PUBBLICITÀ
HomeRassegna StampaVilla Ammaturo: via i boss ma la burocrazia blocca l'utilizzo

Villa Ammaturo: via i boss ma la burocrazia blocca l’utilizzo

PUBBLICITÀ

Dalla confisca al riutilizzo sociale. Sembra facile. Ma è molto peggio di un percorso a ostacoli mettere a frutto i beni sottratti alla camorra. Succede nel complesso immobiliare sulla Circumvallazione esterna intitolato ad Antonio Ammaturo, il capo della Mobile di Napoli ucciso con l’agente Pasquale Paola nell’82. Succede per un progetto sperimentale, riconosciuto a livello europeo, per il recupero dei disabili lievi: un intoppo burocratico dopo l’altro e da due anni la struttura è senza autorizzazione. L’edificio era del boss Francesco Rea, confiscato, assegnato al Comune e gestito dal Consorzio Sole, infine una parte assegnata alla guardia di finanza per la caserma, un’altra con bando alla fondazione Marotta, senza scopo di lucro, per le terapie ai disabili. Struttura aperta, attrezzata, ma inattiva. Possibile? Certo, a Giugliano, terra di scempi e abusi con la regia della camorra passati inosservati per decenni, pare che in questo caso alla burocrazia non sfugga un capello, sebbene si tratti di un’opera nel nome della legalità. E così per una struttura di valore anche scientifico e senza fini di lucro è cominciato un inquietante balletto di competenze. Le attività della fondazione Marotta erano partite ad aprile con il coordinamento del presidente, Giovanni Del Rio, preside della facoltà di Medicina della seconda università di Napoli. Il Comune si era affidato alla fondazione anche per l’assistenza a 30 disabili. Sebbene l’iter autorizzativo fosse incompleto. Tanto è vero che i responsabili della fondazione vengono invitati puntualmente in uno dei due uffici competenti, uno tecnico e l’altro amministrativo. Una volta manca un certificato, un’altra volta l’autorizzazione, un’altra volta senza un certo documento non si può fare nulla. Del Rio, che venerdì era andato al Comune convinto di avere completato il suo calvario, è stato sull’orlo di una crisi di nervi davanti all’ennesima richiesta. Ma perché si scopre ogni volta che serve un nuovo documento? Ogni volta è come se il Comune chiedesse qualcosa a se stesso, visto che è proprietario. Avanti senza soluzione. Possibile che all’ultimo momento manchi sempre qualcosa? Concessionari in giro a vuoto da un ufficio all’altro. Al Comune i rappresentanti della fondazione si sono sentiti rispondere che per avere l’autorizzazione serve il certificato di agibilità. Ecco il nodo: il Comune richiede alla Provincia un attestato di fine lavori e alla fondazione una documentazione del genio civile, ma che dovrebbe essere chiesta dal proprietario, cioé lo stesso Comune. Un pasticciaccio. Da novembre alla fondazione sono state sospese le attività. Il centro diurno per disabili, a ridosso dell’ex villa bunker di Rea, resta aperto solo per i figli, sei in tutto, dei soci della fondazione con il rischio che da un momento all’altro arrivino i vigili a sequestrare l’edificio del loro stesso Comune. «Sto cercando di venire a capo della vicenda – dice il sindaco Giovanni Pianese –. Constato amaramente che il Consorzio Sole non ha risposto all’invito di un incontro, che ho chiesto da tempo. È intollerabile che il Comune, proprietario della struttura, non ne abbia la disponibilità ma che venga messa a disposizione di cooperative non di Giugliano».

Il Mattino il 19/01/10

PUBBLICITÀ


«Basta con gli ostacoli manderemno qualcuno per capire cosa sta accadendo»

«Manderemo un funzionario al Comune per capire cosa sta succedendo»: Lucia Rea, direttore del Consorzio Sole che gestisce i beni confiscati non perde tempo. «Bisognerebbe sempre snellire la burocrazia e, nel caso di Giugliano, osserviamo che a complicare tutto manca anche una base di buoni rapporti tra le parti», dice Rea. «Noi comunque stiamo facendo del nostro meglio per capirne qualcosa in più – continua -. Finora avevamo preferito rimanerne fuori per evitare di interferire nelle questioni burocratiche di un ente locale, ma davanti a questi ritardi ho dovuto incaricare un mio funzionario molto esperto di queste questioni. Andrà al Comune a verificare cosa sta succedendo». In pratica, è caccia alle responsabilità. «Non si tratta di una fase ispettiva, certo, ma il nostro regolamento è molto rigido proprio nell’interesse dei fini sociali delle strutture confiscate. Aspetto la relazione del mio funzionario che stabilirà di chi sono le responsabilità di questi ritardi. Verificheremo con attenzione di chi sono le mancanze e cercheremo di aggirare gli ostacoli. Per il momento, ritengo che le colpe di questa impasse siano equamente divise tra Comune e fondazione Marotta». Di ritardo in ritardo. Al Consorzio Sole sono alle prese anche con l’archiviazione del progetto del tribunale nell’ex concessionaria di automobili. Non ci sono fondi, ma si attende il «no» ufficiale prima di poter destinare ad altri scopi gli spazi. «Abbiamo sollecitato un nuovo incontro a Roma per capire a quali progetti dare la priorità ed evitare di perdere altro tempo», conclude Lucia Rea.

Il Mattino il 19/01/10



Tribunale, università e Asl: i progetti soltanto sulla carta


Svanita l’ipotesi tribunale, in attesa dei fondi per l’Università e per la sede della direzione generale dell’Asl: molti dei progetti per il riutilizzo dei beni confiscati restano sulla carta o faticano a concretizzarsi. Colpa della burocrazia e della carenza di fondi. Nel napoletano il parco Ammaturo di Giugliano, 35mila metri quadrati sulla Circumvallazione esterna, sono l’esempio in positivo del riutilizzo dei beni confiscati ai clan e, solo per essere stati in qualche modo destinati, almeno sulla carta, non rischiano di finire nella lista di quelli che verrebbero destinati all’asta. Molti locali, però, sono ancora vuoti in attesa della definizione dei progetti e finora l’unica struttura che funziona a pieno regime è la caserma della guardia di finanza, inaugurata nel 2006 dall’allora ministro Amato. In ballo ci sono diverse ipotesi che potrebbero essere realizzate assieme o una in alternativa ad un altra. È questione di soldi e di spazi. Se non si archivia definitivamente il progetto del tribunale con annessa Procura, non si riesce a stabilire la destinazione degli immobili. Si lavora su più fronti: c’è già un’intesa con la Parthenope per un corso di laurea in Scienze Motorie e il progetto per due specializzazioni della Seconda Università per terapista occupazionale ed educatore sanitario, che potrebbero trovare nel Pon una parte dei fondi per la ristrutturazione dei locali. In diciotto appartamenti accanto alla caserma delle fiamme gialle e nell’ex concessionaria di automobili, potrebbe essere ospitata, invece, la direzione generale dell’Asl 2, che lascerebbe Monteruscello. È la più recente delle ipotesi, ma restano da trovare le risorse per far partire i cantieri. Sarebbero necessari oltre tre milioni di euro. Di ufficiale finora c’è solo la disponibilità del Comune a valutare l’ipotesi. Di questo progetto si parla in alternativa al Palazzo di Giustizia che, secondo un patto siglato con l’allora ministro Mastella e Bassolino con il Comune di Giugliano a luglio 2007 – sarebbe dovuto sorgere nell’ex concessionaria di automobili (tribunale) e nelle palazzine di fronte (Procura). Finora, però, nonostante gli appelli delle amministrazioni che si sono succedute dalla sua istituzione nel ’99, il progetto non ha mai trovato fondi pubblici.

Il Mattino il 19/01/10



«Invece di aiutarci chiedono di tutto»

Fabio Jouakim Giovanni Del Rio, preside di Medicina alla Sun e presidente della fondazione Marotta, è genitore di un 43enne disabile. Anche per questo l’amarezza cresce, quando si parla della villa confiscata alla camorra e intitolata ad Antonio Ammaturo che ospita il centro. «Abbiamo fatto un piacere al Comune di Giugliano, questa struttura l’abbiamo creata noi. Abbiamo impedito che venisse abbandonata. E invece…». E invece? «Guardi cosa ci chiedono adesso: un certificato che mostri l’avvenuta presentazione all’ex genio civile di iscrizione al catasto dell’immobile. Noi siamo assegnatari in comodato d’uso, proprietari e gestori sono enti pubblici: cosa ne sappiamo di tutte queste informazioni?». È l’unico documento che vi hanno chiesto per ottenere l’autorizzazione all’attività? «Magari. Abbiamo presentato i certificati di agibilità, di fine lavori, della regolarità dell’impianto elettrico, mentre per la prevenzione incendi aspettiamo i vigili del fuoco. E poi ci hanno chiesto anche la certificazione riguardante l’inquinamento acustico e in atmosfera». In attesa delle autorizzazioni all’esercizio dell’attività, quanti disabili di tipo medio-lieve ospitavate fino alla sospensione? «All’inizio cinque-sei, i figli degli associati. Poi il Comune ci ha chiesto di ospitare 28 ragazzi al giorno, provenienti da altre strutture di Giugliano e Marano. Da noi facevano piscina, un’ora di ballo latinoamericano al giorno, corsi di personal computer, qualcuno – non avendolo fatto prima – aveva cominciato un percorso di alfabetizzazione. Il laboratorio di ceramica no: lo hanno chiesto loro, venivano tutti da strutture dove si faceva solo quello. Non siamo imprenditori che cercano il lucro, abbiamo investito tutto ciò che ci hanno dato». Il prossimo passaggio? «Ho chiesto al collega Michele Di Natale, preside di Ingegneria della Seconda università, di darmi una mano a individuare una strada per sbloccare la situazione. Se non andrà bene, porteremo il problema a livello nazionale». Eppure si parla di un bene confiscato alla camorra, destinato a usi sociali. «Una cooperativa di tipo B dovrebbe essere facilitata, se la struttura viene utilizzata per fini sociali. Altroché: qui è come se fossimo degli abusivi…».

Il Mattino il 19/01/10

PUBBLICITÀ