16.5 C
Napoli
venerdì, Aprile 26, 2024
PUBBLICITÀ

Le mani dei Cimmino sul Vomero:«Un ras girava per il quartiere in cerca di cantieri»

PUBBLICITÀ

Il clan Cimmino aveva occhi e orecchie dappertutto al Vomero. Specie quando si trattava di dover imporre il pizzo alle ditte impegnate in lavori di ristrutturazione. Nemmeno le chiese erano ‘immuni’ da questo ‘virus’. A dichiararlo l’ex capoclan e da qualche mese collaboratore di giustizia Luigi Cimmino. Dopo essere passato dall’altra parte della barricata Cimmino ha deciso di svelare ai magistrati i segreti più nascosti del gruppo del Vomero e gli affari criminali della mala collinare. Cimmino ha illustrato le modalità con cui il gruppo riusciva a sapere dove avvenivano i lavori e come poi procedere alle richieste estorsive. Mansione affidata nello specifico a due affiliati del clan, Giovanni Caruson e Vincenzo Pone.

Il ruolo di Pone e Caruson: gli occhi del clan sul Vomero

Sulla figura di quest’ultimo Cimmino ha spiegato:«Vincenzo Pone era molto legato a  Giovanni Caruson, stavano sempre insieme e, come ognuno di noi che ha sempre ‘fedelissimo’ Pone era un fedelissimo di Caruson. Pone aveva il ruolo di girare per il Vomero con la sua macchina per verificare l’eventuale apertura di cantieri edili e di lavori in corso che poi riferiva a Caruson che a sua volta riferiva a Basile e se si trattava di lavori di notevole  entità come la ristrutturazione dei palazzi storici o delle chiese, Pone insieme ad altri ragazzi si recavano personalmente sul cantiere per fermare i lavori. Aveva anche l’incarico di individuare le ditte e i recapiti delle ditte che montavano le impalcature noleggiate le quali pure erano sottoposte ad estorsione». Nulla dunque sfuggiva agli scagnozzi del clan ormai specializzatosi nelle estorsioni e nell’imposizione delle tangenti.

PUBBLICITÀ

Racket sugli ospedali, i nuovi verbali dell’ex boss Cimmino:«Un posto di lavoro costava anche 15mila euro»

Una compravendita senza soluzione di continuità. Con i clan che continuavano ad attingere a piene mani dagli ospedali di Napoli. Questa la ‘fotografia’ impietosa tracciata dall’ex boss del Vomero Luigi Cimmino in uno dei suoi ultimi verbali. Dopo aver passato in rassegna i ruoli e le mansioni dei suoi ormai ex colonnelli Cimmino ha spiegato ai magistrati della Dda cosa accadeva quando una ditta di aggiudicava un appalto all’interno delle strutture del capoluogo partenopeo. Le ultime dichiarazioni risalgono all’altro ieri, 16 maggio: una decina di pagine dedicate ai principali affari del gruppo criminale del Vomero e ai loro rapporti con gli altri clan.

I nuovi verbali di Luigi Cimmino, ex boss del Vomero

Sulla compravendita di posti di lavoro all’interno degli ospedali Cimmino ha spiegato che le ditte, oltre a versare una tangente, dovevano anche farsi carico di impiegare persone vicine al gruppo. Clan che poi poteva mettere in vendita il posto di lavoro in questione anche per 10-15mila euro:«Mi chiedete di precisare quali sono le modalità attraverso le quali si compravendono i posti di lavoro e in proposito vi dico che, normalmente, quando una ditta si aggiudica un appalto o subentra al posto di un’altra, dal momento che tutte, ma dico tutte, le ditte che lavorano presso gli ospedali pagano l’estorsione, nel momento in cui viene effettuata la richiesta estorsiva da parte del nostro clan oltre a pretendere il pagamento di somme di denaro, in genere ripartite in tre tranches, tre volte all’anno, vengono pretesi anche un certo numero di posti di lavoro, parte dei quali può essere riservata ai nostri parenti o amici, gli altri vengono invece venduti. Quando io stavo fuori, un posto di lavoro costava tra i 10mila e i 15mila euro. Tornando a Sergio D’Andrea, poiché lui è sempre a conoscenza dei posti di lavoro disponibili presso le ditte appaltatrici di lavori, fa da intermediario tra il clan, cd in particolare Andrea Basile deputato a tale incarico, rientrante sempre nelle attività ospedaliere, e l’interessato all’acquisto. In sostanza, è il clan che vende il posto di lavoro, nel senso che, una volta chiusa l’estorsione e avuti a disposizione i posti di lavoro, Basile lo comunica agli altri del clan e si decide quanti posti vendere. Il provento di tale illecita vendita dei posti di lavoro confluisce nelle casse del clan, mentre l’intermediario, come nel caso di D’Andrea o di chiunque altro del clan che procacci l’acquirente, riceve una percentuale sulla vendita del posto, pari a circa il 5%, anche se tale somma, a titolo di “regalo” non è sempre la stessa ma dipende dalle modalità della vendita».

L’articolo precedente. Camorra e ambulanze, l’ex boss vuota il sacco:«Salvati ci chiedeva di eliminare la concorrenza»

E’ un fiume in piena Luigi Cimmino, l’ex capoclan del Vomero che qualche giorno fa ha deciso di fare il ‘grande salto’ passando dalla parte dello Stato (leggi qui l’articolo). Tra le persone tirate il ballo dall’ormai ex boss c’è anche Marco Salvati, membro dell’associazione Croce di San Pio, già finito tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare che qualche mese fa scoperchiò la cupola fatta di commistioni e affari tra i clan dell’area nord per quanto riguarda la gestione degli ospedali di Napoli. Nell’ordinanza il gip scriveva che Salvati aveva «contribuito al rafforzamento e all’espansione della associazione mafiosa denominata clan Cimmino-Caiazzo-Basile versando sistematicamente nelle casse del clan, per il sostegno ai carcerati, parte dei proventi derivanti dalla propria attività». Cimmino, nei suoi primi verbali, ha ‘rafforzato’ quelle accuse spiegando come funzionava il ‘sistema’ e come sono nati i rapporti d’affari tra i vomeresi e lo stesso Salvati:

«Mi chiedete di precisare e di fornire dettagli in ordine ai rapporti intrattenuti da me e dal mio clan con gli imprenditori che ci versavano soldi dal 2013 in poi; al riguardo vi dico che con alcuni imprenditori c’era un rapporto di estorsione “pura”, nel senso che pagavano e basta, ovvero per poter lavorare tranquillamente dovevano “per forza” riconoscerci una percentuale da pagare o mese per mese o tre volte all’anno; tali erano le imprese di pulizie degli ospedali, quelli che fornivano il latte e le televisioni agli ospedali, quelli che facevano la manutenzione delle strade e dei giardini degli Ospedali e i bar. Altri imprenditori, invece, come per esempio Marco Salvati delle ambulanze, hanno cominciato a pagare a me e al mio clan una tangente, ma poi, con il tempo, siamo diventati “amici”; mi chiedete di spiegare con precisione tale concetto; vi rispondo che, per esempio. Marco Salvati quando voleva entrare nel business del trasporto ammalati o deceduti di un altro ospedale si rivolgeva a noi del clan chiedendoci di eliminare la concorrenza, o comunque ci chiedeva piaceri e favori anche lui a noi della camorra e nel frattempo ci riconosceva una percentuale».

Il ruolo di Marco Salvati e i rapporti con i Cimmino

Salvati era già finito nel mirino di precedenti inchieste della magistratura. Inoltre anche Fanpage aveva incentrato sulla sua figura il reportage ‘Croce nera’ sul monopolio delle ambulanze. Tra i loro affari il trasporto illegale dei defunti, il monopolio dei trasporti grazie alla corruzione e l’attuazione di pratiche illegali e violente. Era di 500 euro la somma che le persone erano costrette a pagare per portare via i malati dall’ospedale Cardarelli e portarli a casa, o viceversa. Nel 2005  finì in un’inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli. Al tempo Salvati gestiva la Croce Cangiani ed era accusato di far parte di un sistema di racket delle ambulanze private. Fu condannato a sei anni con pena definitiva e interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di illecita concorrenza con minacce, ricettazione e lesione personale con l’aggravante del metodo mafioso. Con il passare degli anni Salvati ha dato vita alla Croce San Pio, associazione che non ha convenzioni con il pubblico ma che si occupa del trasporto privato dei malati.

 

 

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

A Caserta rinasce il PalaMaggiò, sarà il più grande palazzetto del Sud Italia per eventi e musica

Dopo anni di incuria e preda dei vandali, il PalaMaggiò rivede finalmente la luce in fondo al tunnel. L'impianto...

Nella stessa categoria