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giovedì, Dicembre 5, 2024
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Racket della camorra sugli ospedali a Napoli, stangata bis per i Cimmino e l’Alleanza di Secondigliano

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La longa manus dei clan negli appalti ospedalieri. Si è concluso il processo d’appello nei confronti del gotha del clan Cimmino del Vomero e anche in secondo grado vi è stata una pioggia di condanne per il gruppo fino a qualche anno fa retto da Luigi Cimmino prima di passare dalla parte dello Stato. Le condanne rappresentano la prima diretta conseguenza dell’inchiesta dei sostituti procuratori Celeste Carrano, Henry John Woodcock e Francesco Raffaele, sugli appalti assegnati in diversi importanti ospedali del capoluogo partenopeo sui quali si sarebbero allungate le mani della camorra.

L’ex boss ha rimediato 18 anni e tre mesi. Piccolo sconto per il capo del braccio militare del clan, Andrea Teano che è stato condannato a 19 anni e quattro mesi mentre l’altro reggente, Andrea Basile, si è visto confermare la condanna inflitta in primo grado (18 anni e quattro mesi). Confermati i 14 anni anche per Giovanni Caruson mentre il figlio dell’ex boss, Diego Franco Cimmino ha rimediato 7 anni di carcere. Tra le riduzioni vi è quella per il ras Salvatore Arena che passa da 10 anni e 10 mesi a 9 anni e quattro mesi (difeso da Giuseppe Milazzo e Immacolata Romano) mentre un altro risultato degno di nota è l’assoluzione di Eduardo Fiore (difeso da Leopoldo Perone e Lumeno Dell’Orfano) dall’accusa di associazione e condannato a quattro anni.

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Condanna confermata anche per il ras di Miano di sopra Gaetano Cifrone (per lui condanna a sei anni in primo grado), Ciro Brandi si è visto invece confermare la condanna a tre anni e sei mesi, Giovanni Cirella sei anni e quattro mesi, Cosimo Fioretto cinque anni e sei mesi ma con esclusione del l’aggravante dell’associazione, Vincenzo Pone 8 anni e dieci mesi, Fabio Rigione 4 anni e otto mesi con concessioni delle attenanti generiche equivalkenti alle contestate aggravanti, Benito Grimaldi 4 anni e otto mesi, Francesco Luongo sei anni,  Gaetano Martino 11 anni e 10 mesi, Giovanni Napoli che passa da otto anni a sei anni e dieci mesi (difeso dall’avvocato Antonietta Genovino), Salvatore Pellecchia 10 anni e quattro mesi e Domenico Pellino a cinque anni e quattro mesi. Condanna confermata per Luigi Visone a sei anni, Mariangela Russo passa da sei anni e dieci mesi a cinque anni e sei mesi, Raffaele Somma passa da 9 anni e quattro mesi a 8 anni e otto mesi, Raffaele Sacco (classe 1977) e Raffaele Sacco (classe 1968) entrambi passano da 11 anni e otto mesi a 6 anni e due mesi mentre Antonio Pesce rimedia 4 anni e sei mesi.

Le accuse della procura contro i Cimmino

Secondo l’accusa, i funzionari “cucivano” gare d’appalto su misura per imprese in stretti contatti con il clan Cimmino-Caiazzo, incaricato dall’Alleanza di Secondigliano di taglieggiare le ditte che fornivano servizi per quelle strutture. Lo scorso 22 ottobre la Squadra mobile di Napoli, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha notificato agli indagati le 48 misure cautelari (36 in carcere e 10 ai domiciliari, perlopiù nei confronti di dipendenti pubblici ed ex sindacalisti, e 2 divieti di dimora in Campania). I settori ai quali la camorra, secondo l’ipotesi accusatoria, imponeva la sua pressione sono i più disparati: dal trasporto degli ammalati alle onoranze funebri, dalle imprese di costruzione e di pulizie fino a quelle che si occupano della refezione e dell’installazione dei distributori di merendine e bibite. Il “pizzo” sarebbe stato versato anche dai parcheggiatori abusivi.

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