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lunedì, Giugno 17, 2024
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SETTE CAINATE, IL PARADISO VIOLATO

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IL REPORTAGE



dall’inviato a Giugliano




IL paradiso violato. Sette Cainate rischia di trasformarsi in un’immensa pattumiera a cielo aperto. E’ la prospettiva, inquietante, che emerge dai progetti del Commissariato di Governo. Qui, infatti, nella terra più prospera e incantevole dell’Agro giuglianese, la Fibe sta realizzando l’immensa discarica per la fos. Legambiente ha accettato di accompagnarci sul posto. Raffaele Del Giudice, presidente del circolo “Gea” parla di Sette Cainate come “di un paradiso profanato”. Da un lato l’eden (vegetazione ricchissima, alberi secolari, piante da sottobosco, reperti archeologici), dall’altro l’inferno (cave abusive, cantieri estrattivi svincolati da ogni restrizione, discariche). “Qui – spiega Del Giudice – si concentrano gli interessi specifici di gruppi di potere e lobby affaristiche che vogliono trasformare il paradiso dalle enormi potenzialità di sviluppo culturale ed economico in un inferno di rifiuti”. Le cave di pozzolana, nascoste tra i pini secolari, non si contano. E’ dagli inizi degli anni ’70 che qui è iniziato il grande saccheggio. Le ruspe hanno scavato fosse di 80, finanche di 100 metri. Si sono fermate quando hanno incontrato le falde acquifere. La paura è che le “ferite” possano essere riempite tutte di rifiuti, come è spesso accaduto in altre zone del Giuglianese. Nella terra di nessuno, le felci fanno da contorno all’enorme distesa di verde. Più in là, le querce nascondono la realizzanda discarica. “Mentre protestavamo contro il cattivo funzionamento del cdr di Ponte Riccio, il Commissariato ha pensato bene di autorizzare una nuova discarica” commenta amaro Del Giudice. L’enorme “squarcio” nel terreno è celato dalle pareti in cemento prefabbricato. Ci allontaniamo. I mille sentieri di Sette Cainate scivolano tra noci, castagne, albicocche e viti. Il sapore del mosto resta impregnato sui muri dei cascinali secolari, sul selciato. Lo avverti anche se l’uva é già stata pigiata da mesi. Ovunque. Anche nei volti delle persone. “Qui si rischia troppo. Una discarica a Sette Cainate distruggerebbe tutto – dice un giovane contadino che porta avanti l’arte dei suoi avi – tutti i proprietari terrieri stanno vendendo i poderi alla Fibe: 200, 400 milioni di lire. Il mio terreno non lo lascerò mai”. Ogni tenuta (ce ne sono almeno venti enormi) porta il nome delle famiglie che si tramandano l’arte della terra. I grappoli d’uva non hanno prezzo. Conoscono soltanto il duro freddo delle rugiade d’inverno e il respiro caldo di fine estate. Poi maturano. Il vino é dietro ad ogni cascina, dentro le vecchie botti, custodito da gente di poche parole, che parla piano, la cui vita é scandita dall’alba al tramonto, dagli arnesi di un mestiere antico. “Li vede questi pini – ci dice con orgoglio un agro-tecnico – li fece piantare mio nonno: classe 1850. Sono lì da due oltre un secolo”.
Ci spostiamo all’area “storica” di Sette Cainate, dove ci sono i resti di una monumentale cisterna romana. Il Ministero per i Beni Culturali pose nel ’95 il vincolo archeologico. Eppure a cinquanta metri dal sito si fa una discarica. Dell’opera, già descritta e rilevata agli inizi degli anni ’30 dall’ispettore Onorario Giacomo Chianese, si conserva interamente la sola navata orientale. Il sopraintendente Stefano De Carlo fece risalire la struttura al I secolo d.C. Considerate le sue dimensioni si tratterebbe di “una villa rustica di notevole estensione” . Insomma, l’ultimo posto dove mettere una discarica. Quello del Giuglianese è, infatti, un ventre immondo dove si sono depositati tutti i veleni campani e non solo: le scorie tossiche, gli interessi della camorra, l’ idiozia amministrativa, la connivenza politica, lo spregio per il patrimonio archeologico e ambientale. Un crimine esemplare.

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