«Non ho mai ricevuto né minacce né intimidazioni da parte dei clan. Sono stato lontano da questo territorio per oltre dieci anni e non ho mai avuto nulla a che fare con faccendieri o con malavitosi». Nega ogni cosa Donato Marrazzo, che dallo scorso settembre è assessore con delega all’Ambiente per il comune di Qualiano. L’assessore, che nel periodo al quale fanno riferimento le indagini era titolare di un distributore di benzina oltre che della carica di consigliere comunale, sostiene di non conoscere le persone oggi arrestate e che mai nessuno lo avrebbe avvicinato presentandosi per conto del clan locale. Marrazzo sottolinea inoltre di aver vissuto lontano dai fatti che riguardano il territorio per circa un decennio. «La mia esperienza politica risale all’inizio degli anni novanta. Sono partito da qui, dal mio paese ma poi ho lasciato Qualiano per andare in Provincia dove ho ricoperto la carica di consigliere». Solamente nel maggio del 2008 Donato Marrazzo si ricandida in occasione delle elezioni comunali e vince. Consigliere in quota Pdl, entra a far parte della rosa di assessori nel settembre del 2009. È il sindaco Salvatore Onofaro a volerlo nella sua squadra per le competenze mostrate in precedenza in materia ambientale. «Non capisco perché vogliano farmi passare per vittima di estorsioni o minacce – prosegue l’assessore – Da quanto apprendo non risulta neppure che io abbia mai versato un solo centesimo ai clan, perché dovrei negare se fossi vittima?» insiste Marrazzo. Infine l’assessore all’Ambiente ammette: «Sì, è vero, ho avuto un distributore di benzina, in via Santa Maria a Cubito, poi l’ho chiuso e mi sono dedicato al mio impegno in politica. Ma mai nessuno ha provato ad estorcermi denaro. Se così fosse stato, avrei certamente denunciato l’accaduto alle forze dell’ordine». (Il Mattino – Monica d’Ambrosio – 12/02/2010)
I fatti di cronaca – l’articolo del Mattino. Concorso in tentato omicidio, e in estorsione aggravata ai danni di un assessore comunale, titolare di un distributore Agip. I figli e il fratello del defunto boss Nicola Pianese, Nicola «’o piccirillo» 21 anni e Caterina di 25, assieme allo zio Salvatore di 49 anni, raggiungono in carcere Luigi Iuffredo, 26 anni, Vincenzo Guadagno, 29 anni, Alfonso Formisano di 30 e Luigi Murolo di 25 anni. Secondo l’accusa, i sette indagati avrebbero organizzato la spedizione di morte nei confronti di Michele D’Alterio, ritenuto dagli uomini del clan responsabile dei due attentati avvenuti a distanza di poche settimane l’uno dall’altro ed entrambi falliti, nei confronti di Fortuna Iovinelli Raffaella D’Alterio detta «’a muciona», quest’ultima a capo di uno dei due clan che esercita il proprio predominio sul territorio. Sempre secondo le indagini, coordinate dal pm Gloria Sanseverino e condotte dai carabinieri della compagnia di Giugliano, l’associazione criminale avrebbe preteso una tangente di 10mila euro da un consigliere comunale del Pdl (oggi assessore) anche titolare di un distributore Agip in via Santa Maria a Cubito, denaro che nonostante i ripetuti tentativi non sarebbe mai stato riscosso dal clan. È il febbraio del 2009, sono passate poche settimane dal fallito agguato nei confronti di Raffaella D’Alterio. Una controffensiva è prevedibile. Grazie a una serie di cimici piazzate nell’auto di Murolo, i carabinieri sventano in poche ore una spedizione studiata da settimane. «Dammi la macchina, dammi la persona che porta la macchina e mi devi dare solo la pistola», a premere il grilletto sarebbe stato Formisano, Guadagno avrebbe fatto d’autista, Formisano, Murolo e Iuffredo a bordo di un’altra auto avrebbero scortato i killer, i figli e il fratello del boss avrebbero organizzato e armato il gruppo criminale, ma i carabinieri sventano l’omicidio. Dopo qualche settimana, quattro dei sette responsabili furono arrestati ma le indagini sono andate avanti e si sono avvalse anche della collaborazione di un pentito. Salvatore e Nicola Raffaele Pianese assieme a Luigi Iuffredo e Luigi Murolo sono accusati anche di estorsione. Più volte gli accusati avrebbero avvicinato nello stesso periodo l’allora consigliere comunale Donato Marrazzo, anche titolare di un distributore Agip in fase di chiusura. Il clan lo avrebbe avvicinato pretendendo 10mila euro, denaro che Marrazzo non avrebbe mai consegnato agli uomini della «muciona» e che oggi nega gli sia mai stato chiesto.(Il Mattino – Monica d’Ambrosio – 12/02/2010)