GIUGLIANO. L’ultimo bacio alla bara del suo Tony — «eroe della pace e dell’amore», come ha detto il vescovo — la mamma, Pompea, lo ha dato allo scambio del segno della pace: ha pregato in chiesa per quel suo figlio ucciso a migliaia di chilometri di distanza. Ieri ha avuto la solidarietà del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e del presidente della Camera, Pierferdinando Casini, presenti nella chiesa di San Luca a Varcaturo di Giugliano per i funerali di Antonio Amato, lo chef ucciso in Arabia Saudita. Ma non c’erano solo le autorità nella chiesa di San Luca, completamente gremita ma anche tanta gente comune, amici della vittima, lavoratori, cuochi (a cominciare da Gianfranco Vissani), studenti. In chiesa il presidente del Consiglio è arrivato alle 16,45. Ha stretto la mano al papà di Antonio, Benedetto, alla mamma, Pompea, al fratello Fabio e alla sorella Ilenia che sulle spalle del premier si è sciolta in un pianto disperato. A rappresentare la regione il governatore Antonio Bassolino, accanto al sindaco di Giugliano, Francesco Taglialatela. Commovente la poesia letta dalla madre di Antonio, Pompea al termine del rito funebre: «si può anche amare il proprio dolore e anche il pianto può essere dolce». Duro il tono, invece, usato dal vescovo di Aversa, monsignor Mario Milano, durante l’omelia. Ha parlato di Antonio come di un eroe ma ha chiesto ai giovani di mobilitarsi, di essere concreti nel combattere la violenza, il terrorismo, ogni sorta di sopraffazione. Una morte brutale, «senza giustificazione», ha aggiunto il prelato. Al termine del rito la bara è stata portata a spalla da una delegazione di cuochi e di amici. Fuori dalla chiesa centinaia di persone hanno salutato con un lungo applauso l’uscita del feretro.
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