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giovedì, Aprile 25, 2024
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Stesa contro i Mazzarella, stangata contro i giovani ras dei Contini

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Cala il sipario sul processo d’appello che vedeva alla sbarra le giovani leve del clan Contini ritenuti responsabili di una doppia stesa nel rione Luzzatti, roccaforte del clan rivale dei Mazzarella. Raid avvenuto nell’ottobre del 2018 con i responsabili poi bloccati dai Falchi dopo una sparatoria anche contro quest’ultimi. La Corte d’appello di Napoli (II sezione) ha ridotto le pene inflitte a Ciro Contini e ai suoi gregari, arrestati all’epoca con le accuse di  di detenzione e porto di armi (un arsenale composto anche da bombe artigianali) nonchè di tentato omicidio ai danni di due agenti di polizia.

Le condanne per il gruppo: c’era anche Ciro Contini

Secondo la ricostruzione effettuata dalle forze dell’ordine Contini, unitamente a Vincenzo De Vivo e Michele Di Mauro (figlio dello storico ras della cosca del Vasto-Arenaccia Paolo detto l’infermiere) si era reso responsabile di una stesa nella roccaforte dei Mazzarella. Ne era seguito un inseguimento con gli agenti nel corso del quale De Vivo, avrebbe esploso all’indirizzo dei poliziotti diversi colpi d’arma da fuoco a distanza ravvicinata. I due venivano poi bloccati e arrestati insieme anche a Stefano Mattarello, gestore di un’officina dove il gruppo aveva nascosto le armi. Dopo pochi mesi, attraverso una serie di intercettazione di colloqui in carcere tra Mattarello e Giuseppe Sarnataro, i magistrati erano riusciti a ricavare prove in ordine alla partecipazione al raid anche di Ciro Contini. Quest’ultimo, difeso dagli avvocati Dario Carmine Procentese e Dario Vannetiello, ha incassato sei anni (rispetto alla condanna di primo grado di 8 anni e 8 mesi). E’ andata peggio peggio a Vincenzo De Vivo che ha incassato 10 anni e 8 mesi (in primo grado era stato condannato a 14 anni) mentre pene ridimensionate anche per Mattarello (difeso da Claudio Davino) che passa da 6 anni e 4 mesi a 4 anni e 2 mesi, Di Mauro (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Giuseppe Perfetto) che incassa 5 anni (a fronte però dei 7 anni e 4 mesi del primo grado). Sarnataro invece è stato condannato a 2 anni e 6 mesi con patteggiamento: l’uomo era difeso dall’avvocato Davino e in primo grado aveva rimediato 4 anni e 8 mesi. E’ stato scarcerato.

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