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martedì, Aprile 16, 2024
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Voti comprati, appalti truccati e camorra: tutti i politici di Sant’Antimo coinvolti nella bufera giudiziaria

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Un giorno che difficilmente potrà essere dimenticata quello che ha portato agli arresti di 56 persone a Sant’Antimo. Coinvolti imprenditori, tecnici comunali, politici e noti esponenti della criminalità organizzato locale. In primo piano gli ultimi 13 anni della vita politica santantimese tra campagne elettorali inquinate dalla camorra, commistione tra mala e Municipio e sfiducie ad amministrazioni decise dal clan.

Politici nel mirino dei Ros a Sant’Antimo, coinvolti 12 politici

In totale sono dodici i politici coinvolti nell’inchiesta, tra cui spiccano il senatore Luigi Cesaro, l’ex presidente del consiglio comunale Francesco ‘Pio’ Di Lorenzo ed il suo successore Salvatore Castiglione, l’ex sindaco Luigi Vergara ed il leader del centrodestra in Assise Corrado Chiariello.

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In carcere Francesco Pio Di Lorenzo e Nello Cappuccio

Dei 12 finiti nel mirino dei Ros, soltanto per Di Lorenzo e l’ex consigliere comunale Nello Cappuccio si sono spalancate le porte del carcere.

FRANCESCO PIO DI LORENZO

Si è aggravata, dunque, la posizione di Di Lorenzo che era finito agli arresti domiciliari perché coinvolto nell’inchiesta che aveva portato in arresto 5 carabinieri.

L’ex presidente del consiglio comunale di Sant’Antimo per gli inquirenti uno dei principali protagonisti della retata di questa mattina ed è accusato, tra le altre cose, di associazione a delinquere di stampo mafioso. Proprio Di Lorenzo Francesco, infatti, è colui che grazie al rapporto privilegiato con militari in servizio presso la tenenza dei carabinieri di
Sant’ Antimo ha non solo usufruito di notizie riservate ma le ha anche utilizzate a proprio uso e consumo e divulgate ad altri.

NELLO CAPPUCCIO

In carcere è finito anche l’ex consigliere comunale di centrodestra Nello Cappuccio. Cappuccio è gravemente indiziato del reato di associazione al clan Puca. E’ per gli inquirenti uno degli affiliati alla cosca che si occupa della gestione e dei rapporti illeciti con l’Ufficio Tecnico Comunale. Cappuccio è, inoltre, accusato dal collaboratore di giustizia Claudio Lamino di gestire insieme a Di Lorenzo, Luigi Puca ‘o pullier‘ e Claudio Valentino, “il rilascio di concessioni edilizie dietro il pagamento di tangenti imponendo anche la realizzazione dei lavori tramite ditte a loro riconducibili”.

ROSSELLA CATANEO

La moglie di Cappuccio, Rossella Cataneo, consigliere comunale di Forza Italia dal 2017 al 2019, è, invece, indagata perché  in concorso con altre persone, “accettavano la promessa e promettevano di procurare voti nelle elezioni amministrative del Comune di Sant’Antimo del giugno 2017”.

Politici nel mirino dei Ros a Sant’Antimo: agli arresti domiciliari 4 consiglieri comunali uscenti

Agli arresti domiciliari sono invece finiti 4 consiglieri comunali uscenti, tra cui il candidato sindaco alle ultime amministrative Corrado Chiariello.

CORRADO CHIARIELLO

Corrado Chiariello risulta destinatario dei voti derivanti dallo scambio elettorale politico-mafioso in relazione alle Comunali di Sant’Antimo del 2017 ed in particolar modo al turno di ballottaggio (25 euro a voto), che lo vedeva in competizione con Aurelio Russo. Nello specifico, venivano ‘acquistati’ voti con i soldi messi a disposizione dalla mala in cambio delle ‘porte aperte in Comune’ in caso di vittoria.

FERDINANDO PEDATA

Agli arresti domiciliari anche Ferdinando Pedata, consigliere eletto con la coalizione di Aurelio Russo e passato poi all’opposizione prima di sfiduciare lo stesso Russo nell’estate del 2019. Per gli inquirenti Pedata avrebbe ricevuto da Francesco Di Lorenzo “in accordo con Corrado Chiariello e Antimo Puca” la somma di 6mila euro per determinare con la sua firma lo scioglimento del consiglio comunale di Sant’Antimo per interessi politici del clan egemone a Sant’Antimo”.

CARMINE PETITO

Misura restrittiva anche per Carmine Petito e suo fratello Francesco. Gli elementi emersi a loro carico nell’ambito della complessiva vicenda dell’affidamento dei lavori di manutenzione delle strade comunali di Sant’Antimo alla ditte Artedile (di cui Carmine Petito è stato amministratore unico), svela, secondo gli inquirenti “il pieno inserimento nel contesto criminale dell’Ente. “Quanto detto, unitamente alla gravità dei fatti,
esasperata dal contesto che complessivamente è emerso e che ha svelato un sistema che in maniera opprimente domina e controlla il settore dell’affidamento dei pubblici appalti dal
quale si è automaticamente esclusi se non ci si vuole piegare alle metodologie imposte,
rende palese la necessità di presidio cautelare per entrambi gli indagati”. C’è da dire che il Pm aveva chiesto la detenzione in carcere per i fratelli Petito, misura restrittiva poi alleggerita con gli arresti domiciliari.

CARMINE PETITO: DA IMPRENDITORE A POLITICO

Carmine Petito ha un doppio ruolo in quest’inchiesta, anche perché nel 2017 ha smesso i panni dell’imprenditore, entrando in Consiglio comunale, dopo l’elezione in una lista a sostegno del sindaco di Sant’Antimo Aurelio Russo.

A tal proposito in un’intercettazione ambientale, spicca il possibile coinvolgimento di Carmine Petito nella sfiducia, poi concretizzatasi nell’estate del 2019, del primo cittadino Russo. In particolare nel corso della quale Pio Di Lorenzo, nel colloquiare con Chiariello Corrado riferiva proprio dell’appoggio a lui offerto da Antimo Cesaro di avvicinare Carmine Petito per ottenere l’appoggio alla sfiducia di Aurelio Russo.

ALFREDO DI LORENZO

Agli arresti domiciliari è finito anche Alfredo Di Lorenzo. In passato sindaco di Casandrino per un breve periodo e fino a qualche mese fa consigliere dello stesso Comune. Di Lorenzo risponde del delitto di simulazione di reato aggravata dalla agevolazione mafiosa, accusato di aver preso parte al confezionamento del plico contenente due cartucce calibro 12 ed una lettera dattiloscritta. Nella lettera veniva intimato al responsabile dell’Ufficio Tecnico Claudio Valentino di dare lavori ed incarichi “agli amici” con il fine di precostituire elementi utili a simulare la estraneità del Valentino alle vicende criminali in cui, viceversa, era coinvolto.

Politici nel mirino dei Ros a Sant’Antimo, indagati il senatore Luigi Cesaro e l’ex sindaco Vergara

Tra gli indagati spicca, invece, il nome del senatore Luigi Cesaro. L’esponente di spicco di Forza Italia, che in passato ha ricoperto anche il ruolo di sindaco della città di Sant’Antimo.

LUIGI CESARO

Luigi Cesaro è indagato per “avere costituito, nel tempo, in concorso con il fratello Antimo, la figura di interlocutore ed interfaccia dapprima con Pasquale Puca, poi con il figlio Lorenzo e nel recente periodo con Francesco Di Lorenzo, rapporti tra il clan Puca e la politica
locale”.

Secondo i magistrati “avrebbe concordato con esponenti dei clan camorristici, in occasione delle varie competizioni elettorali tenutesi a Sant’Antimo dal 2007 in poi, la formazione delle liste dei candidati alle cariche elettive, turbando il regolare svolgimento delle competizioni elettorali de qua finanziando in tutto o in parte le attività illecite di compravendita di voti, favorendo l’attribuzione degli incarichi di governo della città di Sant ‘Antimo a soggetti prescelti dal clan, attribuendo incarichi dirigenziali in seno ad uffici nevralgici dell’Ente locale a soggetti indicati dai predetti esponenti camorristici, ricevendo in cambio l’appoggio del clan Puca nel corso delle varie competizioni elettorali e, per le elezioni tenutesi nel giugno 2017, anche quello dei clan Verde e Ranucci a cui Di Lorenzo pure si rivolgeva per assicurare l’esito favorevole”.

E’ importante ricordare però che prima di procedere nei confronti del parlamentare, il magistrato dovrà essere autorizzato dalla Giunta Parlamentare per le autorizzazioni a procedere ad utilizzare le intercettazioni in cui ‘casualmente’ è parte in causa Luigi Cesaro.

ANNARITA BORZACCHIELLO

Nel registro degli indagati è finita anche l’ex consigliera di Forza Italia Annarita Borzacchiello. Borzacchiello si trova nella medesima situazione della collega di partito Cataneo per le quali, secondo gli inquirenti sarebbe svolta una compravendita di voti. Le due donne sarebbero state votate, in abbinata con Di Lorenzo (doppia preferenza di genere), in cambio di 50 euro per preferenza di coppia. Al termine delle consultazioni elettorali, i tre sono stati eletti in Consiglio (Di Lorenzo 1211 preferenze, Cataneo 645 e Borzacchiello 584). Nell’inchiesta sono coinvolti anche il padre (Francesco) ed il fratello (Filippo) della Borzacchiello, entrambi sottoposti agli arresti domiciliari.

CRESCENZO BENCIVENGA E SALVATORE CASTIGLIONE

Indagati i già consiglieri comunali dal 2012 al 2017 della lista civica Crescenzo Bencivenga e Salvatore Castiglione (successivamente presidente dell’Assise fino all’estate del 2019). Per favorire i due politici – sostengono i magistrati – sarebbero stati ‘acquistati’ voti. Grazie al denaro messo a disposizione da Antimo Cesaro, dopo aver ricevuto la ‘benedizione’ di Lorenzo Puca.

Va però fatto presente che non sono emersi per Castiglione e Bencivenga sufficienti elementi dai quali potere dedurre la certa partecipazione e la piena consapevolezza degli accordi tra Lorenzo Puca e Antimo Cesaro ed il loro ruolo nella consegna del denaro al fine di ottenere voti.

LUIGI VERGARA

Infine è indagato Luigi Vergara, ingegnere più volte consigliere comunale e sindaco di Sant’Antimo agli inizi del Terzo millennio. Vergara risulta indagato per “ in concorso con Lorenzo Puca, Antimo Puca, Lorenzo e Francesco Russo. Avrebbero attribuito fittiziamente la titolarità del terreno e dell’immobile ubicato in via Einaudi a Sant’Antimo alla società Russo Group.

Sul quale poi, previo abbattimento de/fabbricato preesistente, sono state realizzate 23 unità immobiliari, sempre intestate alla RUSSO GROUP s.r.l. Successivamente vendute con i proventi venivano ripartiti tra Lorenzo Puca, Antimo Puca, Lorenzo e Francesco Russo e lo stesso Vergara. Il tutto al fine di agevolare il clan Puca”.

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