Parole pronunciate davanti alla sua casa costruita con la fatica di chi è abituato a svegliarsi presto e a rimboccarsi le maniche. Non una villa, ma una casetta su due piani con qualche rattoppo in bella vista sulla vernice gialla dei muri, segno del tempo e di soldi da dosare con cura. Ora che Chiara, figlia unica non c’è più, le finestre restano sbarrate, come la voglia di immaginare il futuro. “Volevo sistemarla per lei, sarebbe stata la sua eredità, ora a chi la lascio? Magari faccio un centro per i giovani, un centro con il suo nome per ricordarla anche quando noi non ci saremo più”, conclude papà Vincenzo.
“Sta cercando alibi”, lo sfogo del padre di Chiara
“Lo conosco il ragazzo, ha fatto uno stage con me (come elettricista, ndr.): non ha mai dimostrato demoni, sarà forse uno dei primi alibi che si sta creando. Io non vorrei che mia figlia fosse morta per niente e che non abbia giustizia”. Vincenzo, il papà di Chiara Gualzetti, spera che il minore fermato con l’accusa di omicidio premeditato paghi per quello che ha fatto. Se fosse riconosciuto incapace di intendere e volere, – la stessa procura per i minorenni di Bologna potrebbe chiedere una perizia psichiatrica – potrebbe non essere processato e tornare libero dopo non molto tempo.
“Voglio ringraziare pubblicamente tutti per la vicinanza”, conclude il padre di Chiara, e tutti gli inquirenti “per quello che hanno fatto”, ossia per aver trovato il presunto colpevole. (AdnKronos)