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giovedì, Aprile 25, 2024
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«Guadagno 200mila euro all’anno, mi piace»: escort a soli 23 anni

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«Il gusto del proibito mi eccita: mi piace essere la trasgressione di uomini facoltosi che pagano un sacco di soldi per passare del tempo con me. Sono un lusso, una cosa bella e costosissima, un regalo solo per pochi eletti. Nell’ultimo anno ho guadagnato più di 200mila euro, se voglio una cosa me la compro. Tra pochi giorni mi arriverà un’automobile cabriolet da 40mila euro, con quale altra professione potrei permettermi questo tenore di vita? Lavoro in tutta Italia, faccio dei tour da nord a sud, per incontrarmi ci sono uomini che mi chiamano anche con una settimana d’anticipo. Per un’ora chiedo 600 euro». A parlare, intervistata da Radio Cusano – intervista riportata anche da Huffington Post -, è una ragazza di appena 23 anni, professione “escort”. E’ al suo ultimo anno di università, sta per laurearsi in economia. Gli studi se li paga da sola, così come tutto il resto. Ci riesce solo grazie al suo lavoro segreto.

Cominciò a fare l’escort per gioco, poi è diventato un lavoro vero e proprio

Segreto, sì. Lo dice chiaramente, spiegando che ai genitori non hai mai rivelato la verità. «Io sono felice del mio lavoro, non me ne vergogno, ma capisco che davanti ai genitori si faccia un passo indietro. Se mio padre o mia madre sapessero quello che faccio, non so se ce la farei ad andare avanti. Non sopporterei le loro critiche, il loro giudizio. Non capirebbero che questo per me è un lavoro come un altro. A loro ho detto che faccio la segretaria part time in uno studio di avvocati». Un lavoro come un altro, certo non le si può contestare nulla: così è. In Italia, ad oggi, però, è un lavoro illegale. La giovanissima escort racconta di aver cominciato per gioco, assieme ad un’amica. «Dopo poche ore è arrivata la prima telefonata. Siamo andate in coppia, non sapevamo nemmeno quanto chiedere. Alla fine abbiamo preso 200 euro per due ore in due. Praticamente niente. Per lei l’esperienza fu traumatica, ha smesso subito. Per me non più di tanto. Così ho continuato. Per mettere dei soldi da parte, essere indipendente, pagarmi gli studi senza pesare sulla mia famiglia».

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