MARANO. «Mi riapproprio di un pezzo della mia vita, anche se non potrò dimenticare mai le sofferenze per l’infamia di quelle accuse così gravi». Il volto disteso, finalmente. Il sindaco Mauro Bertini commenta a caldo l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” nel processo che lo vedeva imputato con l’accusa di tentata corruzione. Il procedimento, come si ricorderà, aveva preso avvio dalle accuse di un pentito che sosteneva che il primo cittadino di Marano fosse organico alla camorra. Dopo anni di indagini della Procura Antimafia, l’accusa fu derubricata poiché nel corso dell’attività investigativa gli inquirenti avevano accertato l’estraneità alle attività malavitose dei clan da parte di Bertini. Era rimasta in piedi l’accusa di tentata corruzione a carico del sindaco perché si sospettavano interessi finanziari legati al ruolo amministrativo nell’ambito di un rapporto che Bertini aveva con un imprenditore locale in una vicenda di prestiti per l’attività di artigiano che conduce. Ora, dopo il lungo dibattimento, il giudice Viparelli ha emesso la sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste. A dire il vero, il castello accusatorio era andato gradualmente smantellandosi, al punto che lo stesso pubblico ministero aveva formulato la richiesta di assoluzione. «Non ho avuto nemmeno la soddisfazione di sentire pronunciare l’assoluzione dal giudice – ironizza Bertini – dopo le richieste delle parti, infatti, il giudice si è ritirato in camera di consiglio. Siamo andati a prendere un caffè, sicuri che ci sarebbero volute almeno un paio di ore. Al ritorno, invece, era già cominciata un’udienza successiva. Al punto che il giudice, vedendo che aspettavo che finisse anche quel dibattimento, ha interrotto l’udienza e ha detto “Bertini, io la sua sentenza l’ho pronunciata, purtroppo lei non c’era. Comunque è stato assolto perché il fatto non sussiste”. Vabbè, non per questo mi farò processare di nuovo, farò volentieri a meno di questo piacere…».
di ANTIMO SCOTTO – ufficio stampa Comune Marano
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