21.3 C
Napoli
lunedì, Maggio 6, 2024
PUBBLICITÀ

Barricati 140 sfrattati napoletani. Avevano occupato abusivamente le case di Melito. Intervengono sindaco e prefetto

PUBBLICITÀ

Seconda nottata trascorsa nella basilica del Carmine per le famiglie sfrattate dagli appartamenti di Melito (via Giulio Cesare)- dove alloggiavano abusivamente – e che dall’altra sera occupano la chiesa simbolo di tanti passaggi cruciali della storia di questa città. Il sindaco Rosa Russo Iervolino con l’assessore comunale alla protezione civile Giorgio Nugnes e l’assessore alla vivibilità della II municipalità Gianfranco Wurzburger si stanno impegnando per trovare una soluzione, ma un primo incontro, ieri mattina, con il prefetto Pansa, si è concluso con un nulla di fatto per l’impossibilità tecnica di utilizzare (com’era stato proposto) una delle caserme dell’Esercito. Gli occupanti dal canto loro si mostrano decisi a resistere a oltranza. Niente Messe, oggi, nella basilica del Carmine, mentre la celebrazione di alcuni battesimi sarà spostata nella vicina chiesa di Sant’Eligio. Sospesa anche l’attività della «mensa dei poveri» (i carmelitani ogni giorno offrono 300 pasti caldi). Scene da dopoguerra. Tra i banchi, i pulpiti e gli altari da venerdì stanno dormendo 140 persone tra cui 45 bambini (dai 15 giorni ai dodici anni) e 5 donne incinte (una delle gravidanze è a rischio) anche se il problema riguarda complessivamente 130 famiglie (il 78% delle quali napoletane). Circa sei anni fa, si insediarono abusivamente in sei palazzine di Melito che credevano di proprietà del Comune di Napoli (che valutava la possibilità di acquistarle) ma poi sono spuntati fuori i legittimi proprietari e si sono rivolti alla magistratura: di qui lo sgombero forzato e la riaffermazione della legalità. Una parte delle famiglie è riuscita a trovare ospitalità presso parenti. Altre, invece, dal 2 aprile quando c’è stato lo sgombero, sono rimaste per strada. La prima notte s’erano accampate in una piazza ad Arzano. Poi un tentativo (respinto) di occupare la basilica di Capodimonte. «Martedì sera invece siamo venuti qui per partecipare alla Messa – spiega Adele Castiello – e poi, quando il sacerdote ha avvertito i fedeli che sarebbero state chiuse le porte, io mi sono alzata ed ho detto: Padre, ci dovreste dare la vostra solidarietà». Poco dopo è arrivata la polizia, che li ha identificati. E poi è scattata con prontezza la macchina comunale. L’assessore Nugnes ha inviato i giovani della protezione civile con latte, coperte e altri viveri di prima necessità. Ieri il Comune ha fatto arrivare anche dei pasti caldi. E intanto la ricerca di una soluzione temporanea: «Le caserme sono indisponibili in quanto considerate ancora attive – spiega Giorgio Nugnes -. Alle donne incinte ho proposto un ricovero presso l’ospedale Annunziata ma non hanno accettato per stare tutti insieme, per non dividersi dagli altri nel timore che a quel punto potessero essere sgomberati». Esperita anche la possibilità di utilizzare come ricovero l’ex cinema Italia che però è dissestato, impraticabile. Ieri sera la protezione civile ha portato brandine, coperte e sacchi a pelo. I volontari hanno trascorso lì una seconda notte, con l’ausilio della Croce Rossa. «Rivolgiamo un appello all’arcivescovo, contiamo sulla Chiesa», implora la portavoce degli sfollati (solo a Napoli esistono oltre 20mila vani sfitti). La Curia per ora tace. «Colgo l’occasione – dichiara l’assessore Giorgio Nugnes – per ringraziare il cardinale Sepe per l’enorme disponibilità e per la sua attenzione nei confronti dei più deboli». E Gianfranco Wurzburger che, insieme con due carmelitani, ha trascorso la notte con i senzatetto: «Non è possibile che si butti la gente per strada senza predisporre un’alternativa».

LUISA RUSSO
Il Mattino il 06/04/08

PUBBLICITÀ


Dalla disperazione alla rabbia «Questo per noi è l’ultimo rifugio»

«Venerdì volevamo andare in piazza del Plebiscito a protestare contro Berlusconi perché ci ha ingannato con tutte quelle sciocchezze sulla mozzarella, i rifiuti, le case. Poi un bambino doveva andare in bagno e siamo entrati nella chiesa del Carmine. L’unica casa che ci poteva accogliere». È la storia dell’occupazione raccontata da Adele Castiello, leader delle famiglie di Melito. Con lei centinaia di persone, ognuno con la sua storia di dolore e sofferenza. Giuseppina Di Napoli, 54 anni, quattro figli, il più piccolo 22 anni, ha una malattia cardiaca. Il marito, idraulico, è disoccupato. «Non ho assistenza medica, non ho esenzione. Adesso non ho neppure una casa», dice Giuseppina. Racconta di una sorella disabile, sfrattata con lei. Ora è a casa di una cugina. L’occupazione sarebbe stata troppo per lei. «Non vedo futuro – aggiunge – vorrei solo la possibilità di ritirare la pensione per mia sorella. Ho perso anche quella perché non ho più una residenza. I documenti scaduti e non posso rinnovarli». C’è disperazione nei volti di tanti. Patrizia Annunziata, 47 anni, porta una mascherina. Soffre d’asma da antibiotici. Deve curarsi. Percepisce una pensione di 500 euro. Soltanto le sue cure costano 150 euro al mese. È vedova con cinque figli a carico, di cui tre con figli. Vivono tutti con lei che lavora saltuariamente. «Non potevo pagare il fitto di un appartamento. Ma sogno un futuro migliore per i miei figli. Niente di più». Che è in fondo la speranza anche di Elena Sansiviero, 31 anni. È in attesa. A luglio nascerà il suo secondo bimbo. Con lei c’è Ciro che gioca tra i banchi della chiesa del Carmine. «Ha pianto tutta la notte – racconta Elena – perché ha lasciato la sua casa. Mi chiede perché. Gli ho raccontato che stiamo aspettando una nuova casa. Che il Comune ha chiesto al prete di farci stare qua finché non finiscono i lavori della nuova casa. Ogni giorno ci inventiamo una nuova favola». Ci sono anche altre donne in attesa. Non hanno voluto andare in ospedale. Hanno scelto di stare tutti insieme per combattere quella che ritengono una battaglia giusta. Sullo sfondo della chiesa Salvatore Liguori, 25 anni e Antonella Gargiulo 20 anni, si tengono per mano. Per tutto il tempo. «Conviviamo con mia madre separata», spiega Antonella. «Ho avuto una vita difficile. Ma cambierà. Ne sono certa». È fiduciosa. «Napoli fino ad ora non mi ha offerto niente: né lavoro, né casa». Forse solo questo ragazzo che si stringe a lei e che,invece, ha perso ogni speranza. «Non cambierà mai niente. Qui si sopravvive. Vedo solo un quadro nero», dice Salvatore. «Non è vero. Dobbiamo rimboccarci le maniche – ribatte Antonella – io voglio continuare a lottare qua».

ROSANNA BORZILLO
Il Mattino il 06/04/08



«Indecoroso bivacco davanti all’altare»


Nell’ultima occupazione della Cattedrale, dell’ottobre scorso, il cardinale Crescenzio Sepe era stato molto chiaro: «Non dialogo con chi occupa i luoghi sacri». Un messaggio ripreso dai padri carmelitani nei confronti degli sfollati che soggiornano tra i banchi della Basilica. Le parole rivolte dall’Arcivescovo ai disoccupati sottintendevano il rispetto necessario e imprescindibile per le sedi del culto, prima di ogni altra forma di confronto e discussione. La chiesa non scende in campo a fianco di chi non rispetta la casa di Dio, questo il monito del cardinale ai senzalavoro. Il rispetto dei luoghi, insomma, viene prima di ogni possibile tentativo di dialogo. E i padri Carmelitani della chiesa del Carmine si pongono sulla stessa linea. L’occupazione della Basilica – dicono, in sintesi, i padri di piazza del Carmine – per quanto comprensibile, visto lo stato di disagio e di disperazione della gente che non ha più una casa, non può essere condivisibile perché offende la sacralità del luogo. Da ieri, infatti, non vengono celebrate le messe perché in chiesa si mangia, si dorme e dunque non è «decoroso e dignitoso celebrare l’Eucaristia». «L’occupazione della chiesa – aggiunge don Tonino Palmese, referente dell’associazione antimafia Libera e da sempre impegnato sui temi della legalità – ci interroga però su un duplice aspetto: la chiesa è occupata perché non c’è un altro luogo civile che prende in considerazione il grido dei poveri». La chiesa, dice ancora Palmese, «è l’unica a raccogliere il grido di disperazione e ad indirizzarlo verso una possibilità di giustizia». D’altro canto però, sottolinea il sacerdote, «è importante chiarire a queste famiglie e a ciascuna persona disperata che soltanto il dialogo è la strada giusta e che non è certo l’occupazione il luogo ed il modo per la risoluzione del problema».

ROSANNA BORZILLO
Il Mattino il 06/04/08

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Febbre alta poi il malore fatale, 13enne muore in ospedale a Benevento

Dolore e incredulità a Benevento per la morte di un ragazzino di 13 anni, avvenuta nella mattinata di ieri...

Nella stessa categoria