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venerdì, Aprile 19, 2024
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Stangata per Pasquale Puca ‘o minorenne, ergastolo per il boss di S. Antimo per l’omicidio di ‘o negus

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Ergastolo per Pasquale Puca detto ‘o minorenne. Questa la sentenza della Corte di Assise di Appello nel processo sull’omicidio di Francesco Verde ‘o negus. La Corte di Cassazione aveva cancellato la condanna emessa in primo e secondo grado nei confronti dell’uomo che il 28 dicembre 2007 inviò i killer ad uccidere il sanguinario capo della cosca dei Verde, all’epoca 58enne. Il processo così è ritornato in Appello e ieri la Corte d’Assise ha condannato all’ergastolo il boss del clan Puca di Sant’Antimo .

Francesco Verde fu ucciso in un agguato nel corso del quale fu ferito il nipote Mario ‘o tipografo, 32enne. Il boss detto anche “’o Negus”, fu ucciso perche´ costituiva un agguerrito concorrente del clan Puca, molto attivo nella zona a nord di Napoli, ed in particolar modo nella zona compresa tra Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano. Ad inchiodare Puca furono le indagini dei Carabinieri di Castello di Cisterna supportati dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

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In manette finirono tre persone Ferdinando Puca, Vincenzo Marrazzo, soprannominato “Enzuccio l’elettrauto”, diventato pentito, e Pasquale Puca, 45 anni, detto Pasqualino “’o minorenne”. L’uccisione di Francesco Verde fu decisa anche per vendicare l’agguato avvenuto l’anno prima ad Antonio Marrazzo, fratello minore, di Vincenzo, che al momento era il reggente del clan. Francesco Verde era il boss del clan camorristico attivo nei comuni di Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano, nell’hinterland napoletano.

Tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta la cosca di Verde si contrappose alle “famiglie” dei Puca e dei Ranucci, uno scontro al quale vengono attribuiti numerosi omicidi. Soprannominato ‘o negus per la sua carnagione scura, Verde fu coinvolto in diverse inchieste su omicidi e traffico di stupefacenti. Nel 1993, grazie a un permesso premio, si allontanò dal soggiorno obbligato in una casa lavoro di Modena dandosi alla latitanza. Il boss fu catturato due anni dopo dai carabinieri alla periferia di Napoli. I Verde contavano su stretti legami con la camorra casertana: in particolare con Francesco Schiavone, meglio conosciuto come “Sandokan”.

 

 

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