19.1 C
Napoli
venerdì, Maggio 10, 2024
PUBBLICITÀ

Ricostruita la rete di protezione di Francesco Pio Valda, scappò a casa della nonna dopo gli spari

PUBBLICITÀ

Ricostruita la rete di protezione di Francesco Pio Valda, fermato il 21 marzo per l’omicidio Maimone. Nella giornata di ieri sono state arrestate 7 persone, accusate di aver aiutato il giovane dopo i fatti accaduti a Mergellina che costarono la vita a Francesco Pio Maimone. Ieri sono stati arrestati e condotti in carcere Salvatore Mancini, 22 anni, Giuseppe Perna, 26 anni, Pasquale Saiz, 22 anni e Rocco Sorrentino, 24 anni. Ai domiciliari Giuseppina Valda, 23 anni (sorella di Francesco Pio), Giuseppina Niglio, 74 anni (nonna di Francesco Pio) e Alessandra Clemente, 26 anni.

Le indagini della squadra mobile si basano sui filmati delle telecamere e sulle dichiarazioni raccolte in via Caracciolo.

PUBBLICITÀ

Sono accusati a vario titolo, di detenzione di armi comuni da sparo e favoreggiamento, reati aggravati dalle modalità mafiose previste dall’articolo 416 bis. Il provvedimento è stato emesso dal gip presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Secondo gli inquirenti, sono le persone che aiutarono Francesco Pio Valda a eludere le investigazioni, anche occultando l’arma da fuoco dopo il delitto. Valda è figlio di Ciro Valda, ritenuto affiliato al Clan Cuccaro e deceduto in un agguato di camorra nel 2013. L’attività investigativa successiva ha fatto emergere elementi a carico delle persone fermate ieri, che a vario titolo, dopo che fu commesso l’omicidio, avrebbero aiutato il ventenne ad eludere le investigazioni, anche occultando l’arma da fuoco.

La Procura traccia i ruoli, che gli indagati avrebbero avuto dopo l’omicidio in via Francesco Caracciolo nella notte del 20 marzo.

Pasquale Saiz, Giuseppe Perna, Alessandra Clemente e Giuseppina Valda avrebbero fornito a Francesco Pio Valda un “supporto immediato, consentendogli di allontanarsi dal luogo dell’omicidio e di disfarsi dell’arma utilizzata”.

Salvatore Mancini si sarebbe attivato la notte successiva: avrebbe accompagnato il ventenne in un posto sicuro e avrebbe provveduto alle due esigenze.

Quella sera Francesco Pio Valda, dopo una lite per futili motivi, sarebbe stato colpito con un calcio sferrato da un ragazzo. Subito dopo avrebbe estratto la pistola, che deteneva illegalmente per sparare e colpire Francesco Pio Maimone, che era poco più avanti insieme a un altro gruppo di ragazzi. Insomma il 19enne era estraneo alla lite. Ancora dopo Valda si sarebbe allontanato a piedi, per rifugiarsi a casa della nonna (stando a quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche). Poi si sarebbe reso irreperibile per qualche ora.

Sono tutti accusati di detenzione di armi comuni da sparo e favoreggiamento, molto probabilmente sarebbero stati loro a nascondere l’arma del delitto non ancora trovata.

Arma che quella notte del 20 marzo, così come ricostruito dagli inquirenti, ferì mortalmente il giovane pizzaiolo dopo una lite tra due gruppi di ragazzi, tra cui quello di cui faceva parte Valda che al termine dell’alterco, esplose alcuni colpi di pistola, uno dei quali arrivò a Francesco Maimone colpevole solo di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Gli agenti arrivarono a Valda, figlio di un boss del clan Cuccaro ucciso nel 2013, il giorno dopo l’omicidio proprio perchè la rete di persone, le stesse finite in manette ieri, probabilmente aveva fatto di tutto per depistare le indagini.

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Raid in strada, gambizzato il figlio del ras dei Licciardi. Il nome

Si torna a sparare a Napoli, questo pomeriggio i carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli e della stazione di...

Nella stessa categoria