Tre arresti per il raid avvenuto lo scorso 13 maggio in un locale di Sant’Antimo: nel corso di una sparatoria all’interno della risto-pescheria “Il sole di notte”, alla presenza di diversi clienti, rimase ferito il titolare Luca Di Stefano, molto attivo su TikTok.
Raid alla ristopescheria di Luca “Il sole di Notte”, arrestati boss e figlio
Le indagini della Squadra mobile e del commissariato di Frattamaggiore, dirette dalla procura di Napoli, hanno consentito di ricostruire i fatti. L’azione sarebbe stata deliberata ed eseguita come reazione a una presunta relazione sentimentale intrapresa da Di Stefano con una donna, che in precedenza sarebbe stata legata a uno degli indagati.
Nei confronti dei tre arrestati (Luigi Orefice, Michele Orefice e Pietro D’Angelo) il gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere, eseguita quest’oggi dalla polizia. Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di tentato omicidio, detenzione e porto di arma, tutti aggravati dal metodo mafioso, e di ricettazione.
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Una relazione passata non gradita al boss dietro gli spari a Luca Di Stefano, titolare della ristopescheria di Sant’Antimo ‘Il sole di notte’. Un semplice sospetto di una ripresa di quel legame causa scatenante di una spedizione punitiva in piena regola.
Il famoso pescivendolo tiktoker fu centrato di striscio il mese scorso da colpi di arma da fuoco quando due uomini, pistole alla mano, entrarono nel suo locale esplodendogli contro alcuni colpi. A distanza di un mese i presunti autori hanno un nome e cognome, si tratta di Luigi Orefice, figlio del boss Michele dell’omonimo gruppo federato ai Pezzella, e Pietro D’Angelo indicato come esecutore materiale del raid.
Nelle circa 40 pagine emerge l’incredibile retroscena dietro il raid: Michele Orefice, padre di Luigi, da tempo in una relazione con una donna avrebbe saputo dal figlio che quest’ultima continuava ad avere contatti con il suo ex fidanzato, Luca Di Stefano, cosa che scatenava la sua ira al punto da interrompere immediatamente la relazione extra coniugale con la donna in questione. Inoltre, programmava un’efferata azione punitiva nei confronti della donna e del suo presunto amante per vendicare l’affronto subito con metodi da “boss”.
Significativo il passaggio con cui il boss demanda al figlio il ‘lavoro’: la frase più eclatante è riferita alla brutalità dell’azione da compiere ai danni dell’uomo, che deve essere molto cruenta dicendo
testualmente al figlio: “Luigi fernut!”, tipica espressione criminale dialettale con la quale si lascia intendere che l’azione deve essere portata a termine con inaudita ferocia. Domani si terrà l’udienza di convalida dei due fermi.