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venerdì, Maggio 10, 2024
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Scommesse illegali, anche i detenuti puntavano soldi: 20mila euro dal carcere di Poggioreale

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Anche dal carcere napoletano di Poggioreale partivano le scommesse clandestine, grazie a un detenuto già incarcerato per traffico di stupefacenti. Questo è emerso dall’indagine condotta dai finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli, sotto il coordinamento della Procura di Napoli Nord, che ha portato all’arresto di undici membri di un’associazione a delinquere transnazionale. Secondo quanto riporta ANSA l’inchiesta è stata condotta con la collaborazione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Inoltre, é noto che la cattura degli indagati, dispersi tra Napoli e provincia, è stata possibile anche grazie all’utilizzo di droni forniti dalla sezione aerea della Guardia di Finanza di Pratica di Mare. Tra gli indagati anche Gaetano e Alfredo Tufo (recentemente scarcerati, difesi dall’avvocato Luca Gili)

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Nel corso delle indagini è emerso che il detenuto coinvolto, nonostante si trovasse in cella, effettuava scommesse tramite il proprio cellulare. Le Fiamme Gialle hanno scoperto ricariche effettuate da membri dell’organizzazione.

Le ricariche variavano tra 70 e 800 euro, con puntate fino a 20mila euro e vincite di circa 15mila euro.

I NOMI DEGLI INDAGATI

1. BAGNULO Riccardo

2. CIARAVOLO Bruno

3. DEL GIUDICE Diego

4. DI MATTEO Maria

5. ESTATICO Pietro

6. GALLO Viviana

7. GLIERRAZZI Raul

8. LOFFREDO Maria

9. MAROTTA Mauro

10. PASQUARIELLO Lorenzo

11. RINALDI Francesco

12. SABANOVICIUTE Zeneta

13 TUF0 Alfredo

14. TUFO Gaetano

Le quote sociali della società austriaca vennero sequestrate il 10 ottobre scorso, in seguito a numerosi perquisizioni in Italia e all’estero, insieme con il sito web e le disponibilità finanziarie e patrimoniali degli indagati, tra soldi e 14 immobili per un valore totale di 3,2 milioni di euro.
Dopo i sequestri, le indagini sono proseguite per verificare l’ampiezza del giro di scommesse; è così emerso che l’organizzazione non solo aveva una vera e propria rete di agenzie di scommesse, ma piazzava in esercizi di Napoli e provincia anche le slot machine non conformi e manomesse, oppure conformi alla legge ma scollegate dalla rete telematica dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
I vari punti di scommessa, situati tra Marano, Quarto e Napoli, erano coordinati da un referente (il cosiddetto “master”) che si occupava dell’affiliazione delle singole agenzie (dette “corner”); queste ultime erano il più delle volte munite di licenza rilasciata dalla Questura e del contratto con una società maltese titolare di concessione, ma poi erano collegate con i siti illegali messi a disposizione dalla società austriaca, circostanza che consentiva di scommettere somme superiori al limite di legge.

Le somme raccolte venivano poi suddivise e caricate sui conti di gioco di persone perlopiù nullatenenti, diverse dai reali scommettitori, e ciò per nascondere l’identità del giocatore e la provenienza del danaro.

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