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giovedì, Maggio 9, 2024
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“Vicenda poco chiara”, il giudice riapre il caso sul suicidio in carcere di Gilda Ammendola

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Morta misteriosamente nell’istituto di pena Fleyry-Mèrogis di Parigi, il nome di Gilda Ammendola spunta tra le carte di un’inchiesta per traffico di stupefacenti e il gip di Napoli riapre il fascicolo sul decesso della ragazza, trattato finora come un suicidio. Secondo il giudice “la vicenda è poco chiara”. Adesso si attende la risposta della Procura di Roma che si occupa dell’inchiesta.

Gilda Ammendola morta in cella, riaperto il caso: la tesi del suicidio non ha mai convinto i familiari

La 32enne di Ercolano, in provincia di Napoli, fu trovata impiccata all’interno della sua cella a gennaio. La storia del suicidio non ha mai convinto la famiglia che si rivolse a un avvocato, Domenico Scarpone, che presentò un esposto per fare luce su quella morte che appariva misteriosa. Quasi come se il suicidio fosse stato una messa in scena e che, in realtà, la ragazza fosse stata uccisa da qualcuno in carcere.

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L’ingresso in carcere risale al 21 gennaio con una telefonata con cui la ragazza chiedeva alla famiglia l’invio di effetti personali. A distanza di poche ore, però, la famiglia ricevette una seconda chiamata con cui un funzionario del carcere informava che Gilda si era suicidata in cella. L’inchiesta per far luce sul decesso è stata riaperta proprio dopo l’indagine che si è incrociata con la vicenda di Gilda Ammendola. Si tratta di un’inchiesta su un presunto gruppo di narcotrafficanti che importava chili di stupefacenti dall’Africa all’Europa. Proprio nelle carte spunta il nome della 32enne.

Era 10 luglio del 2021 presso l’aeroporto parigino atterrò il volo 4Z163 partito da Lusaka, in Zambia, e con destinazione finale Lione. Parigi era solo uno scalo intermedio come quello precedente di Johannesburg, questo, tuttavia, non impedì ai doganieri di procedere a un controllo sui bagagli dei passeggeri, tra cui c’erano la Ammendola e un uomo. I controlli portarono alla scoperta dello stupefacente, diviso in otto panetti, custodito all’interno di due valigie di proprietà dell’uomo. Con la droga furono vengono trovati anche alcuni effetti personali della Ammendola, motivo per cui anche lei fu arrestata. I due furono trasferiti in carcere il 14 luglio e le loro strade si divisero.

I sei viaggi in Africa

Si è scoperto che Gilda Ammendola è stata detenuta fino al marzo del 2022 quando, su istanza dei suoi legali, fu rilasciata, sebbene sottoposta alla sorveglianza speciale presso la sua abitazione a una ventina di chilometri da Parigi. È in quella casa che avrebbe atteso la sentenza definitiva che, a fine gennaio di quest’anno, le ha riaperto le porte del carcere. Il tragico epilogo della sua storia è noto. Dai timbri sul passaporto della Ammendola, gli investigatori francesi scoprirono che nei 18 mesi precedenti al suo arresto, in ben 6 occasioni, si era recata in Africa facendo poi ritorno a Parigi passando, in almeno 5 occasioni, per Johannesburg.

L’indagine della Finanza s’innesta qui. La ragazza potrebbe aver svolto il ruolo di reclutatrice. Selezionava donne che potessero trasformarsi in corrieri della droga spacciandosi per turiste. Il sistema usato era quello delle valigie con il sistema del doppio fondo. Il tutto per compensi variabili dai due ai quattromila euro a viaggio. Un’inchiesta che potrebbe fare luce anche sul perché la 32enne abbia trovato la morte in carcere.

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