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sabato, Aprile 20, 2024
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Polemica sul Jova Beach Party, scontro tra ambientalisti e il cantante: “Siete degli econazisti”

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Non accenna a placarsi la polemica sul Jova Beach Party: dopo aver dato degli ‘econazisti’ agli ambientalisti che criticano la sua scelta di suonare davanti a migliaia di persone sulle spiagge, Lorenzo Cherubini – che ha ‘lucchettato’ il suo profilo twitter – risponde al geologo Mario Tozzi, che su La Stampa, in una lettera aperta al cantante, ha spiegato che “concerti con 50mila persone non sono sostenibili da alcun sistema naturale”.     “L’altro giorno – scrive su Facebook ‘Jova’, rispondendo al divulgatore scientifico e invitandolo a una data del suo Jova beach party – ho chiamato ‘econazisti’ quei mitomani pericolosi che polarizzano violentemente la grande questione dell’ecologia dentro a piccoli brand personali non accreditati se non da loro stessi e dai like rimediati a vanvera.

Li ho chiamati econazisti perché essi lo sono”: Si apre così il lungo post con cui Jovanotti su Facebook risponde al professor Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, che in una lettera aperta indirizzata proprio a Lorenzo Cherubini, e pubblicata ieri sul quotidiano La Stampa, sostiene che i “concerti con 50mila persone non sono sostenibili da alcun sistema naturale”.

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Li ho chiamati econazisti perché essi lo sono”.     Sono 20mila le firme sotto la petizione, su change.org, per dire ‘No ai grandi eventi su spiagge e siti naturali’, lanciata da associazioni ambientaliste e animaliste come Enpa, Lav, Marevivo Onlus e Sea Shepherd Italia. La replica di Jovanotti, però, è diretta al professor Tozzi: “Seguo il tuo lavoro di scienziato e di divulgatore da tanto tempo e mi ricordo quando nel 2019 hai difeso le nostre feste in spiaggia, non capisco quindi cosa sia cambiato nel frattempo. Tutto è stato fatto bene in collaborazione con Wwf (io non ho competenze specifiche, loro ne hanno), anzi ancora meglio. Abbiamo tutti i permessi delle autorità competenti, locali, regionali e nazionali”. In particolare, “le spiagge dove suoniamo sono luoghi popolari sempre pieni di gente”, dove “le ruspe ci passano quasi tutte le mattine da maggio a ottobre anche senza JovaBeach”. Anzi, “la spiaggia di Lido di Fermo non é più ‘naturale’ di Hyde park o del prato di San Siro”. Per quanto riguarda le polemiche animaliste, “non andiamo mai, nemmeno una volta, – scrive Jova, che farà tappa con il suo show il 12 e 13 agosto a Roccella Jonica – in luoghi dove c’è la possibilità di nidificazione del fratino o presenza di caretta caretta o altre specie animali o vegetali protette”.     “Io davvero, per quello che ho potuto verificare e fidandomi di gente esperta che ci affianca in questa avventura, non ho niente di cui pentirmi” sottolinea ancora l’artista, per il quale “fare di JBP un bersaglio ecologista è semplicemente assurdo, perché la verità è proprio che noi siamo la più grande iniziativa che parla di ambiente mai fatta in Italia. Questa cupezza da ‘santa inquisizione’ che qualcuno vuole infondere al tema ambientale usando JBP è controproducente – le sue conclusioni – soprattutto per l’ambiente”.     Da parte loro, le associazioni ambientaliste ricordano che per gli show di Roccella Jonica i permessi ci sono, tutto è legale e regolare, ma “movimentare migliaia di metri cubi di sabbia per rendere fruibile la spiaggia a migliaia di persone, oltre a distruggere dune, piante pioniere ed ecosistemi diversi, è pericoloso per la stabilità dell’arenile”. E su twitter molti abbinano la scelta di chiudere il profilo alle polemiche sul Jova beach Party: “Sei Jovanotti e invece di proteggere le spiagge proteggi i tuoi tweet”, l’accusa al cantante, 3,7 milioni di follower.

  • Non c’è ombra di pregiudizio nella mia analisi

    specifica Tozzi che poi arriva dritto al punto: anche lui ama coniugare natura e cultura, musica e paesaggio e più volte ha preso parte ad eventi in luoghi particolari come le grotte di Castellana o alcune spiagge della Sardegna ma – perché c’è un ma:

    il problema non sta nella manifestazione in sé ma negli impatti che, come si vede chiaramente nelle foto del JBP (Jova Beach Party n.d.r) dall’alto, sono dirompenti, semplicemente per il numero di persone che vi partecipano. Un conto sono 100 persone, un altro 50mila.

    Ma la forza di Tozzi sta nel parlare – dati scientifici alla mano – di quello che davvero accade in una qualsiasi spiaggia “invasa” dall’uomo, un aspetto davvero poco noto:

    Un recente studio del Cnr ha stimato che dalle spiagge del Parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena ogni bagnante che passa una giornata al mare porta via con sé, volente o nolente, dai 50 ai 100 grammi di spiaggia. Lo studio è stato elaborato per la famosa spiaggia di Budelli che veniva sistematicamente depredata delle sue sabbie rosa e che è stata chiusa all’accesso proprio perché comunque 10 bagnanti trasportavano – inconsapevoli – almeno un chilo di sabbia al giorno. Moltiplica questa cifra per le tue 10mila o 50mila persone e vedi a che montagna di sabbia si arriva, senza contare che si balla e ci si agita aggiungendo erosione ad erosione.

    La prima critica di Tozzi, dunque, fa riferimento ai numeri davvero troppo elevati di persone che partecipano allo show. Numeri spiegati in maniera molto chiara e che si considerano assolutamente non sostenibili da nessun sistema naturale, soprattutto se fragile.

  • Ma non è tutto, Tozzi ricorda anche che:

    Le linee di costa sono quanto di più delicato esista sul pianeta e sono compromesse soprattutto in Italia. Oggi le nostre coste sabbiose sono spesso in via d’erosione. (…) In Italia circa il 40% delle spiagge è sottoposta ad un’erosione costante e l’esito di questo processo è che rischiano di andare perdute se non si interviene incisivamente.

    Poi l’esperto parla dell’uso malsano che facciamo delle spiagge in Italia e della situazione delle dune:

    La duna è stata cancellata ormai su quasi tutte le decine di migliaia di chilometri del confine marino. (…) Solo il 29% delle coste italiane, circa 2200 ettari, è libero da insediamenti e può essere considerato un paesaggio integro. Il 60% è già stato oggetto di un’occupazione intensiva che ha portato alla cancellazione della duna e della macchia, sostituite da costruzioni a tappeto. (…)

    Le coste sono un patrimonio che noi diamo per scontato

    Forse il passaggio più bello della lettera di Tozzi a Jovanotti ci ricorda qualcosa di estremamente importante:

    Le coste sono un patrimonio che noi diamo per scontato ma che sta andando perduto senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Non sembra poi una delle migliori idee passare con le ruspe prima dell’evento o imporre un mega palco di quelle dimensioni, con tutte le opere temporanee ma pesanti che richiede.

    Tozzi smonta anche il mito che si possa compensare quanto fatto prima, giustificazione che spesso Jovanotti (e chi lo sostiene) ha dato per difendere il proprio evento:

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