«Giornalisti bravi e coraggiosi, che hanno saputo raccontare storie difficili cogliendo il dramma delle persone e con esse tutte le implicazioni di bene».
Sono i vincitori del Premio giornalistico nazionale Natale Ucsi 2018 promosso dall’U.C.S.I. (Unione Cattolica Stampa Italiana) di Verona, ovvero Maddalena Bonaccorso di Panorama (vincitrice del Premio Ucsi – Fondazione Cattolica alla Stampa), Massimiliano Chiavarone di Rai – Tg2 Storie (Premio Ucsi – Fondazione Cattolica alla TV), Lorenzo Sbolgi di Mia Radio Siena (Premio Ucsi – Fondazione Cattolica alla Radio), Davide Santandrea de Il Nuovo Diario Messaggero (Targa Athesis per under 30), Maria Elefante di Famiglia Cristiana (Il genio della donna, premio speciale del Banco BPM-Banca Popolare di Verona), premiati questa mattina nella Sala Arazzi del Comune di Verona, dove è stato assegnato anche il premio speciale della giuria “Giornalisti e società: la professione giornalistica al servizio dell’uomo” alla giornalista di Repubblica Federica Angeli, intervenuta con un contributo video.
I vincitori hanno ricevuto un riconoscimento in danaro e una scultura in argento del maestro orafo veronese Alberto Zucchetta (con riproduzione in bassorilievo dell’effigie di Cangrande della Scala) e una bottiglia di Amarone della Cantina Valpolicella di Negrar – DOMINI VENETI (partner dell’iniziativa insieme a Tipografia La Grafica Editrice), pregiata espressione della tradizione enologica della Valpolicella, nell’edizione limitata che ne celebra gli 85 anni di attività.
Il Premio, dedicato alla memoria del giornalista veronese Giuseppe Faccincani, gode del sostegno di Fondazione Cattolica Assicurazioni, la partecipazione di Banco BPM – Banca Popolare di Verona e il patrocinio dell’U.C.S.I.,Comune di Verona, Ordine Nazionale dei Giornalisti, Ordine dei Giornalisti del Veneto, e ancora l’apporto della società editrice Athesis e dell’Ufficio Regionale Comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale del Triveneto.
La cerimonia si è aperta con un minuto di silenzio in ricordo di Antonio Megalizzi, giovane vittima della strage di Strasburgo, «che con coraggio e passione si affacciava alla professione di giornalista, portando nel cuore il sogno dell’Europa», ha ricordato il presidente di Ucsi Verona Stefano Filippi, esprimendo solidarietà verso i colleghi del Messaggero di Sant’Antonio con il contratto di lavoro a rischio, e insieme la necessità di una carta stampata più vocata ad approfondimenti che sappiano andare oltre la “nuvola digitale”.
«In queste 24 edizioni, il Premio Natale Ucsi ha portato alla luce uno spaccato completo di tutte le fragilità umane e sociali (dai “poveri della tavola” agli handicap che nel tempo diventano malattie croniche) – ha detto il presidente della giuria don Bruno Cescon – e della fitta rete di bene e volontariato che attorno ad essere si è tessuta. In tal senso voglio rinnovare un plauso a questa nostra regione del Triveneto, che rivela una capacità del costruire al servizio della persona sempre rari». «Cose belle», insomma, «di cui la vita è feconda, e che questo premio ha il pregio di ricordarci», ha commentato il primo cittadino di Verona Federico Sboarina, augurando tante “buone notizie” anche per l’anno che verrà.
Intervenuti anche don Maurizio Viviani, in rappresentanza del Vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti, Piergiorgio Zingarlini, responsabile per il Terzo Settore ed Enti Religiosi di Banco BPM-Banca Popolare di Verona, Paolo Bedoni, i consiglieri dell‘Ordine nazionale dei giornalisti Lucio Bussi e dell’Ordine regionale del Veneto Giovanni D’Alessio, e ancora Paolo Bedoni, presidente di Fondazione Cattolica, secondo il quale «sostenere la stampa significa sostenere professionisti che ci spiegano la differenza tra valori e disvalori: un valore come la paura e un disvalore come il coraggio, ad esempio, il valore della solidarietà e il disvalore dell’egoismo». Idea ripresa anche dall’amministratore delegato del Gruppo Athesis Matteo Montan, che ha sottolineato il ruolo dell’editore nella valorizzazione dell’informazione sia attraverso la lotta alle fake news sia attraverso iniziative solidali che portino alla conoscenze delle realtà di bene che operano nella società.
I PREMI NEL DETTAGLIO:
Premio UCSI – Fondazione Cattolica alla Stampa a Maddalena Bonaccorso di Panorama, per l’articolo “Nel nome del padre (e di un amico vero)”: storia del figlio disabile di uno dei carabinieri uccisi nel 2003 a Nassirya (il maresciallo Filippo Merlino), che grazie al sostegno della madre e di un amico carissimo ha trovato il coraggio di non arrendersi alla malattia, fondando una squadra di hockey in carrozzella e aprendo un negozio di articoli sportivi.
Premio UCSI – Fondazione Cattolica alla Televisione a Massimiliano Chiavarone, per il servizio trasmesso dal programma Rai Tg2 Storie, dal titolo “Sindrome da isolamento”: il crescente fenomeno dei ragazzi chiusi e isolati in se stessi, che spesso abbandonano la scuola e sviluppano una dipendenza da computer e internet con aspetti drammatici che portano a episodi di autolesionismo e violenza.
Premio UCSI – Fondazione Cattolica alla Radio a Lorenzo Sbolgi, di Mia Radio Siena (emittente dell’arcidiocesi senese), vincitore con il servizio “Quei ragazzi sportivamente abilissimi”: serie di interviste ad atleti celebri e non, che hanno trasformato la propria disabilità in una risorsa attraverso lo sport.
Premio speciale “Targa Athesis”, del Gruppo Editoriale Athesis, per giovani under 30, a Davide Santandrea de Il Nuovo Diario Messaggero (settimanale diocesano di Imola), autore dell’articolo “Premio Nobel. Da Imola a Bukawu il passo è breve” sull’impegno dell’Oratorio San Giacomo di Imola, che da anni contribuisce a sostenere l’ospedale fondato in Congo dal dottor Denis Mukwege, premio Nobel per la pace 2018, primo centro in Africa che cura le donne vittime di violenza.
“Il genio della donna”, di Banco BPM – Banca Popolare di Verona, a Maria Elefante, per l’articolo pubblicato su Famiglia Cristiana “Io mamma mi ribello”: storia di Maria Luisa Iavarone, il cui figlio è stato ridotto in fin di vita da una baby gang di Napoli e che, in luogo del risentimento, tende una mano ai bulli di strada che “non hanno mai avuto una famiglia”.
Premio speciale della Giuria “Giornalisti e società: la professione giornalistica al servizio dell’uomo”, della CET – Conferenza Episcopale del Triveneto, a Federica Angeli, giornalista di Repubblica (e madre di famiglia), che da anni vive sotto scorta per aver denunciato i clan malavitosi di Ostia dai quali è stata minacciata.
«Sono davvero felice di sapere che esiste una collettività, soprattutto nella nostra categoria, che mi sta accanto attraverso questi riconoscimenti», ha fatto sapere la giornalista in diretta streaming, «chi vive la mia situazione da anni, sa che esiste un noi pronto a spalleggiarla, anche attraverso queste iniziative. Dove si attinge il coraggio per continuare a fare il proprio lavoro nonostante le intimidazioni (mi è stato chiesto)?. Il coraggio lo danno anche questi riconoscimenti, ma lo trovo soprattutto nella voglia di vedere a tutti i costi questo mondo ribaltato, e nella certezza che, se pur in questo paese, la verità e giustizia arrivano con molta lentezza, alla fine arrivano. Per una donna è certamente più difficile reggere alle pressioni. Parlare di mafia, affrontarla e scriverne, in Italia forse è ancora considerata un po’ più una esclusiva dell’uomo. La difficoltà di questi anni, per me, è stata quindi nella conquista di una credibilità. Oggi a minacciare il nostro lavoro – ha proseguito Angeli, senza peli sulla lingua – non sono solo le intimidazioni dei mafiosi, ma anche la politica, le querele bavaglio. Purtroppo stiamo andando in una direzione in cui la nostra categoria è vista come una casta. Quando invece lavoriamo tantissime ore al giorno, paghiamo in termini di libertà e di paura, che sono l’altra faccia della medaglia del coraggio. Sarebbe quindi auspicabile un po’ più di rispetto per la nostra categoria». Infine un suggerimento ai giovani che si accostano alla professione: «Il rispetto che dobbiamo ai lettori è raccontare loro la verità da noi accertata, senza filtri o distorsioni. E avere il coraggio di scavare fino in fondo. La curiosità che anima un cronista non si deve fermare alla superficie, ma deve arrivare al cuore della notizia, e possibilmente creare una coscienza sociale. La forza e coraggio di andare avanti e guardare negli occhi chi vuole farti del male si trova nella consapevolezza che a vincere non è sempre il male. E la mia esperienza questo in fondo ci racconta. Sono passati 5 lunghi anni da quando chiamavo mafia i gruppi romani, e finalmente quest’anno è arrivato l’arresto per questi clan. La giustizia arriva sempre, con lentezza, ma arriva. L’arte dell’attesa è il segreto per trovare il coraggio di continuare a sostenere le proprie tesi».

