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venerdì, Aprile 19, 2024
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Stop alle lezioni al sabato per risparmiare sulle bollette, l’ipotesi per le scuole

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Scuole superiori chiuse al sabato e impianti di riscaldamento fermi nel tentativo di far fronte all’aumento dei costi dell’energia, dovuti al prezzo del gas. Questa proposta è stata lanciata nelle scorse ore dal vicepresidente della Provincia di Verona con delega a Istruzione ed Edilizia scolastica, David Di Michele, e potrebbe diventare realtà già da quest’anno scolastico.

All’apertura delle scuole ormai mancano 2 settimane e una riorganizzazione improvvisa sarebbe oggettivante difficile. Come riporta il Corriere della Sera a Verona il costo dell’energia per le scuole è stato di 4,8 milioni, erano 3,5 nel 2020/2021, e ora che le stime parlano di un +60%, si potrebbero sfiorare gli 8 milioni.  “Sono cifre importanti e difficili se non impossibili da sostenere per un ente come il nostro – ha chiarito Di Michele – la settimana corta ci permetterebbe di ammortizzare costi importanti“.

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I PRIMI ‘NO’

“Non è competenza del presidente della Provincia dire come la scuola si deve e deve formare – dice Stefano Marcon, presidente dell’ente a Treviso e sindaco del Comune di Castelfranco Veneto, oltre che vicepresidente vicario di Upi nazionale – Ridurre servizi o cambiarli per risparmiare soldi non è una buona idea. Io credo che qualcuno debba intervenire a livello governativo per risolvere questa problematica che obiettivamente c’è e riguarderà tutti gli enti locali”.

UNA STRATEGIA COMUNE

“Dovremmo incontrarci tutti fare un tavolo su questo tema per scegliere una direttiva comune – dice Francesco Rucco, presidente della Provincia di Vicenza e sindaco del Comune di Vicenza – ogni proposta va approfondita, può essere una buona idea ma prevede tutta una riorganizzazione complessa, compresa quella del trasporto pubblico che probabilmente la renderà irrealizzabile”.

Il suggerimento che arriva da Verona intanto vede un’apertura possibilista da parte dell’Ufficio scolastico regionale. “La disponibilità a ragionare su questa problematica c’è – dice infatti Carmela Palumbo, direttore dell’Ufficio scolastico regionale – vanno però tenute in considerazione alcune cose: innanzitutto la tempistica, che deve essere assai veloce; la scuola sta per iniziare e non possiamo chiedere dopo due anni così duri nuovi adeguamenti in corso d’anno ai presidi. In secondo luogo, ricordo la necessità del massimo coinvolgimento dei dirigenti e delle famiglie: avere la scuola chiusa di sabato significa riorganizzare la vita di tutti i nuclei familiari. Do la massima disponibilità ad un incontro per discuterne”.

LA DIRETTIVA

La direttiva rimarrebbe comunque un’indicazione di massima, infatti, gli orari di ogni singolo istituto vengono decisi dalle scuole in autonomia. Tutto ciò andrebbe ad impattare in particolare sui 150 licei veneti.

È molto tardi, l’organizzazione è già avviata e nel nostro caso le materie di studio hanno bisogno di tempi di apprendimento distesi – dice Roberto Fattore preside del Liceo classico Maffei di Verona – l’orario prevede da 27 a 33 ore. I corsi con 33 ore dovrebbero comprimere moltissimo apprendimenti fondamentali e complicati. Non voglio sottrarmi alla provocazione dell’attualità, ma è una cosa che va affrontata con un tempo di preparazione più lungo“.

I tempi stretti sono la prima preoccupazione anche di Roberto Padrin, vicepresidente Upi Veneto, presidente della Provincia di Belluno e sindaco del Comune di Longarone. “Noi abbiamo un territorio molto complesso dal punto di vista logistico, non è semplice riprogrammare tutto. Sicuramente l’idea può averse senso ma valutata insieme al resto e mi sembra troppo tardi“.

 

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