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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Raffica di arresti: indagati Cosentino e Cesaro

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Complessivamente sono state arrestate 57 persone nell’ambito di un’operazione anticamorra contro il clan dei Casalesi: 52 indagati sono stati rinchiusi in carcere, altri 5 sono stati condotti agli arresti domiciliari. Una 58esima ordinanza e’ stata consegnata al parlamentare del Pdl Nicola Cosentino, sul cui arresto dovra’ decidere la Camera dei deputati, cui l’ex sottosegretario appartiene.
Sequestrati beni per oltre 100 mln di euro sono stati sequestrati su ordine dei pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, dei carbinieri del Comando provinciale di Caserta e del centro Dia di Napoli nell’ambito dell’operazione che ha portato all’arresto di 57 persone coinvolte in un’indagine sul clan dei Casalesi gruppo Bidognetti e gruppo Schiavone.


Sono 57 i provvedimenti di custodia cautelare
eseguiti nell’ambito dell’inchiesta “Il principe e la (Scheda) ballerina” sui condizionamenti alla vita economica e politica nel casertano in cui e’ coinvolto il deputato del Pdl Nicola Cosentino. Di questi, 52 sono provvedimenti per il carcere e 5 con il beneficio dei domiciliari. Le accuse agli arrestati vanno da quella di associazione a delinquere di stampo mafioso, a quelle di estorsione, voto di scambio, concussione elettorale, truffa, abuso d’ufficio, riciclaggio e reimpiego di capitali di illecita provenienza. Tre i filoni di indagine che si sono intrecciati nel tempo, il primo legato al ‘governo’ del ciclo del calcestruzzo da parte del clan dei Casalesi; un altro relativo al condizionamento da parte della camorra delle elezioni politiche e amministrative tra 2007 e 2010 a Casal di Principe; ed infine quello legato alla nascita annunciata e poi mai avvenuta del centro commerciale “Il Principe” a Villa Briano, nel quale, oltre a Cosentino, sono coinvolti 3 funzionari Unicredit. In carcere infatti tre ‘colletti bianchi’ Andrea Pierpaolo Maccio’, dell’area finanziamenti di Roma Tiburtina; Alfredo Protino, direttore responsabile area Centro Sud; e Cristofaro Zara responsabile della filiale Roma Tiburtina. Sono stati loro tre, dicono i pm, su pressioni di Cosentino, a concedere una apertura di credito di 5,6 milioni euro all’imprenditore Nicola Di Caterino, titolare della societa’ che avrebbe dovuto acquisire i terreni per la costruzione del centro di commerciale e considerato organico al clan.

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Elezioni truccatea
I pm hanno individuato tre sistemi usati per manipolare il voto. Uno prevedeva la duplicazione delle schede elettorali di persone disabili, sorvegliati speciali o malati di mente; ai seggi si presentavano cosi’ persone con documenti falsi e con la scheda elettorale duplicata, e votavano il candidato della camorra. Un’altro era quello del pagamento all’elettore del suo voto con ‘tariffe’ da 50 a 100 euro ma anche posti di lavoro. Infine, il piu’ sofisticato, quello della scheda ballerina, con la complicita’ di apparati comunali; si rubava cioe’ una scheda firmata, l’elettore ‘condizionato’ dal clan votava con quella e portava all’uomo di fiducia della camorra la sua scheda firmata che veniva poi utilizzata da un altro elettore che a sua volta ne riportava indietro un’altra.
Nel 2007, in particolare, grazie a falsi documenti procurati con la complicita’ di dipendenti comunali, esponenti del clan dei casalesi si sostituirono a certe tipologie di iscritti – come i malati di mente, persone molto anziane, che vivevano lontano dal comune o appartenenti ai testimoni di Geova che, per scelta, non esercitano il diritto di voto – depositando le schede elettorali al loro posto. In occasione della tornata elettorale del 2010, si sono registrati, secondo la Procura, ”intimidazioni, corruzioni, indebite pressioni, brogli” e, in un caso, addirittura minacce di morte: il boss Demetrio Corvino, armato di pistola, obbligo’ un uomo a salire in auto e lo minaccio’, dicendogli che se suo fratello non avesse smesso di parlare con una giornalista, gli avrebbe fatto del male. Sempre nel 2010, venne utilizzato il meccanismo della scheda ballerina, che ha dato il nome all’operazione: i sostenitori del candidato a sindaco Antonio Corvino, dovevano portare all’esterno dei seggi una scheda elettorale in bianco che, dopo essere stata contrassegnata con il voto di preferenza, veniva consegnata a un altro elettore, il quale la inseriva nell’urna. Quest’ultimo, a sua volta, portava fuori dal seggio la scheda da votare che gli era stata legittimamente consegnata dagli addetti alle sezioni per l’esercizio del voto, reiterando il meccanismo.

Indagato anche Cesaro. Il coinvolgimento del presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro nell’inchiesta contro le infiltrazioni del clan dei Casalesi, e’ relativo al maxi finanziamento per la costruzione del centro commerciale ”Il principe”. Il presidente della Provincia di Napoli, secondo l’accusa, accompagno’ Cosentino a Roma per sollecitare i vertici di Unicredit a concedere il credito, peraltro garantito da una falsa fidejussione.

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