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A rischio rinvio il processo Spartacus

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Quattordici anni e dieci giorni. Tanto è il tempo che è trascorso dalla notte del Grande Blitz, da quella che fu l’operazione di maglio contro il clan dei Casalesi. Cioè, contro il clan che aveva preso con la forza le redini della potentissima Nuova Famiglia casertana e che aveva usurpato il dominio camorristico di Antonio Bardellino. L’alba del 5 dicembre 1995 fu l’avvio dell’era nuova, con l’operazione di esordio del pool della Dda di Napoli incaricato di indagare sulla mafia dei Mazzoni. Oggi, salvo sorprese, si arriverà al giro di boa. Presso la prima sezione penale della Cassazione inizieranno le discussioni dei difensori dei capi del clan, condannati all’ergastolo con sentenza conforme della seconda Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere e della Corte di Assise di appello di Napoli. Sedici condanne al carcere a vita, altre otto a pene variabili tra i trenta e gli otto anni di reclusione: è il filone principale del processo Spartacus nel quale sono imputati i capi dell’organizzazione, successori di Bardellino, che i giudici di merito hanno ritenuto colpevoli dei più gravi fatti di sangue commessi in provincia di Caserta tra gli inizi di gennaio del 1988 e la metà del 1996. A ruolo sono iscritte le posizioni di Francesco Schiavone detto Sandokan e Francesco Bidognetti detto Cicciotto ’e Mezzanotte, di Antonio Iovine e Michele Zagaria. Tre le udienze fissate per le discussioni dei difensori, che secondo il programma dovrebbero concludersi giovedì, stessa data prevista per la sentenza. Ma c’è il rischio che l’udienza di oggi possa concludersi con un niente di fatto e un rinvio a data da destinarsi. Il difensore di Luigi Diana, imputato diventato collaboratore di giustizia poco prima della sentenza di primo grado, ha presentato un’istanza di rinvio per legittimo impedimento. L’avvocato Carlo Cincotti, infatti, ha depositato la nomina a componente titolare di una sottocommissione del concorso per avvocati, che inizierà proprio oggi a Napoli e che si protrarrà per tre giorni. Una nomina ministeriale. Cincotti è l’unico difensore di Diana in quanto l’altra professionista che lo assiste, Carmen Lorusso, non è cassazionista. Sulla richiesta di rinvio sarà sentito anche il parere della Procura della Cassazione, rappresentata dal sostituto procuratore generale Mario Fraticelli. La questione sarà decisa, preliminarmente, dal collegio presieduto da Edoardo Fazzioli, del quale fanno parte anche il consigliere relatore Umberto Zampetti, Marcello Rombolà, Renato Bricchetti e Umberto Giordano. Preliminarmente gli ermellini dovranno affrontare anche un’altra questione. L’avvocato Giuseppe Valentino, relatore in commissione giustizia del Senato sul disegno di legge per il processo breve, a nome del suo assistito Enrico Martinelli (condannato all’ergastolo) ha chiesto che siano azzerati i due precedenti gradi di giudizio.


Rosaria Capacchione

Il Mattino il 15/12/09

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Il vestito nuovo del vecchio clan dai rifiuti agli investimenti nell’Est

Punto e a capo. Nuovo capitolo, nuova storia, nuovi scenari da disegnare e indagare. Se il calendario sarà rispettato, se la doppia sentenza di condanna dovesse superare anche l’esame della Suprema Corte, entro la fine di questa settimana si chiuderà uno dei capitoli più importanti della storia criminale della provincia di Caserta. Quattordici anni per ricostruire il secolo breve dei Casalesi, con la veloce e sanguinosa successione ad Antonio Bardellino. La fine di un’epoca coincide, però, solo virtualmente con la fine del processo Spartacus. Perché, in realtà, quello che i giudici di piazza Cavour dovranno rileggere tra oggi e giovedì, salvo rinvii, non è l’intero procedimento. Per ragioni di strategia dibattimentale ciò che è arrivato alla conclusione è solo lo stralcio, anche piuttosto sintetico, del processo 3615, nato nel 1993 assieme ai primi verbali di Carmine Schiavone, primo collaboratore del clan dei Casalesi. È, in sostanza, la sineddoche della repressione alla camorra imprenditrice della provincia di Caserta. In realtà il clan è qualcosa che va ben oltre le ventiquattro posizioni in discussione. Non solo omicidi, non solo estorsioni, non solo gli schieramenti in armi e la rapida successione di alleanze mutevoli. Ciò che è stato raccontato nelle oltre tremila pagine della sentenza di primo grado è la nascita di un impero che è riuscito a sopravvivere anche alla più dura repressione dello Stato. Un esercito di duemila uomini Sono quasi mille e cinquecento gli indagati nel procedimento 3615: affiliati, fiancheggiatori, colletti bianchi il cui ruolo non è stato compiutamente accertato o sul cui operato sopravvivono ombre e sospetti nonostante le sentenze. Nel Grande Blitz del 5 dicembre 1995 furono arrestate 136 persone, altrettante furono indagate a piede libero. Nel secondo troncone, che il16 ottobre del 1996 portò all’arresto di una ottantina di persone – in prevalenza imprenditori e politici di primo e secondo piano – la cifra fu doppiata. Sono quasi quattrocento gli indagati, invece, nel procedimento che va sotto il nome di «Regi Lagni» e che si è rivelato un autentico flop giudiziario: solo 17 condanne definitive. E sempre alcune centinaia gli indagati nei vari tronconi dell’inchiesta sullo scandalo Aima-Italburro-Parmalat: il filone sulle collusioni nel settore agroalimentare. Il 30 settembre del 2008, in piena emergenza stragista, vengono arrestati gli uomini (e le donne) che hanno retto il clan durante i processi: quasi 500 affiliati censiti attraverso un vero e proprio libro contabile, attivi in un periodo che arriva fino al dicembre del 2004. È l’inchiesta che va sotto il nome di Spartacus 3. La stagione delle verifiche Le conoscenze giudiziarie della Dda di Napoli, dopo oltre quindici anni di lavoro, si sono trasformate in decine di processi e sentenze definitive. Ma non è stato questo l’esito dei maxi, quei procedimenti nei quali si è affrontata l’unicità dell’organizzazione camorristica dei Casalesi. Spartacus, per esempio. In Cassazione c’è il troncone principale del primo procedimento. Quello secondario, per così dire, nel quale vengono giudicati gli imputati di associazione camorristica, è ancora fermo in appello. Il 7 gennaio, salvo ulteriori intoppi, dovrebbe iniziare. Spartacus 2, ovvero la camorra e la politica: definitive le sentenze-stralcio, concluse con numerosissime assoluzioni soprattutto dei politici (Antonio Ventre, Alfredo Pozzi, Vincenzo Cappello tanto per citare qualche nome), è ancora ferma in appello quella sul troncone principale. Tra gennaio e febbraio la sentenza. In attesa della sentenza di appello anche il processo per gli appalti Tav (il primo grado è chiuso dal 2003). I nuovi scenari E nel frattempo? Nel frattempo la camorra cresce, i nuovi capi si sostituiscono ai vecchi. C’è da fare soldi, c’è da rimpiazzare la struttura che ha gestito discariche e raccolta dei rifiuti, c’è da sfruttare la risorsa-energie. Ai vertici del clan, come era accaduto in Sicilia ai tempi del maxiprocesso di Palermo, si è già da tempo consumata una successione incruenta e intrafamiliare. Francesco Schiavone, il capo detto Sandokan, è tra gli imputati che aspettano la decisione di oggi della Cassazione. Non ha condanne definitive alle spalle, ma altri ergastoli in appello. Un eventuale annullamento del processo cambierebbe poco nella sua posizione detentiva, molto gli farebbe guadagnare in prestigio. A lui e al figlio Nicola, che indagini recenti indicano a capo del cartello casalese al pari con i due capi latitanti, Michele Zagaria e Antonio Iovine. Nicola Schiavone, dicono gli investigatori, è l’uomo nuovo, il capo proiettato verso i paesi dell’Est. Quale il testimone che gli è stato passato?


Rosaria Capacchione

Il Mattino il 15/12/09

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