Troncone all’ambulante finito sotto scacco

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Era finito sotto scacco del clan. Una morsa che col tempo si era fatta sempre più serrata fino al tragico epilogo con una ‘convocazione’ al cospetto dei vertici del clan all’esterno dei giardinetti di Fuorigrotta. E’ questa la storia di Antonio, l’ambulante finito al centro dell’inchiesta sui Troncone che qualche giorno fa ha portato all’arresto di Vitale Troncone, suo figlio Giuseppe, Luigi Troncone e il sodale Benito Divano. La vittima ha precisato che circa 6-7 mesi prima aveva dovuto sottostare ai quantitativi impostigli dai Troncone, essendo stato costretto, mediante minaccia, ad acquistare un quantitativo di sigarette nettamente superiore rispetto a quelle che erano le sue capacità di immetterlo nel mercato e per un prezzo decisamente più elevato: “In un primo momento mi imposero la vendita in maniera pacifica e poi con minacce ed imposizioni perché Troncone Vitale diceva che a Fuorigrotta stavano loro e comandavano loro e quindi devi fare quello che diciamo noi”. Io non volevo accettare le loro imposizioni, ma conoscendo la fama di malavitosi dei Troncone ho dovuto subire ed accettare. Secondo Vitale Troncone prima avevo accettato di pagare il clan della 99 ed ora dovevano “mangiare loro”.

L’arresto di Antonio e le minacce del figlio del boss

Nel marzo 2023, era stato avvicinato da Troncone Vitale e e Luigi, i quali gli avevano imposto, tramite Divano Benito, l’approvvigionamento di un grosso quantitativo settimanale di sigarette, ad un prezzo maggiorato, pretendendo la riscossione del dovuto ogni sabato della settimana: “Mi hanno chiesto informazioni sul mio giro di affari del contrabbando delle sigarette. Dopo circa una settimana poi, si è presentato sotto casa mia un mio conoscente, tale Divano Benito, il quale mi ha proferito testuali parole ‘Mi manda lo Zio!’ Da questo momento devi prendere le sigarette da loro e per i pagamenti passerò il sabato”. La situazione si era complicata ulteriormente quando l’uomo era stato arrestato nell’ottobre del 2023 con l’accusa appunto di contrabbando perchè trovato in possesso di 125 stecche di sigarette consegnategli da Benito Divano, tabacchi poi finiti sotto sequestro. Il clan a quel punto pretendeva il pagamento della quota e dopo uno scontro verbale tra lo stesso Divano e la vittima aveva preteso un incontro chiarificatorio presso i giardini di via Cerlone. Un incontro drammatico descritto dall’ambulante nei minimi dettagli agli inquirenti:“Sono stato avvicinato da ….. per un incontro. Preciso che è conosciuto in zona in quanto esponente del clan Troncone e dunque non potendomi rifiutare a questa richiesta io e mia moglie lo abbiamo seguito con la nostra auto e siamo giunti in via Cerlone dove, poco più avanti del civico 50, Vitale Troncone, Giuseppe Troncone e Luigi Troncone erano nascosti dietro ad un muretto dei giardinetti e giunto sul posto mi ha indicato di raggiungerli mentre lui si è messo in una posizione defilata a mo’ di vedetta, atteggiamento tipico di chì è posto alla guardia dell’arrivo delle forze dell’ordine. A questo punto Troncone Vitale ha voluto avere delucidazioni riguardo all’episodio del mio arresto, precisandomi con toni imperativi che gli avrei dovuto dare i soldi della fornitura delle sigarette. Contemporaneamente Troncone Luigi mi diceva che dovevo pagare anche la nuova fornitura”.

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L’ambulante ai piedi del boss:”Ammazzatemi”

L’incontro assumeva così toni drammatici come ricostruito nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita qualche giorno fa. A quel punto, in preda alla disperazione, l’uomo infatti si poneva in ginocchio chiedendo agli indagati “di ucciderlo”, così suscitando l’ira di Giuseppe Troncone che gli si avvicinava mimando il gesto d’estrazione di un’arma dal borsello, minacciandolo di morte in dialetto napoletano: “A questo punto, vedendomi al cospetto dei reggenti del clan Troncone, preso dalla disperazione ero pronto a tutto, quindi mi sono disteso a terra e gli detto testuali parole: “sono qua ammazzatemi”; questo mio comportamento ha indispettito Troncone Giuseppe ed infatti, vistosamente innervosito e con toni minacciosi mi ha detto testuali parole in dialetto tipico napoletano: “ora te la chiavo io un botta in fronte e ti uccido subito, io non ho paura di nessuno neanche di ucciderti”, preciso che contestualmente Troncone Giuseppe teneva la mano nel suo borsello e faceva un gesto come per intendere che stesse la’ la’ per estrarre un’arma. A questo punto, intimidito dalla situazione, ho smesso di parlare: in questo frangente Troncone Vitale ha preso la parola e mi ha detto testuali parole in dialetto tipico napoletano: “devi dire a tua moglie che non deve intromettersi nelle faccende da uomo, considera che non ho paura di uccidervi a tutti e due, per colpa tua mio figlio è armato e sta rischiando di essere arrestato per mezza tua”.

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