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giovedì, Aprile 25, 2024
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Visita in carcere di Verdi e Radicali, incontro anche col re delle ecomafie Cipriano Chianese

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Visita in carcere degli esponenti del partito radicale. Come riporta una nota ufficiale diffusa a mezzo stampa, i radicali hanno incontrato i detenuti della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Nulla di strano visto che da sempre il partito fondato da Marco Pannella si è interessato alla vita delle persone detenute. La cosa particolare è che i radicali, accompagnati dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli, hanno mostrato solidarietà all’avvocato Cipriano Chianese, re delle ecomafie.

Ecco il comunicato diffuso dai Radicali Napoli

A 35 anni dell’arresto di Enzo Tortora, incontriamo i detenuti della Casa Circondariale di Santa Maria Capua l’etere (CE). Il Presidente Antonello Sannino e il compagno Silvestro Gallipoli, accompagnati  in occasione della mobilitazione nazionale indetta da Radicali Italiani per il 35° anniversario dell’arresto di Enzo Tortora, hanno scelto di fare visita ai detenuti della Casa Circondariale (C.C.) ” F.Uccella” di Santa Maria Capua Vetere. La C.C. si presenta come una struttura moderna dove, però, non vengono sfruttate a pieno le potenzialità dei senti, soprattutto, si segnala un grosso e inverosimile, ma ormai storico, problema strutturale: manca l’allacciamento alla reta idrica con seri problemi di qualità organolettica dell’acqua di pozzo utilizzata. Le altre problematiche rilevate, oltre a quelle strutturali e di organico della polizia penitenziaria e degli educatori, sono: la scarsità di attività comuni, gli insufficienti spazi di socializzazione per i detenuti, e le conseguenti difficoltà per i detenuti, costretti a passare il tempo inattivi. A ciò si aggiunge l’eccessiva restrizione nelle possibilità di spesa e il peso della burocrazia che rende ancora più afflittive le condizioni del carcerato. Nel corso della visita, la delegazione della “Ernesto Rossi” ha incontrato, tra gli altri detenuti, anche l’avv. Cipriano Chianese, già proprietario e gestore della discarica Resit di Giugliano, per la quale è stato coinvolto in un processo, attualmente in fase di appello, con rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, che lo vede imputato, insieme ad un intero sistema, dalla Provincia di Napoli, al Commissariato per l’Emergenza Rifiuti della Regione Campania, fino a vari professionisti. Ci auguriamo che lo Stato, incapace magari di individuare le responsabilità dei singoli esponenti della classe dirigente, non sia alla ricerca di “capri espiatori’, così come potrebbe essere nel caso dell’avv. Chianese, condannato in primo grado a 20 anni di carcere, già inquisito nel noto processo “Adelphi” nel 1994, e Assolto con formula piena dall’accusa di 416 bis, smaltimento rifiuti ed altro. Dopo la condanna in primo grado nel processo Resit, a luglio 2016, è stato associato al carcere di Santa Maria Capua Vetere per la sua presunta appartenenza al clan dei casalesi, testimoniata da un pentito come attiva fmo al 1996. Da allora, ogni richiesta di misure alternative è stata respinta. Nel processo Resit, come in altri casi (Xylella, Balia Capua solo per menzionare i più recenti e noti), la “prova scientifica”, anche se supportata da Enti ed esperti di provata autorevolezza, non ha trovato la stessa dignità processuale rispetto a ricostruzioni di stampo più mediatico, seppur non corroborate dai fatti. Ancora una volta si è sottovalutato il valore dei dati tecnici. La vicenda Chianese, pertanto, non può rappresentare la soluzione sia giudiziaria, che politica, per condannare una intera classe dirigente che non ha saputo realizzare un ciclo virtuoso dei rifiuti provocando, in tal modo, le ricorrenti “crisi rifiuti” che hanno funestato la Campania negli ultimi decenni.

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LA DIFESA SINGOLARE

E’ singolare il fatto che ‘il capo’ dei Verdi campani difenda un personaggio inquisito nei processi più importanti inerenti l’inquinamento della terra dei fuochi.

Il processo, che vede imputato l’inventore delle ecomafie legate al clan dei Casalesi, è attualmente in fase d’appello con rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. “Nel processo Resit la prova scientifica, anche se supportata da Enti ed esperti di provata autorevolezza, ha trovato la stessa dignità processuale rispetto a ricostruzioni di stampo più mediatico, seppur non corroborate dai fatti. Ancora una volta si è sottovalutato il valore dei dati tecnici”, scrivono i Radicali, augurandosi che “lo stato, incapace di individuare le responsabilità dei singoli esponenti della classe dirigente, non sia alla ricerca di capri espiatori, così come potrebbe essere nel caso dell’avvocato Chianese”.

 

Ma dall’ultima perizia emerge come per anni la discarica Resit di Giugliano, gestita da Chianese, abbia accolto rifiuti di ogni genere. 

https://internapoli.it/resit-confermato-il-disastro-ambientale-a-giugliano-la-relazione-choc-dei-periti/

 

LA VICENDA GIUDIZIARIA

Ricordiamo, inoltre, che Cipriano Chianese è stato condannato a 20 anni di carcere

 

Disastro ambientale a Giugliano, slitta la sentenza sulla discarica Resit

LE DICHIARAZIONI DI BORRELLI

Nel suo comunicato diffuso su Facebook Borrelli non fa nessun riferimento alla vicenda Chianese, non confermando nè smentendo:
“Oggi sono stato al carcere di Santa Maria Capua Vetere per un sopralluogo accompagnato da una delegazione dei #Radicali #Italiani. Sono notoriamente uno uomo che vuole legalità e ordine ma anche giustizia e quindi verifico periodicamente le condizioni dei carceri in #Campania. Durante la visita abbiamo verificato i problemi dei carcerati e della polizia penitenziaria e oltre a una serie di stroiche questioni di vivibilità (tra cui il mancato allaccio dell’acqua quando fu realizzato il penitenziario) mi ha colpito in particolare che tutti si lamentano delle speculazioni delle ditte che forniscono il sovravitto cioè i prodotti extra che i detenuti possono acquistare per il loro benessere personale. In particolare cibo, indumenti e prodotti per il corpo. Spesso la roba che queste aziende gli mandano previo pagamento sono scaduti o di scarto e costano il triplo o anche il quadruplo rispetto ai prezzi di mercato. Una vicenda di speculazione vergognosa e vigliacca che ho intenzione di approfondire. Chi è detenuto deve scontare la propria pena in un regime di sicurezza e di restrizione seria della libertà ma allo stesso tempo se non vogliamo che questi detenuti escano peggio di come sono entrati non dobbiamo permettere vicende del genere che li spingono solo a pensare che lo Stato non è meglio di loro. Sono stato anche nei padiglioni dei camorristi e ho conosciuto un ragazzo di 28 anni gà da 6 anni detenuto. Questo ragazzo di Mondragone vive con la massima serenità i 30 anni che deve scontare al fresco perchè ha commesso crimini orrendi ma nel suo sguardo e nelle parole che ci siamo scambiati non ho notato alcun pentimento ma semplicemente l’accettazione di un destino segnato fin da giovane per le realtà sociale e le famiglia dove è nato e cresciuto. Per questo porterò avanti con ancora maggiore determinazione la mia battaglia per levare da subito la patria potestà alle famiglie di camorristi. Per dare una speranza di vita diversa a questi ragazzi bisogna sottrarli sin da piccolissimi a questi genitori che li mettono al mondo non per amore ma per manovalanza”.

LA PRECISAZIONE

Il consigliere regionale ci ha inviato un comunicato per spiegare la sua posizione
“Nel riportare la notizia della mia visita ispettiva nel carcere di Santa Maria Capua Vetere insieme ai radicali del Club Ernesto Rossi c’è un evidente inesattezza quando si parla di una mia presunta difesa dell’avvocato Cipriano Chianese.

E’ vero, come giustamente riportato nel comunicato del Club Ernesto Rossi, che ho accompagnato i radicali nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’anniversario dell’arresto di Enzo Tortora, ma è vero anche, sempre come precisato nello stesso comunicato, che ad avere un colloquio con Chianese sono stati i radicali e non io che ho preferito incontrare altri detenuti, denunciando anche gli aumenti ingiustificati sui prodotti in vendita nel carcere, come ho scritto in un post che è stato ripreso anche nell’articolo di internapoli.it. Tengo anche a specificare che al signore in questione non ho espresso ne prima ne adesso alcuna solidarietà o sostegno.

Pur avendo a disposizione il comunicato del Club Ernesto Rossi e il mio post, entrambi pubblicati, s’è voluta ugualmente fare una forzatura scrivendo che io avrei dato la mia solidarietà a Cipriano Chianese, cosa del tutto inesatta”.

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