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Claudio, le risposte che non diamo

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IL COMMENTO




Giuseppe Montesano





Andava a divertirsi, Claudio? In discoteca, a tirar tardi, a perdere tempo come spetta di diritto a chi ha ventidue anni e tutta la vita davanti a sé? Ho pochissima voglia di saperlo, questa volta. Mi vengono in mente le volte che ho fatto mattina con gli amici, seduti in macchina per ore a decidere: dove andiamo, stasera? E quelle chiacchiere sconnesse, quel condividere i minuti che scorrono e non te ne importa niente, perché pensi che hai la notte davanti e la vita intera da bere a lunghe sorsate: quanto vale quel tempo perso nel quale ci si cerca, e si cresce incontrando la vita a caso, a ogni angolo di strada? E ora questo ragazzo di ventidue anni di tempo non ne avrà più, mai più: no, la voglia di sapere e di scavare è veramente poca, eppure non posso farne a meno.
La scena, fissata in pochi secondi, è facile da spettacolarizzare: la telefonata di Claudio, il colpo di pistola, la sbandata sull’asfalto bagnato, lo schianto, l’amico che accorre e prova a spiegare l’inspiegabile: ma l’insensatezza non diminuisce di una briciola, e anzi il senso di irrealtà cresce ogni volta che ci pensi. Eppure bisogna confessare una cosa: la morte di Claudio somiglia fin troppo a tante altre morti. Per una macchina, per un motorino, per un cellulare, per i quattro soldi di una pensione, per cinquanta euro, per cos’altro deve toccare a un ragazzo o a chiunque di noi morire senza nemmeno aver capito che cosa ha fatto? Una rabbia senza nessun altro sbocco che la violenza ha mosso i due assassini di Claudio, come ha mosso troppi altri gesti privi persino di una «ragione» criminale. E questa rabbiosa violenza sembra comunicare, nel suo modo afasico, un messaggio terribile: «Io non ti ammazzo per difendermi, non ti ammazzo per rapinarti, non ti ammazzo per un qualsiasi motivo: no, io ti ammazzo perché tu non devi respirare più, perché in qualche modo ti odio senza conoscerti, perché sei per me un pezzo di materia, un’ombra, un niente».



IL MATTINO 10 DICEMBRE 2003

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