IL COMMENTO
Il problema dell’immigrazione non si risolve con una legge o con qualche sporadica azione umanitaria. Un vecchio proverbio cinese consiglia di non regalare del pesce a chi ha fame, ma piuttosto di insegnarlo a pescare, di insegnarlo a procurarsi da solo da mangiare. È su questa linea che dovrebbero affrontare il problema i governi dei paesi più sviluppati, mettendo la propria esperienza ed il proprio contributo al servizio dei paesi che per un motivo o per un altro non hanno potuto raggiungere nel corso dei secoli quel grado di benessere che regna nell’occidente.
La disperazione di chi paga 1000 euro per imbarcarsi su un gommone di notte senza essere sicuro nemmeno di rivedere il sole all’indomani dovrebbe dirla lunga sulle condizioni di vita in cui versano certe nazioni. In Albania per esempio, come mi spiegava un ragazzo di Tirana che lavorava in una pizzeria in un paese dell’agro aversano, se non si è ricchi si è spacciati. Tutto si compra con i soldi: un impiego statale, una pena da scontare, la libertà. Chi non possiede una condizione economica florida non ha scelta o rivolgersi alla mala vita o scappare. Lui è stato coraggioso, ha scelto la seconda strada e quando mi raccontava del viaggio notturno e degli scafisti armati di Kalashnikov, mi ha fatto capire il perché di tante cose, e soprattutto quando è facile giudicare senza conoscere davvero le realtà. È partito una sera di 3 anni fa, aveva 19 anni, oggi a soli 21 anni guadagna bene ed è già un uomo vissuto. Un uomo che ha dovuto costruirsi la sua relativa serenità scappando dalla terra che lo ha generato.
Sette Giorni