Un’intera comunità è ancora sconvolta per la morte di Paolo Mendico, il ragazzo di 14 anni che si è tolto la vita pochi giorni fa. Una tragedia che ha scosso la cittadina del Frusinate e mobilitato istituzioni e magistratura.
A indagare sono due procure: quella ordinaria di Cassino, guidata da Carlo Fucci, e quella minorile di Roma, affiancate dagli ispettori del Ministero dell’Istruzione. L’ipotesi di reato è istigazione o aiuto al suicidio, ma al momento nessuno risulta indagato.
«Un’indagine lunga: serve tempo per capire»
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il procuratore Carlo Fucci ha chiarito i contorni di un’inchiesta che si preannuncia lunga e complessa: «Sarà un’indagine lunga, ci vorranno mesi. Non riguarda solo la scuola: bisogna ricostruire i rapporti familiari, le amicizie, i luoghi frequentati da Paolo, compresa la musica che amava. Solo così avremo un quadro completo».
Gli investigatori stanno analizzando ogni aspetto della vita del ragazzo: ambiente scolastico, relazioni personali, uso dei social, eventuali segnali pregressi. Si vuole comprendere se ci siano state pressioni, parole, atteggiamenti che possano aver spinto Paolo a un gesto tanto drammatico.
Il tema del disagio scolastico
Nei giorni successivi alla tragedia, si era parlato di un possibile isolamento a scuola. Tuttavia, il procuratore Fucci invita alla cautela: «Ho chiesto di verificare chi fosse presente ai funerali. I compagni c’erano, non tutti, ma una parte consistente. Anche altri studenti hanno partecipato al lancio dei palloncini. Non voglio si generalizzi né si demonizzi un’intera comunità».
Un’indagine nel dolore
Mentre proseguono gli accertamenti, il dolore della famiglia e il silenzio della comunità rendono ancora più forte l’urgenza di fare chiarezza. Il caso di Paolo Mendico, purtroppo, si inserisce in una serie di episodi che negli ultimi anni hanno riportato al centro dell’attenzione il tema del benessere psicologico dei giovani.
Nel frattempo, gli inquirenti continuano a lavorare senza sosta per cercare risposte. La verità, spiegano, non arriverà in fretta. Ma è necessaria. Non solo per rendere giustizia, ma per comprendere e – forse – prevenire tragedie simili.