La candeggina messa nelle ampolle dell’acqua e del vino. Questa è terza grave intimidazione che subisce Don Felice Palamara, parroco di Pannaconi, frazione di Cessaniti, nel vibonese. Già per due volte, nell’ultimo mese, la sua auto è stata danneggiata. Sono diverse le lettere di insulti il sacerdote che sta ricevendo, ormai dalla scorsa estate. Missive in cui viene preso di mira anche il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Attilio Nostro. Ora un tentativo di avvelenamento.
Nel corso della celebrazione don Felice ha avvertito uno strano odore al momento in cui ha accostato il calice alla bocca, infatti, ha deciso di chiamare i carabinieri. Il parroco ha chiesto l’analisi del contenuto delle ampolle ed è stata così scoperta la candeggina. Per lui è stata disposta la vigilanza radiocontrollata e gli investigatori stanno visionando le immagini di alcune telecamere per individuare chi può essere entrato in chiesa per manomettere le ampolline.
LA RISPOSTA DI DON FELICE
La mia vendetta
si chiama amore,
il mio scudo
perdono,
la mia armatura
misericordia.
Il mio agire sarà l’ accoglienza,
la mia parola la preghiera,
il mio gesto un cuore aperto,
la mia battaglia il loro cambiamento.
Non mi soffermo
agli ostacoli,
né mi lascerò impaurire
dal buio,
perché al di là di tutto
chiunque sia,
qualsiasi cosa è stata fatta
per me è, e rimane
quel fratello solamente d’ amare,
anche se la giustizia dovrà
fare il suo corso.


