Esiste ma nessuno lo dice, pesa sulla campagna elettorale ma si fa finta di nulla. Poco importa se il caso Tommasino è troppo recente e grave per essere dimenticato, e se Stefano Caldoro si affretta ad allontanare il suo nome da quello dell’ingombrante Roberto Conte, e se Angelo Brancaccio ha puntato sul low profile rinunciando alla candidatura alla Regione per andare a misurarsi, invece, nella sua Orta di Atella.
A Villa Literno non si vota ma di Villa Literno si discute: oggi, per esempio, a Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, dove i giudici Barbagallo, Garofoli, Montedoro, Giovagnoli e Taormina esamineranno il ricorso della Presidenza della Repubblica avverso il reintegro del consiglio comunale sciolto ad aprile del 2009 per infiltrazioni camorristiche.
Si dirà: ma in quel comune non è previsto il voto amministrativo. È vero, ma è vero anche che a determinare quello scioglimento era stata la non limpida posizione del sindaco Enrico Fabozzi così come delineata dalla relazione del prefetto Ezio Monaco, nella quale c’è anche un capitolo dedicato a un appalto, quello per i lavori di ampliamento del cimitero, vinto dalla stessa ditta, la Mastrominico, che negli atti dell’inchiesta della Procura di Firenze viene indicata come vicina al clan dei Casalesi.
Ebbene, lo stesso Fabozzi è uno dei candidati al consiglio regionale in quota Pd. Situazione nota sin dal 15 gennaio, data della passata udienza conclusa con il rinvio della discussione, alla quale, in nome di innegabili principi di garanzia, le segreterie provinciale e regionale del partito preferiscono non fare neppure cenno.
Orta di Atella. Sarà per questo, per via della garanzia di innocenza fino a sentenza passata in giudicato, che non c’è traccia, nei comunicati, neppure del caso Orta di Atella dove, due anni dopo l’arresto, torna in campo Angelo Brancaccio, consigliere regionale uscente, trasmigrato dai Ds all’Udeur, di cui ora è coordinatore provinciale.
Non concorre per il nuovo consiglio regionale ma si «accontenta» della candidatura a sindaco e a consigliere provinciale. Eppure i suoi guai giudiziari (l’accusa di concussione e di peculato) gli derivano proprio dalla carica di primo cittadino ricoperta fino al 2005 e alla pianificazione edilizia e urbanistica del comune atellano. Per altro, ricordano negli ambienti investigativi napoletani, l’inchiesta era una derivazione di un’indagine della Dda nella quale emergevano i rapporti tra l’amministrazione comunale e il clan dei Casalesi. Per questa ragione il Comune era stato commissariato in virtù della normativa antimafia.
San Cipriano d’Aversa. Assieme a Casal di Principe e Castelvolturno, ha le liste più «pericolose» della regione. Il Comune di San Cipriano è reduce da uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche e da un successivo reintegro a opera del Tar. Tra i candidati sindaci c’è Enrico Martinelli, stesso primo cittadino colpito dalla sanzione del ministro dell’Interno e poi riammesso. Tre le liste presentate. A Martinelli si oppone Giacomo Caterino, coinvolto nell’inchiesta sulla gestione del settore urbanistico della Provincia di Caserta.
Lusciano-Parete. Spiegano alla Dda: se cercate tracce degli ultimi bidognettiani, è in questi due comuni che dovete scavare. Niente voto per il consiglio comunale ma la circoscrizione esprime i suoi rappresentanti alla Provincia. Tra i candidati c’è chi è stato già coinvolto, sia pur marginalmente, in alcune inchieste sia sul reinvestimento dei beni di Bidognetti, sia sul traffico dei rifiuti.
Castellammare. La storia di Gino Tommasino, dicevamo in premessa, pesa e si fa sentire. Ricordate? Lui era stato consigliere del Partito Democratico, il suo assassino – un killer di camorra – era iscritto allo stesso partito. Il caso che ne seguì riguardò non soltanto le relazioni pericolose di chi fa politiche nelle aree ad altissima concentrazione camorristica ma anche la permeabilità delle sezioni dei partiti, con gli scarsissimi controlli sugli iscritti.
Se ne sta riparlando in questi giorni, a proposito del numero considerevole di candidati. La radiografia dei partecipanti alla consultazione è stata delegata alle forze dell’ordine, che nei prossimi giorni trasmetteranno l’informativa alla Dda di Napoli.
Rosaria Capacchione
Il Mattino il 02/03/10