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mercoledì, Maggio 1, 2024
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Più poteri al Premier, sì alla riforma Costituzionale. Meloni: “Basta ribaltoni e governi tecnici”

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Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge sulle riforme costituzionali. Obiettivo delle modifiche costituzionali è secondo la premier Giorgia Meloni «garantire che governi chi è stato scelto dal popolo» con «stabilità»

“La madre di tutte le riforme, ora decidono i cittadini”

E’ una “riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del consiglio e garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici” o “passati sulla testa dei cittadini”, ha detto la premier Giorgia Meloni in conferenza stampa. L’altro obiettivo è “garantire che governi chi è stato scelto dal popolo” con “stabilità”.

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Il discorso di Giorgia Meloni alla conferenza stampa

Negli ultimi 75 anni di storia Repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una vita media di un anno e mezzo. Questa è la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia perchè se facciamo un passo indietro e guardiamo agli ultimi 20 anni abbiamo avuto 12 presidenti del Consiglio“, ha evidenziato Meloni.

Quando i governi vanno a casa dopo un anno e mezzo c’è una debolezza. Io credo che sia una riforma fondamentale. E’ una priorità e proprio perché siamo stabili e forti abbiamo la responsabilità di cogliere questa occasione e per lasciare a questa nazione qualcosa che possa risolvere i propri problemi strutturali“.

L’assenza di stabilità ha creato un problema di credibilità 

Quello che non funziona nel sistema è l’orizzonte di legislatura” che è troppo breve: così “si privilegia la spesa corrente invece che gli investimenti“. Inoltre “l’assenza di stabilità ha creato un problema di credibilità internazionale, nelle nostre interlocuzioni“, ha evidenziato Meloni.

Il ruolo del presidente della Repubblica è di assoluta garanzia e noi abbiamo deciso di non toccarne le competenze, salvo l’incarico al presidente del Consiglio” ha detto ancora Meloni.

C’è stata un’interlocuzione con il presidente della Repubblica e con gli uffici, come avviene sempre con provvedimenti importanti di questo tipo“, ha detto la presidente del Consiglio. Il presidente del Consiglio eletto direttamente dai cittadini, poi, ha aggiunto Meloni, “dovrà rispettare sempre il programma di governo per il quale è stato eletto“.

Il premier può essere “sostituito solo da un parlamentare: quindi fine dei governi tecnici. Non ci sarà più la possibilità di fare maggioranze arcobaleno“. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al termine del Cdm illustrando la riforma costituzionale del premierato.

Ok elezione diretta del premier, si apre partita tetto mandati

La riforma costituzionale per l’elezione diretta del premier è dunque al D-day e si avvia verso la lunga maratona parlamentare. Nel frattempo si è continuato a limare il testo con la novità sostanziale – rispetto alle bozze circolate pochi giorni fa – che il capo dello Stato può incaricare un parlamentare candidato nella stessa coalizione del premier dimissionario o sfiduciato, ma solo una volta. Se fallisce anche il piano B, il presidente della Repubblica ne prende atto e scioglie le Camere. Un’aggiunta che, secondo i più critici, è un ulteriore colpo di accetta ai poteri del Quirinale. Oltre che rafforzare, implicitamente, il ruolo del premier subentrante: è lui che diventa cruciale per lo scioglimento del Parlamento, avendo in mano l’unica e ultima chance per la sopravvivenza del governo. «Io ero favorevole» alla soluzione “simul simul”, tornare subito alle urne in caso di sfiducia, puntualizza la premier sollecitata dai giornalisti a Palazzo Chigi. «Poi si è optato per una soluzione che consentisse in casi estremi di mantenere la possibilità di terminare la legislatura. Per me è una soluzione che va comunque bene, ma se il Parlamento volesse ragionare» della prima opzione «non troverebbe la mia opposizione».

Casellati: ‘Potremmo superare il 55% di premio di maggioranza’

“Sto da subito lavorando per mettere a terra la riforma della legge elettorale. E’ chiaro che serve una legge da adattare alla nuova forma di governo. Ci sarà un’ampia consultazione, come sempre. Ci sarà l’individuazione di una soglia, il 55 rimane un’ipotesi minima, potremmo anche superarla”. Lo ha detto la ministra Elisabetta Casellati.

“Si affida alla legge elettorale la determinazione di un sistema” con “un premio assegnato su base nazionale che assicuri al partito o alla coalizione dei partiti collegati al presidente del consiglio la maggioranza dei seggi parlamentari. Poi si supera la categoria dei senatori a vita”, ha spiegato Casellati.

Meloni: ‘Norma per un fisco più collaborativo su accertamenti’

C’è “un ulteriore importante provvedimento, un decreto legislativo sulla disciplina dell’accertamento fiscale favorendo la partecipazione del contribuente per un fisco più collaborativo con il contribuente senza abbassare la guardia sulla lotta all’evasione fiscale”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al termine del Cdm in merito al decreto legislativo, in attuazione della delega fiscale, in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale. “Concordato è un segno di fiducia dello stato verso i contribuenti. Un accordo che si fa a monte con lo Stato. Noi interveniamo per contrastare l’evasione con strumenti informatiche digitali ovviamente tutelando la privacy”, ha affermato Meloni.

Meloni: ‘La strategia per l’Africa è unica’

“La cabina di regia ha il compito di coordinare tutte le attivtà di governo, aggiornare costantemente il piano e presentare una relazione annuale in Parlamento”. A spiegarlo è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che nella conferenza stampa convocata alla fine del Cdm illustra nel dettaglio il piano Mattei. “C’è poi un’apposita struttura di missione – aggiunge – e questa accelerazione e strutturazione del tema del piano Mattei è preliminare a tutta la serie di iniziative per l’Africa che stiamo portando avanti”. “La strategia è unica”, osserva la premier

“Vogliamo lavorare con il continente africano ad progetto che sia ulteriormente portatore di benefici perché i nostri interlocutori aspettano la nostra presenza”, dice il vicepremier Tajani. L’Italia può essere il portabandiera di un progetto europeo a partire dal piano Mattei. Il decreto contiene gli elementi giuridici con cui si deve elaborare un piano che su cui stiamo lavorando da tempo, il piano ha una durata di 4 anni e può essere aggiornato prima della scadenza. la cabina è convocata dal premier oppure dal ministro degli Esteri, per la partecipazione non ci sono altri gettoni o emolumenti. La cabina lavorare con i Paesi africani e si avvarrà di una struttura di missione”.

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