La dottoressa Chirco, non senza un filo di commozione, ha raccontato il lieto fine di questa brutta avventura: «Arrivati i sanitari, il bambino ormai fuori pericolo è stato trasportato prima all’ospedale di Cittadella e successivamente a Padova, da dove il giorno dopo è stato dimesso ed è potuto tornare a casa a S. Giorgio delle Pertiche». Maria Chirco però non si sente però un eroe, dice di aver fatto solo il suo dovere, ma sottolinea quanto la tempestività molte volte sia l’arma migliore per salvare vite.
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Proprio all’esterno dell’ambulatorio la pediatra è stata costretta ad eseguire le manovre: «In sala d’attesa c’era tanta gente che ha assistito al disperato tentativo di rianimare il bimbo che, nel frattempo, si era afflosciato. Il bambino aveva gli occhi sbarrati e non c’era alcun contatto con lui. Ho immediatamente e disperatamente iniziato a praticare le manovre salvavita di respirazione naso e bocca in due serie da 15 e c’è stato un primo rigurgito». «Era stato un momento solo, però, in quanto il piccolo non dava altri segnali positivi. La madre era entrata in panico – ammette la pediatra di Camposampiero – e a quel punto, considerato che l’ambulanza non arrivava e le labbra della piccola creatura erano diventate nere, mi sono decisa a praticargli un massaggio cardiaco. Ho ripetuto la respirazione bocca e naso e, miracolo, gli occhietti del bimbo si sono mossi appena, i polmoni si erano liberati e c’erano segni di vita».
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